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Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

32-21 Agosto 20, 1933 Come la Divina Maestà s’inclina verso la creatura quando la vede disposta a fare un’atto di sua Volontà. Differenza che passa tra chi vive nella Divina Volontà, come resta impastata nel Fiat.

La Divina Volontà - Libro 32°

32-21 Agosto 20, 1933 Come la Divina Maestà s’inclina verso la creatura quando la vede disposta a fare un’atto di sua Volontà. Differenza che passa tra chi vive nella Divina Volontà, come resta impastata nel Fiat.
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(1) La mia povera mente continua a valicare il mare del Fiat, mi pare che sto sempre dentro, ma abbracciarlo tutto non mi è dato, sono troppo piccola, incapace, e mentre cammino, oh! quanto mi resta a camminare ed a comprendere, tutta l’eternità non sarà sufficiente a valicarlo tutto, ma mentre la mia mente si sperdeva nella sua immensità, il mio amato Bene Gesù, sorprendendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, certo che tutta l’eternità non ti basterà a valicare l’immenso mare del mio Volere, molto meno però le poche ore della tua vita, ti basta starci dentro per renderti felice e sii tutta attenta a prendere le goccioline che la tua piccola capacità può prendere. Perché tu devi sapere ch’è tanto il nostro contento quando vediamo la nostra creatura che sta dentro il nostro mare del Fiat, e che vuole più comprendere e racchiudere in sé un’altra sua conoscenza per poter formare un’atto in più di vita di nostra Volontà, che la nostra adorabile Maestà s’inchina fin nel basso della creatura, e toccando con le nostre mani creatrici la sua piccola intelligenza, la rendiamo capace, e con la nostra potenza formiamo lo spazio dove deve racchiudere il nuovo atto della nostra Volontà, perché non vi è atto più grande, che più ci glorifica e ci ama, d’un atto compiuto di nostra Volontà nella creatura, tanto che i cieli si abbassano, la Creazione tutta s’inclina ed adorano la mia Volontà compiuta nella piccola creatura. Essa stessa, che invade tutto e non vi è punto dove non si trova, chiama tutto, cielo e terra a fare onore agli atti suoi compiuti nella piccolezza umana”.

(3) Onde seguivo a pensare alla Divina Volontà, e pensavo tra me: “Ma quale differenza passa tra chi fa la Divina Volontà e tra chi vive in Essa?” Ed il mio amabile Gesù ha soggiunto tutto bontà:

(4) “Figlia mia, c’è gran differenza tra l’una e l’altra, chi vive nella mia Divina Volontà possiede la Vita di Essa e riceve vita continua da Dio per conservare, alimentare e far crescere questa Vita della mia Volontà nella creatura, Vita possiede e Vita riceve. Invece chi fa la mia Divina Volontà riceve gli effetti di Essa, e tra la Vita e gli effetti c’è tale distanza, che non vi è paragone che regge. Non vi è differenza tra la vita e l’opera? La vita palpita, pensa, parla, ama, cammina e ripete quante volte vuole ciò che possiede come vita, invece l’opera, essendo effetto della vita, non palpita, non pensa, non parla, non ama, non cammina, né essa stessa è capace di ripetersi, e può darsi che la stessa opera col tempo si consuma, e non si trovi più, quante opere fatte, chi sa con quanti rumori, non esistono più, invece la vita non si consuma, e se si consuma il corpo per la morte, è per poco tempo, ma l’anima non muore, né può consumarsi ancorché il volesse. Vedi dunque che gran differenza c’è tra la vita e gli effetti che può produrre la vita, gli effetti si producono a tempo, a circostanze, a luoghi, invece la vita non è mai interrotta, palpita sempre e tiene in suo potere di poter produrre diversi effetti a secondo le circostanze. Ora, chi vive nella mia Volontà, possedendone la Vita, tiene in poter suo, e sempre, non ad intervallo: Santità, grazia, sapienza, bontà, tutto, e siccome è Vita che possiede, tanto nell’anima quanto nel corpo, in modo che tutte le più piccole particelle del suo essere contengono il Fiat onnipotente, e scorre più che sangue in tutta la creatura, tanto che se palpita, palpita Fiat; se pensa, nei suoi pensieri è impresso il Fiat; se parla, si sente nella sua voce scorrere il mio Fiat e parla di Esso; se opera, le sue opere sono impastate col mio Fiat, e se cammina i suoi passi dicono Fiat, è Vita figlia mia, e come Vita se la deve sentire in tutto l’essere suo, né può farne a meno di non sentirla. Non così per chi fa la mia Volontà, per sentirla la deve invocare, pregare, ma quando la invoca? Nelle circostanze dolorose della vita, nei bisogni, quando si vede pressata da nemici, quasi come quei che chiamano il medico quando sono ammalati, ma se stanno bene il medico è sempre un’estraneo per loro, quindi la Vita perenne del mio Volere Divino non esiste in essi, e perciò sono mutabili nel bene, la pazienza, la preghiera, la luce, non se la sentono come vita in loro, e quindi non sentono il bisogno di possederle come proprietà proprie, né le amano di vero amore, perché quando gli atti non sono continui non si ha il dominio sopra di essi, né si hanno in proprio potere, quindi l’amore resta spezzato, perciò la differenza è grande tra la vita e gli effetti, la vita fa sentire il bisogno di vivere di Volontà Divina, invece gli effetti no, se si hanno, si hanno, se non si hanno, restano indifferenti, onde il voler sempre la mia Volontà significa che ne possiede la Vita”.