Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

14-43 Luglio 16, 1922 Per regnare, la Santità del vivere nel Divino Volere dev’essere conosciuta.

La Divina Volontà - Libro 14°

14-43 Luglio 16, 1922 Per regnare, la Santità del vivere nel Divino Volere dev’essere conosciuta.
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(1) Avendomi detto il confessore di dover fare copiare dai miei scritti sulle diverse virtù di cui il benedetto Gesù mi ha fatto scrivere, sentivo in me una pena, un martirio nel fare uscire fuori ciò che Gesù mi aveva detto; onde, nel venire il benedetto Gesù gli ho detto: “Amor mio, solo per me questi martiri, che io stessa debba essere strumento di mettere fuori ciò che Tu mi hai manifestato, molto più che dovendo mettere fuori ciò che mi hai detto, sono costretta in certe cose a mettere fuori anche me stessa. Mio Gesù, che martirio, eppure, sebbene con sommo strazio dell’anima mia sono costretta ad ubbidire. Dammi la forza, aiutami; solo per me questo, hai detto tante cose agli altri, le hai fatto tante grazie, e nessuno ha saputo nulla, e se pure dopo la loro morte si è conosciuta qualche cosa, il resto è restato tutto sepolto con loro; solo a me toccava questo martirio”. E Gesù tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia, coraggio, non ti abbattere troppo; Io sarò con te anche in questo. Innanzi al mio Volere il tuo deve scomparire, e poi, è la santità del mio Volere che vuol essere conosciuta; eccone la causa. La santità del vivere nel mio Volere non tiene via, né porte, né chiavi, né stanze, invade tutto, è come l’aria che si respira, che tutti debbono e possono respirarla; solo che lo vogliano e che mettano da banda il voler umano, il Voler Divino si farà respirare dall’anima e le darà la vita, gli effetti, il valore della Vita del mio Volere, e se non viene conosciuto come potranno amare e volere un vivere sì santo, ch’è la gloria più grande che può darmi la creatura? La santità delle altre virtù è bastantemente conosciuta in tutta la Chiesa, e chi vuole può copiarla, ecco perciò non mi sono dato premura di moltiplicare la stessa conoscenza; ma la santità del vivere nel mio Volere, gli effetti, il valore che contiene, l’ultima pennellata che darà la mia mano creatrice alla creatura per renderla simile a Me, non è conosciuta ancora, ecco perciò tutta la mia premura che si metta fuori ciò che ti ho detto; e se ciò tu non facessi, verresti come a restringere il mio Volere, ad imprigionare in Me le fiamme che mi divorano, ed a farmi ritardare la completa gloria che mi deve la Creazione. Solo voglio che le cose escano fuori ordinate, perché una parola che manchi, un nesso ed un connesso, un periodo spezzato, invece di gettare luce mi getteranno tenebre, ed invece di farmi dare gloria e amore, le creature resteranno indifferenti, perciò sii attenta, ciò che ho detto Io voglio che esca intero”.

(3) Ed io: “Ma per mettere tutta intera la parte tua sono costretta a mettere parte della mia”.

(4) E Gesù: “E con ciò che vuoi dire? Se la via l’abbiamo fatta uniti, vuoi che esca solo in campo? E poi, chi debbo additare e mettere come esempio da imitare, se colei che ho ammaestrato e tiene la pratica del modo come vivere nel mio Volere non vuol essere conosciuta? Figlia mia, questo è assurdo”.

(5) “Ah! Gesù, in che labirinto mi getti, mi sento morire. Spero che il tuo Fiat mi darà la forza”.

(6) “Perciò togli il tuo volere, ed il mio Fiat farà tutto”.