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Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

20-39 Dicembre 22, 1926 Segni che apparteniamo alla Famiglia Celeste. Come Iddio è solito fare le sue opere prima a tu per tu con la creatura. Così fece con la sua Mamma. Come Gesù quanto più grande è un’opera che fa, tanto più portano in sé l’immagine dell’unità Divina.

La Divina Volontà - Libro 20°

20-39 Dicembre 22, 1926 Segni che apparteniamo alla Famiglia Celeste. Come Iddio è solito fare le sue opere prima a tu per tu con la creatura. Così fece con la sua Mamma. Come Gesù quanto più grande è un’opera che fa, tanto più portano in sé l’immagine dell’unità Divina.
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(1) Stavo pensando al Fiat Supremo, e pregavo il mio dolce Gesù che mi desse una grazia sì grande, di farmi compiere in tutto e per tutto la sua Santissima Volontà e di farla conoscere a tutto il mondo intero, affinché fosse reintegrato nella gloria che le creature le negano. Ora mentre ciò pensavo e altro, il dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, qual è lo scopo per che vuoi che la mia Volontà sia compiuta in te e sia conosciuta da tutti? ”.

(3) Ed io: “Lo voglio perché Tu lo vuoi, lo voglio perché si stabilisca l’ordine divino ed il tuo regno sulla terra, lo voglio perché la famiglia umana non viva più come estranea da Te, ma che si vincola di nuovo alla famiglia divina da donde ebbe l’origine”. E Gesù sospirando ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, lo scopo tuo ed il mio è unico. Quando un figlio tiene lo stesso scopo del padre, vuole ciò che il padre vuole, non fa mai dimora in casa altrui, lavora nei campi di suo padre, se si trova con persone parla della bontà, dell’ingegno, degli scopi grandi di suo padre. Di questo figlio si dice che ama, che è copia perfetta di suo padre, che si vede con chiarezza da tutti i lati che appartiene a quella famiglia, che è figlio degno che porta in sé con onore la generazione di suo padre. Così sono i segni se si appartiene alla famiglia Celeste; avere lo stesso mio scopo, volere la mia stessa Volontà, dimorare in Essa come in casa propria, lavorare per farla conoscere; se parla non sa dire altro che ciò che si fa e si vuole nella nostra famiglia Celeste, questa si conosce a chiari note e da tutti i lati e con ragione e con giustizia e con diritto che è figlia che ci appartiene, che è una della famiglia nostra, che non ha degenerato dalla sua origine, che conserva in sé l’immagine, i modi, i portamenti, la vita di suo Padre, di Colui che l’ha creata. Sicché tu sei una della mia famiglia e quanto più fai conoscere la mia Volontà, tanto più ti distingui innanzi al Cielo e alla terra che sei figlia che ci appartieni. Invece quando non si tiene lo stesso scopo, poco o nulla dimora nella reggia della nostra Volontà, va sempre girando, ora ad un’abitazione, ora ad un vile tugurio, va sempre vagando nell’aperto delle passioni, facendo atti indegni della sua famiglia, se lavora è in campi estranei, se parla non risuona mai sul suo labbro l’amore, la bontà, l’ingegno, i grandi scopi di suo Padre, sicché in tutto il suo portamento non si conosce affatto che appartiene alla sua famiglia, si può chiamare costui figlio della sua famiglia? E se da quella è uscito, è figlio degenere che ha spezzato tutti i vincoli ed i rapporti che lo legavano alla sua famiglia. Perciò solo chi fa la mia Volontà e vive in Essa può chiamarsi figlio mio, membro della mia famiglia divina e celeste; tutti gli altri sono figli degeneri e come estranei alla famiglia nostra. Ecco che quando tu ti occupi del mio Fiat Divino, se parli, se giri in Esso, ci metti in festa, perché sentiamo che è una che ci appartiene, sentiamo che è la figlia nostra che parla, che gira, che lavora nel campo del nostro Volere e ai figli si lasciano le porte aperte, nessun appartamento si chiude per essi, perché ciò che è del Padre è dei figli e nei figli si mette la speranza della lunga generazione del Padre, così Io ho messo in te la speranza della lunga generazione dei figli del mio Eterno Fiat”.

(5) La mia mente seguitava a pensare alla Volontà Suprema e dicevo tra me: “Ma come può essere mai che da me sola, da questo piccolo essere così insignificante che non sono buona a nulla, che non tengo né dignità, né autorità, né superiorità, che forse potrei impormi, diffondermi, parlare per far conoscere questo Sole del Voler Divino e così poter formare i figli della sua generazione? Ma mentre ciò pensavo il mio dolce Gesù ha spezzato il mio pensiero e uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:

(6) “Figlia mia, è mio solito fare le mie opere più grandi, prima a tu per tu con una sola, difatti una fu la mia Mamma e con Lei sola svolsi tutto l’operato ed il gran portento della mia Incarnazione, nessuno entrò nei nostri segreti, né penetrarono nel sacrario dei nostri appartamenti per vedere ciò che passava tra Me e la Sovrana Celeste, né Essa occupava nel mondo posto di dignità e di autorità, perché Io nello scegliere non guardo mai in faccia alle dignità e superiorità, ma guardo al piccolo individuo in cui posso guardare in faccia alla mia Volontà, che è la dignità e l’autorità più grande, l’altezza della piccola fanciulla di Nazareth, ad onta che non aveva né posto, né dignità, né superiorità nel basso mondo, perché possedeva la mia Volontà, da Lei pendeva Cielo e terra, nelle sue mani c’erano le sorti dell’uman genere, c’erano le sorti di tutta la mia gloria che doveva ricevere da tutta la Creazione; sicché bastò nella mia Eletta, nell’unica mia fosse formato il mistero dell’Incarnazione per poter gli altri ricevere il bene di esso. Una fu la mia Umanità e da questa uscì la generazione dei redenti. Perciò basta formare in una tutto un bene che si vuole, per poter fare uscire la generazione di quel bene, come basta un seme per poter moltiplicare a mille a mille la generazione di quel seme, perciò tutta la potenza, la virtù, l’abilità che occorre una creatrice virtù, sta nel formare il primo seme, formato il primo è come lievito per formare la generazione di esse. Così mi basta un’anima sola, che dandomi libertà assoluta di rinchiudere in lei il bene che voglio e di farmi formare in essa il Sole del Fiat Supremo, questo Sole batterà i suoi raggi sulla superficie della terra e formerà la generazione dei figli del mio Volere.

(7) Ora tu devi sapere che tutte le opere nostre più grandi portano in sé l’immagine dell’unità Divina e quanto più bene sono destinate e fare più bene racchiudono di questa unità suprema. Vedi anche nella Creazione ci sono queste similitudini dell’unità Divina, che mentre sono opere uniche, fanno tanto bene che non fanno tutti insieme la molteplicità delle altre nostre opere. Guarda sotto la volta del Cielo, uno è il sole, ma quanti beni non contiene? Quanti non ne fa alla terra? Si può dire che la vita di essa, dal sole dipende, mentre è uno abbraccia con la sua luce tutti e tutto, porta tutto nel suo grembo di luce e dà a ciascuno un atto distinto, a secondo la varietà delle cose che investe, comunica la fecondità, lo sviluppo, il colore, la dolcezza, la bellezza, eppure il sole è uno, mentre le stelle sono molte, ma non fanno il gran bene che fa il sole alla terra ad onta che è uno. La potenza di un atto unico animato dalla Potenza Creatrice è incomprensibile e non c’è bene che da questo non può uscire; può cambiare la faccia della terra, da arida, deserta, in primavera fiorita. Il cielo è uno e perciò si stende ovunque. L’acqua è una e sebbene sembra divisa in tanti diversi punti della terra formando mari, laghi, fiumi, ma nello scendere dal cielo, scende in forma unica e non c’è punto della terra dove l’acqua non risiede. Sicché le cose da Noi create che portano in sé l’immagine dell’unità Divina, sono quelle che fanno più bene, sono le più necessarie e senza di esse la terra non potrebbe aver vita. Quindi figlia mia, non pensare che sei sola, è l’unità di un’opera grande che debbo svolgere in te, né che non hai dignità e autorità esterna, questo dice nulla, la mia Volontà è più che tutto, la sua luce sembra muta, ma nel suo mutismo investe le intelligenze e fa parlare con tale eloquenza da far stordire i più dotti e ridurli al silenzio. La luce non parla, ma fa vedere, fa conoscere le cose più nascoste, la luce non parla, ma col suo mite e dolce calore riscalda, rammollisce le cose più dure, i cuori più ostinati; la luce non contiene nessun seme, nessuna materia, tutto è puro in essa, non si vede altro che un’onda di luce fulgida, argentina, ma si sa infiltrare tanto che fa generare, sviluppare, fecondare le cose più sterili, chi può resistere alla forza della luce? Nessuno, anche i ciechi, se non la veggono sentono il suo calore, i muti, i sordi, sentono e ricevono il bene della luce. Ora chi potrà resistere alla luce del mio eterno Fiat? Tutte le sue conoscenze saranno più che raggi di luce del mio Volere, che batteranno la superficie della terra ed infiltrandosi nei cuori porteranno il bene che contiene e sa fare la luce della mia Volontà. Ma questi raggi devono tenere la sua sfera da dove partire, devono essere accentrati ad un punto solo, da dove spuntare per formare l’alba, il giorno, il meriggio ed il tramonto nei cuori, per risorgere di nuovo. Quindi la sfera, il punto solo sei tu, i raggi accentrati in essa sono le mie conoscenze che daranno la fecondità alla generazione dei figli del regno della mia Volontà. Perciò ti ripeto sempre, sii attenta, per fare che nessuna delle mie conoscenze reste sperduta, faresti sperdere un raggio da dentro la tua sfera e tu, neppure puoi comprendere tutto il bene che contiene, perché ogni raggio contiene la sua specialità del bene che devono fare ai figli del mio Volere e privereste Me della gloria di quel bene dei figli miei, e priveresti anche te della gloria di spandere un raggio di luce di più dalla tua sfera”.