Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

11-115 Gennaio 28, 1916 L’amore contenuto è la più grande amarezza. Sospensione del stato di vittima.

La Divina Volontà - Libro 11°

11-115 Gennaio 28, 1916 L’amore contenuto è la più grande amarezza. Sospensione del stato di vittima.
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(1) Mi sentivo oppressa e pensavo tra me: “Come tutto è finito, stato di vittima, patire, Gesù, tutto! ” Aggiunto che il confessore non stava bene, e quindi forse mi toccherebbe di stare senza comunione. Sentivo tutto il peso della sospensione di vittima da parte di Gesù, da parte della guida non avevo nessun ordine, né pro né contro; aggiungevo pure la mia afflizione ricordandomi che nel Marzo dell’anno scorso, non stando bene il confessore e trovandomi nelle stesse condizioni, Gesù mi aveva detto che se io, o chi mi guida, mi avesse tenuta nello stato di vittima, avrebbe risparmiato Corato. Quindi, nuovi timori, ancora fossi io causa di qualche grave male, anche a Corato. Ma chi può dire tutte le mie apprensioni ed amarezze? Erano tante, che mi sentivo impietrire. Ora, il benedetto Gesù avendo compassione, si è fatto vedere nel mio interno, e pareva che teneva la mano appoggiata alla fronte, tutto afflitto, tanto che non mi sentivo il coraggio di chiamarlo, e quasi sotto voce ho detto solo: “Gesù, Gesù”, e Lui mi ha guardato, ma, oh! come era mesto il suo sguardo, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quanto soffro! Se tu sapessi le pene di chi ti ama, non faresti altro che piangere. Soffro anche per te, perché non venendo spesso spesso, il mio Amore è contenuto e non mi sfogo, e nel vedere te che neppure ti sfoghi perché non mi vedi, e vedendoti soffrire Io soffro di più. Ah! figlia, l’amore contenuto è la più grande amarezza e che più tortura un povero cuore. Se tu soffrendo stai quieta, non soffro Io tanto, ma se ti affliggi e ti affanni nel tuo patire, Io smanio e vo’ in delirio, e sono costretto a venire per sfogarmi e farti sfogare, perché le mie e le tue pene sono sorelle. E poi non è finito il tuo stato di vittima, le mie opere sono eterne, e non senza giusta causa Io sospendo, ma non che faccia finire, e poi Io guardo le cose nella Volontà, sicché tu sei qual’eri, perché la tua volontà non è cambiata, e mancandoti le pene, non sei tu che ricevi danno, ma piuttosto le creature ché non ricevono gli effetti delle tue pene, cioè il risparmio dei flagelli. Avviene come alle creature quando occupano uffici pubblici, posti governativi per un dato tempo, hanno la paga a vita ad onta che si ritirano di quei posti; ed Io dovrei essere meno delle creature? Ah! no, se a quelli li danno pensioni a vita, Io la do in eterno; quindi non devi impensierirti delle soste che faccio. E poi, perché temi? Hai dimenticato quanto ti ho amato? Chi ti guida sarà previdente conoscendo tutte le cose come stanno e come sono andate, ed Io avrò riguardo di Corato. Per te, poi, qualunque cosa potrà succedere, ti terrò stretta nelle mie braccia”.