3-96 Luglio 16, 1900 I castighi servono per il bene delle creature.
La Divina Volontà - Libro 3°

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(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù non ci veniva. Dopo molto aspettare è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la miglior cosa è rimetterti in Me ed al mio Volere, onde rimettendoti in Me, essendo Io pace, ancorché vedessi mandare castighi, resteresti in pace, senza provare turbazione”.
(3) Ed io: “Ah! Signore, sempre là andate, ai castighi. Placatevi una volta e non più flagelli. E poi, non posso rimettermi al vostro Volere a questo riguardo”.
(4) E Lui ha soggiunto: “Non posso placarmi. Che diresti tu se vedessi una persona denudata, e che invece di coprire la sua nudità, badasse ad ornarsi di gingilli, lasciando le parti più necessarie esposte alla nudità?”
(5) Ed io: “Mi farebbe orrore a vederla, e certo l’avrei biasimata”.
(6) E Lui: “Ebbene, tali sono le anime, denudate del tutto, non hanno più virtù che le coprano, onde è necessario che le percuota, le flagelli, le spoglie, per farle rientrare in loro stesse e farle badare alla nudità delle loro anime, più necessario che non è il corpo. E se Io ciò non facessi, baderei ai gingilli, come la persona da te biasimata, le quale sono le cose che si riferiscono al corpo, e non baderei alla cosa più essenziale, qual è l’anima, che l’hanno ridotta sì mostruosa da non più riconoscersi”.
(7) Dopo ciò mi pareva che tenesse in mano una cordicella, che menandola da dietro il collo mi legava, e poi legava il suo a quella stessa corda, e così ha fatto al cuore ed alle mani, e con ciò pareva che mi legasse tutta al suo Volere. Fatto ciò è scomparso.