Scrutatio

Lunedi, 27 maggio 2024 - Sant´Agostino di Canterbury ( Letture di oggi)

19-42 Luglio 29, 1926 Tutto ciò che faceva Nostro Signore, in virtù del Voler Divino investiva tutta la Creazione. Chi metterà di nuovo in festa a tutta la Creazione?

La Divina Volontà - Libro 19°

19-42 Luglio 29, 1926 Tutto ciò che faceva Nostro Signore, in virtù del Voler Divino investiva tutta la Creazione. Chi metterà di nuovo in festa a tutta la Creazione?
font righe continue visite 127

(1) Stavo facendo i miei soliti giri nel Regno del Supremo Volere, ed essendo giunta a quel punto di ciò che aveva fatto il Divino Volere nell’Umanità di Nostro Signore, guardavo le sue lacrime, i suoi sospiri, i gemiti suoi, e tutto ciò che faceva, investiti della luce della sua Volontà, sicché i suoi raggi erano imperlati dalle lacrime di Gesù, riempiti dai suoi sospiri, investiti dai suoi gemiti dolenti e amorosi. E siccome la Creazione è pregna e investita dal Supremo Volere, i suoi raggi di luce, investendo tutto, imperlavano tutte le cose create delle sue lacrime. Tutte le cose restavano investite dai suoi sospiri, del suo amore e tutte gemevano insieme con Gesù. Ora, il dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno, e poggiando la sua testa sulla mia fronte mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il primo uomo, col peccare, perdette una Volontà Divina, e perciò ci volle la mia Umanità unita al Verbo Eterno, che doveva sacrificare in tutto e per tutto la volontà umana della mia Umanità per riacquistare questa Volontà Divina, per ridarla di nuovo alla creatura. Sicché la mia Umanità non gli dette neppure un respiro di vita alla sua volontà umana, ma la tenne solo per sacrificarla e per pagare la libertà che si aveva preso l’uomo di rigettare con tanta ingratitudine questa Volontà Suprema; e perdendola gli fallirono tutti i suoi beni, la sua felicità, il suo dominio, la sua santità, tutto gli andò fallito. Se l’uomo avesse perduto una cosa umana datagli da Dio, un angelo, un santo gliela avrebbe potuto restituire, ma siccome perdette una Volontà Divina, ci volle un altro Uomo e Dio che la potesse restituire. Ora, se fossi venuto sulla terra per redimerlo, avrebbe bastato una goccia del mio sangue, una mia piccola pena per metterlo in salvo, ma siccome venni non solo per salvarlo, ma per restituirgli la mia Volontà perduta, volle scendere questa Divina Volontà in tutte le mie pene, nelle lacrime, nei miei sospiri e gemiti, in tutto ciò che Io facevo e soffrivo, per riacquistare di nuovo il dominio in tutti e su tutti gli atti umani e così poter formare di nuovo il suo Regno in mezzo alle creature. Sicché quando Io, bambinello, piangevo, vagivo, gemevo, la mia Volontà Divina più che raggio solare investiva tutta la Creazione delle mie lacrime, dei miei gemiti e sospiri, sicché le stelle, il sole, il cielo azzurro, il mare, il piccolo fiore, tutti piangevano, gemevano, vagivano e sospiravano, perché la Volontà Divina che stava in Me era quella stessa che regnava in tutta la Creazione, e come connaturale le stelle piangevano, il cielo gemeva, il sole vagiva, il mare sospirava. L’eco mio, la luce della mia Volontà lo portava in tutte le cose create, e ripetendo l’atto mio facevano compagnia al suo Creatore. Oh! se tu sapessi l’assalto che riceveva la Divina Maestà nel sentire il mio pianto in tutta la Creazione, i miei gemiti e sospiri. Tutte le cose create, animate dalla mia Volontà, prostrate ai piedi del trono divino lo assordavano coi loro gemiti, lo attiravano con le loro lacrime, lo movevano a pietà coi loro sospiri e preghiere, e le mie pene, ripercotendosi in loro, lo legavano a cedere le chiavi del Cielo ed imploravano di nuovo il Regno della Volontà Divina sulla terra. Il mio Padre Celeste, impietosito e intenerito dalla sua stessa Volontà che piangeva, gemeva, pregava e penava in tutte le opere sue, cedeva le chiavi e dava di nuovo il suo Regno, ma per essere sicuro lo metteva nella mia Umanità, affinché a tempo opportuno lo potesse dar di nuovo all’umana famiglia. Ecco la necessità che Io facessi e scendessi nell’ordine delle azioni umane, perché la mia Volontà Divina doveva prendere il suo dominio, e sostituire l’ordine della sua Volontà Divina in tutti gli atti delle creature. Vedi dunque quanto mi costa questo Regno, con quante pene non lo riscattai, perciò l’amo tanto e a qualunque costo lo voglio stabilire in mezzo alle creature”.

(3) Ed io: “Ma dimmi amor mio, se tutto ciò che Tu facesti era investito dell’unità della luce del Supremo Volere, essendo una questa Volontà non si può disgiungere né separare dai suoi atti, sicché la Creazione non è più sola, tiene la compagnia dei tuoi atti, del tuo amore, dei tuoi gemiti; quindi non c’è quel silenzio di tomba che Tu mi dicesti l’altra volta”. E Gesù, tutto bontà ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, tu devi sapere che fino a tanto che la mia Umanità stette sulla terra, come pure fino a tanto che stette la Sovrana Regina, nella Creazione non ci fu solitudine né silenzio sepolcrale, perché in virtù della luce della Volontà Divina, dovunque questa si trovava, come luce si spandeva, e diffondendosi in tutto si moltiplicava in tutte le cose create e dovunque si ripeteva il mio atto, perché una era la Volontà. E’ tanto vero tutto ciò, che la Creazione diede segni sensibili tanto nella mia nascita, e molto più nella mia morte, fino ad oscurarsi il sole, a spezzarsi i sassi, a tremare la terra, come se tutti piangessero il loro Creatore, il loro Re, piangevano Colui che li aveva tenuto in festa, che aveva spezzato la loro solitudine ed il silenzio di tomba, e sentendo tutti l’amarezza di sì dura privazione, diedero segni di dolore e di pianto e ritornarono di nuovo nel lutto della solitudine e del silenzio, perché partendo Io dalla terra, non c’era più chi emetteva la voce nella luce della mia Volontà, che formando l’eco rendeva la Creazione parlante e operante. Succedeva come a quelli strumenti di metallo, che con arte chiudono la voce di chi parla o di chi canta, e lo strumento parla, canta, piange, ride, ma questo succede in virtù dell’eco della voce che ha parlato, ma se si toglie l’ingegno che produce quel canto, lo strumento resta muto. Molto più che Io non venni per la Creazione sulla terra, ma venni per l’uomo, e perciò tutto ciò che feci: pene, preghiere, gemiti, sospiri, li lasciai, più che nuova Creazione a bene delle anime, perché essendo stato fatto tutto ciò che Io feci in virtù della mia potenza creatrice, sta tutto in atto di salvare l’uomo. Oltre di ciò, la Creazione fu fatta per l’uomo, in cui doveva essere lui il re di tutte le cose create, e l’uomo col sottrarsi dalla mia Volontà Divina, perdette il regime, il dominio, né poteva formare leggi nel Regno della Creazione, come è solito d’un re quando possiede un Regno, perché avendo perduto l’unità della luce della mia Volontà, non seppe più reggere, non teneva più forza di dominio, le sue leggi non avevano valore; la Creazione fu per lui come un popolo che si ribella al re e ne forma il suo zimbello. E perciò la mia Umanità fu riconosciuta subito per suo Re da tutta la Creazione, perché sentiva in Me la forza dell’unione d’una sola Volontà; ma, partendo Io, restò di nuovo senza Re e chiusa nel suo silenzio, aspettando di nuovo chi nel Regno della mia Volontà doveva emettere la sua voce per farla risuonare in essa. Ma sai tu chi è colei che metterà di nuovo in festa tutta la Creazione, chi formerà il suo eco e la renderà di nuovo parlante? Sei tu figlia mia, che riprenderai il dominio, il regime nel Regno della mia Volontà, perciò sii attenta, ed il tuo volo nel mio Volere sia continuo”.