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Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

3-37 Febbraio 13, 1900 La mortificazione è come la calce.

La Divina Volontà - Libro 3°

3-37 Febbraio 13, 1900 La mortificazione è come la calce.
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(1) Questa mattina, dopo aver fatto la comunione ho visto il mio adorabile Gesù, ma tutto cambiato d’aspetto. Mi pareva serio, tutto ritenutezza, in atto di rimproverarmi. Che cambiamento straziante! Il mio povero cuore, anziché venire sollevato, me lo sentivo più oppresso, più trafitto alla presenza così insolita di Gesù. Eppure mi sentivo tutto il bisogno d’un sollievo per le pene sofferte nei giorni passati della sua privazioni, che mi pareva che vivessi, ma agonizzante e in continua violenza. Ma Gesù benedetto, volendo rimproverarmi, che andavo cercando sollievo alla sua presenza, mentre non dovevo cercare altro che patire, mi ha detto:

(2) “Come la calce ha virtù di concuocere gli oggetti che vi si menano dentro, così la mortificazione ha virtù di concuocere tutte le imperfezioni e difetti che si trovano nell’anima, e giunge a tanto, che spiritualizza anche il corpo e come cerchio vi si pone d’intorno, e vi suggella tutte le virtù. Fino a tanto che la mortificazione non ti concuoce ben bene, l’anima come il corpo, fino a disfarlo, non potrò suggellare perfettamente in te il marchio della mia crocifissione”.

(3) Dopo ciò, non so dire bene chi fosse, ma mi pareva che fosse un angelo, mi ha trapassato le mani ed i piedi, e Gesù con una lancia che usciva dal suo cuore, mi ha trapassato il mio, con estremo dolore ed è scomparso lasciandomi più afflitta di prima. Oh! come comprendevo bene la necessità della mortificazione, mia inseparabile amica, e che in me non esisteva neppure l’ombra d’amicizia con la mortificazione! Ah! Signore, legatemi Voi con indissolubile amicizia con questa buona amica, ché da me non so mostrarmi che tutta rustichezza, e quella non vedendosi da me accolta con buon viso, mi usa tutti i riguardi, mi va sempre risparmiando, temendo che non le abbia a voltare le spalle del tutto, e mai compisse con me il suo bello e maestoso lavorio, perché, stando che stiamo un po’ lontane, non giungono le sue mani prodigiose fino a me, in modo da potermi lavorare e presentarmi a Voi come opera degna delle sue santissime mani.