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Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

16-47 Febbraio 16, 1924 Ogni palpito del cuore di Gesù le portava un nuovo dolore, nuove gioie e contenti.

La Divina Volontà - Libro 16°

16-47 Febbraio 16, 1924 Ogni palpito del cuore di Gesù le portava un nuovo dolore, nuove gioie e contenti.
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(1) Stavo pensando ai dolori del cuore santissimo di Gesù, oh! come le mie pene scomparivano paragonate alle sue, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, i dolori del mio cuore sono indescrivibili ed inconcepibili ad umana creatura. Tu devi sapere che ogni palpito del mio cuore era un dolore distinto, ogni palpito mi portava un nuovo dolore, distinto uno dall’altro. La vita umana è un continuo palpitare, se cessa il palpito cessa la vita. Immaginati tu ora quali torrenti di dolore mi portava ogni palpito del mio cuore, fino all’ultimo del mio morire, dacché fui concepito fino all’ultimo mio palpito non mi risparmiò di portarmi nuove pene e acerbi dolori; ma devi sapere pure che la mia Divinità, che era inseparabile con Me, vigilando il mio cuore, mentre in ogni palpito faceva entrare un nuovo dolore, così in ogni palpito faceva entrare nuove gioie, nuovi contenti, nuove armonie e arcani celesti. Se fui ricco nel dolore, e mari immensi di pene racchiudeva il mio cuore, fui anche ricco di felicità, di gioie infinite e di dolcezza inarrivabile. Al primo palpito di dolore Io sarei morto se la Divinità, amando questo cuore con amore infinito, non avesse fatto ripercuotere nel mio cuore un palpito in due: dolore e gioia, amarezza e dolcezza, pene e contenti, morte e vita, umiliazione e gloria, abbandoni umani e conforti divini. Oh! se tu potessi vedere nel mio, vedresti tutto accentrato in Me, tutti i dolori possibili ed immaginabili, dai quali sorgono a novella vita le creature, e tutti i contenti e ricchezze divine, che come tanti mari scorrono nel mio cuore ed Io li diffondo a bene di tutta l’umana famiglia. Ma chi prende di più questi tesori immensi del mio cuore? Chi più soffre. Per ogni pena, ogni dolore, c’è una gioia speciale nel mio cuore che fa seguire quella pena o dolore sofferto dalla creatura, il dolore la rende più dignitosa, più amabile, più cara, più simpatica. E siccome il mio cuore si attirò tutte le simpatie divine in virtù dei dolori sofferti, Io, vedendo nella creatura il dolore, speciale caratteristica del mio cuore, vigilando questo dolore, con tutto amore verso su di lei le gioie ed i contenti che contiene il mio cuore; ma con sommo mio dolore, mentre il mio cuore vorrebbe far seguire le mie gioie al dolore che invio alle creature, non trovando in loro l’amore alle pene e la vera rassegnazione come l’ebbe il mio cuore, le mie gioie seguono il dolore, ma vedendo che il dolore non è stato ricevuto con amore ed onore e con somma sottomissione, le mie gioie non hanno trovato la via per entrare in quel cuore addolorato, se ne sono tornate dolenti al mio cuore. Perciò, quando trovo un’anima rassegnata, amante del patire, me la sento come rigenerata nel mio cuore, ed oh! come si alternano i dolori e le gioie, le amarezze e le dolcezze; non risparmio nulla di tutti i beni che posso versare in lei”.