Scrutatio

Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

21-4 Marzo 5, 1927 Come la fermezza nel bene è solo di Dio, che fatto una volta un’atto non cessa più. Effetti della fermezza. Come l’Umanità di Nostro Signore fu vincolo di tempi, rimedio e modello. Come vuole in salvo i diritti del Voler Divino.

La Divina Volontà - Libro 21°

21-4 Marzo 5, 1927 Come la fermezza nel bene è solo di Dio, che fatto una volta un’atto non cessa più. Effetti della fermezza. Come l’Umanità di Nostro Signore fu vincolo di tempi, rimedio e modello. Come vuole in salvo i diritti del Voler Divino.
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(1) Mi sentivo nel sommo dell’afflizione per la privazione del mio dolce Gesù, e nel mio interno gli dicevo: “Amor mio e Vita mia, come ti sei partito da me senza dirmi addio, né insegnarmi dove movere i miei passi, né la via che debbo battere per ritrovarti, anzi mi sembra che Tu stesso mi hai barricate le vie per non farti trovare e per quanto posso girare e chiamarti Tu non mi ascolti; le vie sono chiuse, ed io sfinita dalla stanchezza, sono costretta a fermarmi e rimpiango Colui che a qualunque costo vorrei trovare e non trovo. Ah! Gesù, Gesù! ritorna, vieni a colei che non può vivere senza di Te”. Ma mentre sfogavo il mio dolore, appena si è mosso nel mio interno, ed io nel sentirlo moversi gli ho detto: “Mio Gesù, Vita mia, come mi fai tanto aspettare fino a non poterne più? Se ti fai vedere sono lampi appena, e senza dirmi nulla si fa più oscuro di prima ed io resto più nelle smanie, e delirando di dolore ti cerco, ti chiamo; ma invano ti aspetto”. E Gesù compassionandomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non temere, sono qui con te, quello che voglio, che mai esci da dentro la mia Volontà, che continui i tuoi atti sempre, senza mai spostarti dai confini del regno del Fiat Supremo e questo ti darà la fermezza che ti rassomiglierà al tuo Creatore, che fatto una volta un atto, quell atto ha vita continua senza mai cessare. Un atto sempre continuato è solo di Dio, che non sofre interruzione negli atti suoi, perciò la nostra fermezza è incrollabile e stendendosi ovunque con la nostra immensità, rende senza interruzione i nostri atti e dovunque ci poggiamo, troviamo la nostra fermezza che ci fa il più grande onore, ci fa conoscere per Ente Supremo, Creatore di tutto e rende incrollabile il nostro Essere e gli atti nostri, perché dovunque vogliamo poggiarci, troviamo la nostra fermezza che tutto sostiene; figlia mia, la fermezza è natura e dote Divina ed è giusto che diamo questa partecipazione e dote di natura divina a chi deve essere figlia del nostro Fiat Divino, e vivere nel regno nostro. Sicché il continuare i tuoi atti in Esso senza mai interromperli, fanno conoscere che già sei in possesso della dote della nostra fermezza. Quante cose dice la fermezza: Dice che l’anima si muove solo per Dio, dice che si muove con ragione e con puro amore, non con passione e con interesse proprio, dice che conosce il bene che fa e per ciò sta ferma in esso senza mai interromperlo. La fermezza dice con caratteri incancellabile: Qui c’è il dito di Dio. Perciò sii ferma negli atti tuoi ed avrai la nostra fermezza divina nel tuo operare”.

(3) Onde dopo di ciò stavo seguendo i miei atti nel Supremo Volere e giunta al punto di seguire gli atti di Gesù da chè fu concepito nel seno dell’Immacolata Regina, fino a che morì sulla croce, il mio amabile Gesù facendosi sentire di nuovo nel mio interno mi ha detto:

(4) “Figlia mia, la mia Umanità venne sulla terra come in mezzo ai tempi per riunire il passato, quando la pienezza della mia Volontà regnava nell’uomo, nella Creazione tutto era suo, dovunque teneva il suo regno, la sua vita operante e divina, ed Io racchiusi in Me questa pienezza del mio Voler Divino, e vincolando i presenti, mi feci modello primo per formare i remedi che ci volevano, gli aiuti, gli insegnamenti che occorrevano per guarirli, e poi vincolavo i posteri alla pienezza di quella Volontà Divina che regnava nei primi tempi della Creazione. Sicché la mia venuta sulla terra fu vincolo di riunione dei tempi, fu rimedio per formare questo vincolo per fare che il regno del Fiat Divino potesse ritornare in mezzo alle creature, fu modello che faceva per tutti che modellandosi, restavano rannodati nei vincoli da Me fatti. Ecco perciò prima di parlarti dalla mia Volontà, ti parlai della mia venuta sulla terra, di ciò che Io feci e patii per darti i rimedi ed il modello della mia stessa Vita, e poi ti parlai del mio Volere, erano vincoli che formavo in te ed in questi vincoli formavo il regno della mia Volontà e per segno di ciò sono le tante conoscenze che ti ho manifestato su di Essa, il suo dolore che non regna con tutta la sua pienezza in mezzo alle creature, i beni che promette ai figli del regno suo”.

(5) Quindi io continuavo a pregare e mi sentivo mezzo assopita, quando tutto all improviso sentivo parlare a voce alta dentro di me, ho fatto attenzione ed ho visto il mio amato Gesù, con le braccia in alto in atto d’abbracciarmi che mi diceva con voce forte:

(6) “Figlia mia, Io non chiedo altro da te che sia la figlia, la madre, la sorella della mia Volontà, che metti in te in salvo i suoi diritti, il suo onore, la sua gloria”.

(7) E questo lo diceva con voce alta e forte, poi abassando la sua voce ed abbracciandomi ha soggiunto:

(8) “Il motivo figlia mia perché voglio in salvo i diritti del eterno mio Fiat, perché voglio rachiudere nell’anima la Santissima Trinità, e solo la mia Volontà Divina può darci posto e gloria degna di Noi e possiamo per mezzo di Essa liberamente operare e stendere in te tutto il bene della Creazione, formare cose ancor più belle, perché con la nostra Volontà nell’anima possiamo tutto, senza di Essa ci mancherebbe il posto dove metterci e dove stendere le nostre opere; quindi, non essendo liberi, ce ne stiamo nei nostri appartamenti celesti. Succede come ad un re, che amando con amore eccessivo un suo suddito vuol scendere a far vita nel piccolo tugurio di lui, ma vuol essere libero, vuol mettere nel piccolo tugurio le cose regali, vuol comandare, vuole che mangi insieme con lui i suoi cibi buoni e delicati, vuole insomma fare la sua vita di re, ma il suddito non vuole che metta le sue robe regali, né che comandi, né vuole addattarsi ai cibi del re. Il re non si sente libero e per amore di libertà se ne va di nuovo nella sua reggia. Dove non regna la mia Volontà non sono libero, la volontà umana mette continuo contrasto alla mia e perciò non avendo in salvo i nostri diritti, non possiamo regnare e perciò ce ne stiamo nella nostra reggia”.