Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

14-64 Ottobre 3, 1922 Necessità che la Vergine fosse a giorno delle pene interne di Gesù.

La Divina Volontà - Libro 14°

14-64 Ottobre 3, 1922 Necessità che la Vergine fosse a giorno delle pene interne di Gesù.
font righe continue visite 103

(1) Continuando il mio solito stato, mi sentivo oppressa perché il benedetto Gesù spesso permette di farmi soffrire mentre sta presente il confessore, e mi lamentavo con Lui dicendogli: “Amor mio, vi prego, vi supplico, non permettete più che soffra alla presenza di nessuno, fa che tutto passi tra me e Te, e che Tu solo sia a giorno delle mie pene. Deh! contentami, dammi la parola che non lo farai più, anzi, fatemi soffrire il doppio, sono contenta purché tutto sia nascosto e tra me e Te”. E Gesù spezzando il mio dire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non ti abbattere, quando la mia Volontà lo vuole, anche tu devi cedere, e poi, non è altro che un passo della mia Vita, e la mia stessa Vita nascosta, le mie pene interne e tutto ciò che feci, ebbero sempre almeno uno, due spettatori, e questo con ragione, per necessità e per ottenere lo scopo delle stesse mie pene. Quindi il primo spettatore fu il mio Celeste Padre, cui nulla poteva sfuggirgli, essendo Lui stesso colui che m’infliggeva le pene era attore e spettatore. Se mio Padre non vedeva e non sapeva nulla, come potevo soddisfarlo, dargli la gloria, piegarlo alla vista delle mie pene a misericordia per il genere umano? Ecco lo scopo andava fallito. In secondo, di tutte le mie pene della mia Vita nascosta fu spettatrice la mia Mamma, ed era necessario, se Io ero venuto dal Cielo in terra per patire, non per Me, ma per il bene altrui, dovevo avere almeno una creatura in cui dovevo poggiare quel bene che contenevano le mie pene, e quindi muovere la mia cara Mamma a ringraziarmi, a lodarmi, ad amarmi, a benedirmi e farla ammirare l’eccesso della mia bontà; tanto che Lei, presa, rapita, commossa alla vista delle mie pene, mi pregava che in vista del gran bene che le portavano le mie pene, non la facessi esente d’immedesimarla con le mie stesse pene per soffrirle, per darmi il ricambio ed essere mia perfetta imitatrice. Se la mia Mamma nulla vedesse, non avrei avuto la mia prima imitatrice, nessun grazie, nessuna lode; le mie pene, il bene che contenevano restavano senza effetto, perché non conoscendole nessuno, non potevo fare il primo poggio, sicché lo scopo del gran bene che doveva ricevere la creatura andava sperduto, vedi quanto era necessario che almeno una sola fosse a giorno delle mie pene. Se ciò fu per Me, voglio che sia anche di te, anzi ti dico che voglio il confessore agente insieme con Me, spettatore e depositario delle pene che ti faccio soffrire, affinché anche lui partecipi al bene, ed avendolo insieme possa eccitarlo di più nella fede ed infondergli luce ed amore, per fargli comprendere le verità che ti vado manifestando”.

(3) Io sono restata più che mai oppressa nel sentire ciò, e mentre speravo misericordia ho trovato giustizia ed irremovibilità da parte di Gesù. Oh! Dio, che pena, e vedendomi più afflitta ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, questo è il bene che mi vuoi? I tempi sono tanto tristi, e i guai che verranno sono troppo raccapriccianti, e quando non potrai da sola impedire tutto il corso alla mia giustizia, lo potrai in due, e dovresti dire tu stessa che ti facessi soffrire. Perciò rassegnati anche in questo, ed abbi pazienza, lo vuole il tuo Gesù, e basta”.