16-39 Gennaio 4, 1924 Con le parole di Gesù nell’orto: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”, contrattò col suo Celeste Padre che la Volontà Divina prendesse il suo primo posto d’onore nella creatura.
La Divina Volontà - Libro 16°

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
(1) Stavo pensando alle parole di Gesù nell’orto quando disse: “Padre, se è possibile, passi da Me questo calice, ma però non mea voluntas, sed Tua Fiat”. Ed il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, credi tu che fu il calice della mia Passione per cui dicevo al Padre: “Padre, se è possibile passi da Me questo calice? ” No, non affatto, era il calice della volontà umana che conteneva tale amarezza e pienezza di vizi, che la mia volontà umana unita alla Divina provò tale ribrezzo, terrore e spavento, che gridai: “Padre, se è possibile passi da Me questo calice”. Com’è brutta la volontà umana senza della Volontà Divina, che quasi come dentro di un calice si rinchiuse dentro di ciascuna creatura; non c’è male nelle generazioni, di cui essa non sia l’origine, il seme, la fonte, ed Io vedendomi coperto di tutti questi mali che ha prodotto l’umana volontà, innanzi alla santità della mia mi sentivo morire, e sarei morto difatti se la Divinità non mi avesse sostenuto. Ma sai tu perché soggiunsi, e per ben tre volte: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat? ” Io sentivo sopra di Me tutte le volontà delle creature unite insieme, tutti i loro mali, e a nome di tutti gridai al Padre: “Non più la volontà umana sia fatta sulla terra, ma la Divina; la volontà umana sia sbandita e la Tua vi regni”. Sicché fin d’allora, e lo volli fare sin dal principio della mia Passione, perché era la cosa che più m’interessava e la più importante, di chiamare sulla terra il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra. Io ero a nome di tutti che dicevo: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”. Fin d’allora Io costituivo l’epoca del Fiat Voluntas tua sulla terra; e col dirlo per ben tre volte, nella prima la impetravo, nella seconda la facevo scendere, nella terza la costituivo regnante e dominatrice. E come dicevo: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”, Io intendevo di svuotare le creature della loro volontà e riempirle della Divina.
(3) Prima di morire, perché non mi restavano che ore, Io volli contrattare col mio Celeste Padre il mio primo scopo per cui venni sulla terra, che la Volontà Divina prendesse il suo primo posto d’onore nella creatura. Era stato questo il primo atto dell’uomo, cioè sottrarsi dalla Volontà Suprema, e quindi la nostra prima offesa, tutti gli altri mali di lui entrano nell’ordine secondario, ed Io dovetti prima realizzare lo scopo del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra, e poi formare con le mie pene la Redenzione, perché la stessa Redenzione entra nell’ordine secondario; è sempre la mia Volontà che tiene il primato in tutte le cose, e sebbene dei frutti della Redenzione si videro gli effetti, ma fu in virtù di questo contratto che Io feci col mio Divino Padre, che il suo Fiat doveva venir a regnare sulla terra, realizzando il vero scopo della creazione dell’uomo ed il mio primo scopo per cui venni sulla terra, che potette ricevere i frutti della Redenzione; altrimenti avrebbe mancato l’ordine alla mia sapienza; se il principio del male fu la sua volontà, Io questa dovevo ordinare e ristabilire, riunire Volontà Divina e umana, e sebbene si videro prima i frutti della Redenzione, questo dice nulla; la mia Volontà è qual Re, che sebbene è il primo fra tutti, arriva l’ultimo, precedendolo per suo onore e decoro i suoi popoli, eserciti, ministri, principi e tutta la corte regale. Sicché prima erano necessari i frutti della mia Redenzione per far trovare la corte regale, i popoli, gli eserciti, i ministri, all’altezza della Maestà della mia Volontà.
(4) Ma sai tu chi fu la prima a gridare insieme con Me: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”? Fu la mia piccola neonata nella mia Volontà, la mia piccola figlia, che ebbe tale ribrezzo, tale spavento della sua volontà, che tremante si strinse a Me e gridò insieme con Me: “Padre, se è possibile passi da me questo calice della mia volontà”, e piangendo soggiungesti insieme con Me: “Non mea voluntas, sed Tua Fiat”. Ah! sì, fosti tu insieme con Me in quel primo contratto col mio Celeste Padre, perché ci voleva una creatura almeno che doveva rendere valido questo contratto, altrimenti, a chi donarlo? A chi affidarlo? E per rendere più sicura la custodia del contratto, ti feci dono di tutti i frutti della mia Passione, schierandoli intorno a te come un esercito formidabile, che mentre tiene il suo regale corteggio alla mia Volontà, fa guerra accanita alla tua volontà, perciò, coraggio nello stato in cui ti trovi, smetti il pensiero che Io possa lasciarti, andrebbe a scapito del mio Volere, essendo che tengo il contratto della mia Volontà deposto in te. Onde stati in pace, è la mia Volontà che ti prova, che vuole non solo purgarti ma distruggere anche l’ombra della tua volontà, onde con tutta pace segui il volo nel mio Volere, non ti dar pensiero di nulla, il tuo Gesù farà in modo che tutto ciò che potrà succedere dentro e fuori di te, farà risaltare maggiormente la mia Volontà, e allargherà in te i confini della mia nella tua volontà umana; sono Io che manterrò la battuta nel tuo interno, affinché diriga tutto in te secondo il mio Volere. Io non mi occupai d’altro che della sola Volontà del Padre mio, e siccome tutte le cose stanno in Essa, perciò mi occupai di tutto; e se una preghiera insegnai, non fu altra che la Volontà Divina si faccia come in Cielo così in terra, ma era la preghiera che racchiudeva tutto. Sicché Io non mi aggiravo che intorno alla Volontà Suprema, le mie parole, le mie pene, le mie opere, i miei palpiti erano pregni di Volontà Celeste. Così voglio che faccia tu, devi tanto girare intorno ad Essa, da farti bruciare dall’alito eterno del fuoco della mia Volontà, in modo da perdere qualunque altra conoscenza, e di null’altro sapere che solo e sempre il mio Volere”.