Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

32-10 Maggio 14, 1933 Posticino d’amore che l’anima tiene nel suo Creatore, e posticino che Dio tiene nell’anima. Come la santità viene formata dai gradi dell’amore. Seme che getta Gesù, come primo fa i fatti e poi le parole.

La Divina Volontà - Libro 32°

32-10 Maggio 14, 1933 Posticino d’amore che l’anima tiene nel suo Creatore, e posticino che Dio tiene nell’anima. Come la santità viene formata dai gradi dell’amore. Seme che getta Gesù, come primo fa i fatti e poi le parole.
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(1) Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Supremo e ripetendo il mio giro in Esso, come mi univo ai suoi atti, così mi sentivo venire le sue ondate d’amore, che versandosi su di me, mi portavano l’amore del mio Creatore. Oh! come mi sentivo felice sentirmi amata da Dio, credo che non ci sia felicità maggiore, né in Cielo, né in terra, che la creatura occupi un posto nel seno del Padre Celeste, il quale fa sorgere le sue onde d’amore per amarla. Ma mentre mi sentivo sotto di queste onde, il mio dolce Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, il girare negli atti nostri che abbiamo fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione per amore delle creature, fa sorgere nuovo amore da dentro il nostro Essere Divino, ed investe colei che si unisce coi nostri atti divini, essa coll’unirsi con le nostre opere, prepara il posticino dove ricevere le nostre onde d’amore, e come le riceve, anch’essa ci ama di nuovo amore, e forma le sue onde d’amore al suo Creatore, in modo che lei tiene il suo posticino d’amore nel nostro Essere Divino, e Noi teniamo il nostro posto nella creatura. Tu devi sapere che la vera santità viene formata dai gradi d’amore con cui siate amati da Dio, e questo amore, allora prende possesso quando la creatura ama; quando riceve il suo amore divino ed essa ama, Dio si dispone ad amarla di più con nuovo amore, essere amata da Dio con nuovo amore è l’atto più grande che Dio fa verso la creatura, e tutta la santità, la gloria viene costituita per quante volte è stata amata da Dio, e per quante volte essa lo ha amato. Perché tu devi sapere che il nostro Ente Supremo ama tutti e sempre in modo universale e generale, a questo aggiunge un’amore speciale e diretto verso chi amandola ci dà il suo amore. Onde, se la creatura è stata amata da Dio con amore speciale una volta, tre, dieci, cento, a secondo il numero, tanti gradi di santità acquista, e quindi di gloria. Vedi, dunque il girare nella mia Volontà, unirti agli atti suoi, ci chiama ad amarti con amore speciale e nuovo, e Dio chiama te per farsi amare col tuo amore nuovo e speciale, e Dio stesso sarà il tuo testimonio che dirà a tutto, al Cielo ed alla terra: “E’ vero, l’ho amata, ma mi ha amato”. Posso dire che il mio amore chiamava il suo ed il suo chiamava il mio ad amarci, perciò chi vive nella nostra Volontà, mette al sicuro il nostro amore, né abbiamo il dolore che ci può essere respinto, anzi in segno che l’ha ricevuto ci risponde col darci il suo amore”.

(3) Onde stavo pensando alla Divina Volontà e mille pensieri si affollavano nella mia mente di dubbi, di ansie, di certezze, di sospiri, di volere la Divina Volontà come vita primaria della mia vita, volevo il suo dolce impero dentro e fuori di me. Ora mentre ciò facevo, il sempre amabile Gesù ha soggiunto:

(4) “Mia piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che quando Io manifesto un bene, una verità, è il segno più certo che voglio dare quel bene, o il dono d’una mia verità come proprietà della creatura, se ciò non fosse, Io la illuderei, la adescherei, le farei perdere il tempo in mille desideri inutili, senza il possedimento del bene che l’ho fatto conoscere. Io non so illudere nessuno, né fare cose inutili, anzi primo decido di dare quel bene, e poi manifesto la natura di quel bene, e mentre lo manifesto già metto il seme nel fondo dell’anima, affinché essa incominci a sentire il principio della nuova vita del bene che l’ho fatto conoscere, ed il seguito delle mie manifestazioni che le faccio conoscere serve a fare germogliare il seme, ad irrorarlo ed innaffiarlo per formare la vita intera del dono che voglio darle, ed il segno che l’anima ha accettato e gradito la nuova vita del dono che voglio darle, è che Io continuo a manifestare le diverse qualità, le belle prerogative, il valore immenso che possiede il mio dono, e dopo che sono certo che già possiede tutta intera la vita del dono che volevo darle, allora le faccio conoscere le mie mire, il lavorio che ho fatto in essa, ed il dono che già possiede; la mia sapienza è infinita, le mie industrie d’amore sono innumerevoli, primo faccio i fatti e poi le parole, che servono ad ammaestrare la creatura, come farle ricevere, conservare e servirsene del bene che l’ho dato e fatto conoscere. Dare un bene senza farlo conoscere è come se si volesse dare il cibo ai morti, ed Io non ho avuto mai che ci fare coi morti, ma coi vivi, farlo conoscere e non darlo sarebbe una burla, né sarebbe modo della nostra natura divina. Quindi se tante verità ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà, è perché voglio darti il dono della sua vita operante in te, se ciò non fosse, mai te ne avrei detto tanto, il solo mio dire è messaggero e portatore e depositario del gran dono della mia Divina Volontà, non solo a te, ma a tutto il mondo intero. Perciò sii attenta, affinché il mio seme si spolverizzi in te, fino a cambiarsi in natura, ed allora sentirai coi fatti il bene del regnare della mia Volontà nell’anima tua.

(5) Difatti, non feci così con la mia Madre Celeste? Primo la formai, la preparai, la dotai, preparai il posto, distesi il mio Cielo nel fondo dell’anima sua, le feci conoscere tante cose, e come le faceva conoscere, così ne faceva dono, potrei dire, Madre e Figlio facemmo i fatti primo, quando nulla mancava alla mia santità, alla mia decenza divina, al nuovo Cielo che veniva ad abitare sulla terra, allora le manifestai il segreto, che già l’avevo eletto per Madre mia, e come manifestai il segreto, così si sentì Madre del suo Creatore. Vedi dunque la necessità di manifestare quello che voglio fare con la creatura, affinché Dio e la creatura vogliano la stessa cosa, che la stessa mia incarnazione non successe primo, ma nell’atto stesso che seppe che Io già la volevo per Madre mia, e Lei accettò di esserlo. Perciò ci vuole grande attenzione quando faccio conoscere un bene che voglio fare alla creatura, essa non sa le mie mire dove vanno a finire, Io non faccio conoscere tutto al principio, ma vado mano, mano, manifestando ed operando per giungere al punto dove voglio, e se non è attenta e non mi segue, può essere che lascia a mezza strada, ed Io avrò il dolore di non poter dare i miei doni e di non poter compiere i miei disegni”.