16-4 Luglio 18, 1923 Sul Concepimento del Verbo Eterno.
La Divina Volontà - Libro 16°

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(1) Stavo pensando all’atto in cui il Verbo Eterno scese dal Cielo e restò concepito nel seno dell’Immacolata Regina, ed il mio sempre amabile Gesù, da dentro il mio interno è uscito un braccio, cingendomi il collo, e nel mio interno mi diceva:
(2) “Figlia diletta mia, se il concepimento della mia Celeste Mamma fu prodigioso, e fu concepita nel mare che uscì dalle Tre Divine Persone, il mio concepimento non fu nel mare che uscì da Noi, ma nel gran mare che risiedeva in Noi, la nostra stessa Divinità che scendeva nel seno verginale di questa Vergine, e restavo concepito. E’ vero che si dice che il Verbo restò concepito, ma il mio Celeste Padre e lo Spirito Santo erano inseparabili da Me; è vero che Io ebbi la parte agente, ma loro la ebbero concorrente. Immaginati due riflettori, che uno riflette nell’altro lo stesso soggetto, questi soggetti sono tre, quello di mezzo prende la parte operante, sofferente, supplicante, gli altri due vi stanno insieme, vi concorrono e sono spettatori, sicché potrei dire che i due riflettori, uno era la Trinità Sacrosanta, l’altro la mia cara Mamma. Lei, nel breve corso della sua vita, col vivere sempre nel mio Volere mi preparò nel suo verginale seno il piccolo terreno divino, dove Io, Verbo Eterno, dovevo vestirmi d’umana carne, perché mai sarei sceso dentro d’un terreno umano, e la Trinità riflettendo in Lei restò concepita. Onde quella stessa Trinità, mentre restava in Cielo, restava concepita nel seno di questa nobile Regina.
(3) Tutte le altre cose, per quanto grandi, nobili, sublimi, prodigiosi, anche lo stesso concepimento della Vergine Regina, tutte restano dietro, non c’è cosa che possa paragonarsi, né amore, né grandezza, né potenza, al mio concepimento; qui non si tratta di formare una vita, ma di rinchiudere la Vita che dà vita a tutti; non di allargarmi, ma di restringermi per potermi concepire, non per ricevere, ma per dare, chi ha creato tutto per rinchiudersi in una creata e piccolissima Umanità. Queste sono opere solo d’un Dio, e d’un Dio che ama, che a qualunque costo vuol legare col suo amore la creatura per farsi amare. Ma questo è un bel nulla ancora, sai tu dove sfolgorò tutto il mio amore, tutta la mia potenza e sapienza? Non appena la potenza divina formò questa piccolissima Umanità, tanto piccola che poteva paragonarsi alla grossezza d’una nocciola, ma con le membra tutte proporzionate e formate, ed il Verbo restò concepito in Essa, l’immensità della mia Volontà, racchiudendo tutte le creature passate, presenti e future, concepì in Essa tutte le vite delle creature, e come cresceva la mia, così crescevano loro in Me, sicché mentre apparentemente parevo solo, ma visto col microscopio della mia Volontà si vedevano concepite tutte le creature; succedeva di Me come quando si veggono acque cristalline, che mentre compariscono chiare, viste col microscopio, quanti microbi non si veggono? Il mio concepimento fu tale e tanto, che la gran ruota dell’eternità restò colpita ed estatica nel vedere gli innumerevoli eccessi del mio amore, e tutti i prodigi uniti insieme; tutta la mole dell’Universo restò scossa nel vedere rinchiudersi Colui che dà vita a tutto, restringersi, impicciolirsi, rinchiudere tutto, per fare che cosa? Per prendere le vite di tutti e far rinascere tutti”.