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Lunedi, 27 maggio 2024 - Sant´Agostino di Canterbury ( Letture di oggi)

23-15 Novembre 13, 1927 Come il Verbo stava nel centro della sua Umanità e come operava. Come c’è gran differenza tra il regnare della mia Volontà Divina e tra la santità dei santi, ancorché ci fossero i miracoli.

La Divina Volontà - Libro 23°

23-15 Novembre 13, 1927 Come il Verbo stava nel centro della sua Umanità e come operava. Come c’è gran differenza tra il regnare della mia Volontà Divina e tra la santità dei santi, ancorché ci fossero i miracoli.
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(1) Stavo seguendo il mio giro nel Voler Divino, e giunta agli atti che Esso fece nell’Umanità di Nostro Signore, il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il Verbo Divino nella mia Umanità stava come centro di vita in Essa, eravamo inseparabili l’uno e l’altra, ma siccome la mia Umanità aveva i suoi limiti ed il Verbo era senza limiti, immenso ed infinito, non potetti restringere dentro di Essa tutta la luce interminabile del Verbo, questa luce straripava fuori, in modo che i suoi raggi straripando fuori dal centro della mia Umanità, uscivano dalle mie mani, dai miei piedi, dalla bocca, dal cuore, dagli occhi, da tutte le parti della mia Umanità, in modo che tutto il mio operato scorreva in questa luce, che più che raggi solari investiva tutto e rintracciava tutti gli atti delle creature per dare i suoi atti, affinché gli atti di loro, investiti dalla sua luce, prendessero la forma dei suoi e fusi insieme acquistassero il valore, la bellezza degli atti suoi; ma quale non fu il dolore della mia Umanità nel veder respinti dalle creature, nella stessa luce del Verbo eterno, gli atti suoi ed impedirgli la trasformazione che voleva fare nelle creature? Ogni suo atto respinto era un dolore e ogni atto delle creature si convertiva per la mia Umanità in amarezza e offesa. Com’è duro voler fare del bene, farlo e non trovare chi riceve questo bene, questo dolore dura ancora, perché tutto ciò che fece la mia Umanità nella luce dell’Eterno Verbo, esiste ed esisterà sempre e sta sempre in atto di fare ciò che una volta fu fatto e sta come in agguato aspettando che la creatura riceva la trasmissione degli atti suoi, affinché uno fosse l’atto, uno il valore, una la volontà, uno l’amore d’ambi le parti, e solo col regnare il mio Fiat, può l’operato che Io feci nella Redenzione, avere il suo totale compimento, perché con la luce di Esso le creature si toglieranno la benda e faranno scorrere in loro tutto il bene che il Verbo Eterno venne a fare nella mia Umanità per amore delle creature”.

(3) Onde mentre ciò diceva, vedevo il mio dolce Gesù, che da dentro il suo interno usciva tanta luce che investiva tutto e tutti. Onde seguivo il mio giro nel Fiat Divino e accompagnando col mio ti amo tutti i prodigi che Esso aveva fatto nei santi, patriarchi e profeti dell’antico testamento, come quelli dopo la sua venuta sulla terra, per chiedere in virtù di tutti quest’atti suoi il suo regno divino in mezzo alle creature, pensavo tra me: “Se tanti prodigi questo Santo Volere ha fatto in tutti questi santi, non è questo dunque il suo regnare almeno in questi santi sì prodigiosi?” Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(4) “Figlia mia, non c’è bene che dalla mia Volontà Divina non sia uscito, ma passa gran differenza tra il regnare di Essa nelle creature e tra lo sprigionare un’atto da dentro di Essa e comunicarlo alle creature, come ad Abramo, sprigionò un’atto d’eroismo ed ebbi l’uomo eroico nel sacrificio, a Mosè un’atto di potenza, e fu l’uomo prodigioso, a Sansone un’atto di fortezza e fu l’uomo forte, ai profeti rivelò ciò che riguardava il futuro Redentore, e furono uomini profeti, e così di tutto il resto che si sono distinti come prodigiosi e di virtù non comune, a secondo l’atto che sprigionava il mio Voler Divino, se prestavano la loro adesione e corrispondevano, così ricevevano il bene dell’atto di Esso. Questo non è regnare figlia mia, né forma il regno del mio Volere, per formarlo non ci vuole un’atto solo, ma l’atto continuato che Esso possiede, è questo che vuol dare alle creature per formare il suo regno: Il suo atto continuato di potenza, di felicità, di luce, di santità, di bellezza inarrivabile; ciò che il mio Fiat è per natura, vuole rendere le creature in virtù del suo atto continuo che contiene tutti i beni possibili ed immaginabili. Diresti tu che un re regna solo perché ha fatto una legge, ha dato un bene al suo popolo? Certo che no; il vero regnare è formare la vita dei popoli con tutte le leggi, dando il regime decoroso, conveniente, retto e giusto alla vita di essi, dandoli tutti i mezzi necessari affinché nulla gli manchi per loro bene. Il re per regnare dovrebbe avere la sua vita in mezzo ai popoli e fare una la sua volontà ed i suoi beni con essi, in modo che il re doveva formare la vita del popolo, ed essi la vita del re; altrimenti non è vero regnare. Questo è il regnare della mia Volontà, rendersi inseparabile dai figli del suo regno, dargli tutto ciò che possiede fino a traboccarne fuori, per avere figli felici e santi della sua stessa felicità e santità. Ora da qui si vede che ad onta dei tanti prodigi e miracoli che i santi, i profeti, i patriarchi, hanno fatto, non hanno formato il mio regno in mezzo alle creature, né hanno fatto conoscere il suo valore, né il gran bene che possiede la mia Volontà, né ciò che può fare e vuol dare, e lo scopo del suo regno, perché mancava il suo atto continuato, la sua vita permanente in loro, e perciò non conoscendola a fondo, si sono occupati di altro che riguardava la mia gloria ed il loro bene, e la mia Volontà l’hanno messo da parte, aspettando altro tempo più propizio, quando la paterna bontà si compiacesse di far conoscere prima, e poi dare un sì gran bene e un regno sì santo che loro neppure sognavano. Perciò sii attenta e segui il tuo volo nel Fiat Divino”.