Scrutatio

Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

2-31 Giugno 8, 1899 Gesù succhia a lei, e lei succhia al petto di Gesù.

La Divina Volontà - Libro 2°

2-31 Giugno 8, 1899 Gesù succhia a lei, e lei succhia al petto di Gesù.
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(1) Il mio adorabile Gesù continua ancora a farsi vedere tutto benignità e dolcezza. Questa mattina, mentre mi trovavo insieme con Lui, di nuovo ha replicato: “Dimmi, che vuoi?” Ed io subito ho detto: “Gesù mio caro, quello che vorrei davvero, è che tutto il mondo si convertisse”. (Che domanda spropositata) Ma pure il mio amante Gesù mi ha detto:

(2) “Ti contenterei purché tutti avessero la buona volontà di salvarsi, eppure, per farti vedere che volentieri consentirei a tutto ciò che hai detto, andiamo insieme in mezzo al mondo e tutti quelli che troveremo con la buona volontà di salvarsi, per quanto cattivi fossero, Io te li darò”.

(3) Così siamo usciti in mezzo alle gente, per vedere chi avesse la buona volontà di salvarsi e per nostro sommo dispiacere abbiamo trovato un numero tanto scarsissimo, che fa pena al solo pensarlo. E tra questo scarsissimo numero vi era il mio confessore e la maggior parte dei sacerdoti e parte degli di voti, ma non tutti di Corato. Poi mi ha fatto vedere le varie offese che riceveva, io l’ho pregato che mi facesse parte delle sue sofferenze e Gesù ha versato dalla sua bocca nella mia le sue amarezze. Dopo ciò mi ha detto:

(4) “Figlia mia, mi sento la bocca troppo amareggiata, deh! ti prego a raddolcirla”.

(5) Io le ho detto: “Volentieri vi sarei dato tutto, ma non ho niente, ditemi Voi stesso che cosa vi potrei dare?” E Lui mi ha detto:

(6) “Fammi succhiare il latte delle tue mammelle, che così potrai raddolcirmi”.

(7) E nell’atto stesso di dire, si è coricato fra le braccia e si è messo a succhiare. Mentre ciò faceva mi è venuto un timore, ancora non fosse il bambino Gesù, ma il demonio, perciò ho messo la mia mano sulla sua fronte e l’ho segnato con la croce: “Per signum Crucis”. E Gesù mi ha guardato tutto festoso, e nell’atto stesso di succhiare sorrideva e con quegli occhi vivaci pareva che mi diceva: “Non sono demonio, non sono demonio”.

(8) Dopo che pareva che s’era saziato, si è alzato in piedi in braccia a me stessa, e tutta mi baciava. Ora sentendomi anch’io la bocca amara per le amarezze che aveva versato in me, mi sentivo venire la voglia di succhiare alle mammelle di Gesù, ma non ardivo, ma Gesù mi ha invitato a farlo e così ho preso coraggio e mi sono messa a succhiare, oh! che dolcezza di paradiso veniva da quel petto santo, ma chi può dirle? Così mi sono trovata in me stessa, tutta inondata di dolcezze e di contenti.

(9) Ora mi spiego, che quando succede questo succhiare dalle mie mammelle, Gesù, il corpo non ne partecipa niente, affatto è quando mi trovo fuori di me stessa, pare che la cosa succede solo tra l’anima e Gesù, e Lui quando vuol fare questo, è sempre da bambino. E’ tanto certo che è la sola anima e non il corpo, che quando succede questo, io mi trovo sempre o nella volta dei cieli, oppure girando per altri punti della terra. Siccome poi, qualche volta ho detto che ritornando in me stessa vi sentivo un dolore a quella parte che il bambino Gesù aveva succhiato, perché nel succhiare che faceva, pareva delle volte che faceva un po’ forte, tanto che in quei succhi pareva che si volesse tirare il cuore da dentro il petto. Quindi avvertivo sensibilmente un dolore e l’anima ritornando in me stessa le partecipava al corpo.

(10) Questo poi succede anche alle altre cose, come per esempio quando il Signore mi trasporta fuori di me stessa e mi fa partecipe della crocifissione. Gesù stesso mi distende sulla croce, mi trapassa le mani ed i piedi coi chiodi, vi sento tale un dolore, da sentirmi morire. Poi, trovandomi in me stessa, li sento ben bene al corpo, tanto vero, da non poter muovere le dita, il braccio e così delle altre sofferenze che il Signore mi fa partecipe, che dire tutto, andrei troppo per le lunghe.

(11) Ricordo pure che mentre Gesù faceva questo di succhiare alle mammelle, là metteva la bocca, ma dal cuore mi sentivo tirare quella cosa che succhiava, tanto, che mentre ciò faceva, delle volte mi sentivo strappare il cuore dal petto e qualche volta provando vivissimo dolore le dicevo: “Carino mio, davvero che sei troppo impertinente! fate più quieto, che mi duole assai”. E Lui se la rideva.

(12) Così pure quando mi trovo io a succhiare a Gesù, è dal suo cuore che tiro quel latte, oppure sangue, tanto che per me, com’è succhiare al petto di Gesù, così è se bevo al costato. Aggiungo pure un’altra cosa, siccome il Signore di tanto in tanto si benigna di versare dalla bocca un latte dolcissimo, oppure di farmi bere al suo costato il suo preziosissimo sangue, quando fa questo di voler succhiare a me, non altro si succhia, che quello stesso che Lui mi ha dato, perché io non ho niente come raddolcirlo, ma ci ho molto come amareggiarlo. Tanto vero, che delle volte nell’atto stesso che Lui succhiava a me, io succhiavo a Gesù e avvertivo chiaro non essere altro ciò che tirava da me, se non quello stesso che Lui mi dava, pare che mi sono spiegata abbastante per quanto ho potuto.