Gli esorcismi nel rituale romanum da Leone XIII a Pio XII
Inferno

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Un tratto di storia significativo per gli esorcismi minori è dato da
quella preghiera a S. Michele Arcangelo che insieme ad una preghiera
alla Madonna, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano
II, il celebrante e i fedeli recitavano mettendosi in ginocchio alla
fine di ogni messa:
Gloriosissimo principe delle milizie celesti, arcangelo san Michele,
difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro
spirituale malizia. Vieni in aiuto di noi, che fummo creati e riscattati
con il sangue di Gesù Cristo dalla tirannia del demonio. Tu sei
venerato dalla Chiesa quale suo custode e a te il Signore ha affidato le
anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Prega dunque il Dio
della pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché
esso non prevalga né a fare schiavi di sé gli uomini, né a recare danno
alla Chiesa. Presenta all'Altissimo, con le tue, le nostre preghiere,
perché discendano su di noi le sue divine misericordie. Incatena Satana e
ricaccialo negli abissi da dove non possa più sedurre le anime. Amen.
Questa preghiera composta da Leone XIII nel 1886 era stata ripresa
dall'Enciclica "Humanus genus" (1884) nella quale il papa parlava di un
esorcismo da lui composto. La sua storia, assai singolare, la racconta
sulla "Settimana del Clero" (n.13 del 30 marzo 1947) il padre Domenico
Pechenino degli Oblati di Maria Vergine, che era stato già Rettore
Maggiore della sua Congregazione. Il testo venne poi ripreso dalle
"Ephemerides Liturgicae" (1955, I, 5859, nota 9) e dalla rivista "Madre
di Dio" nell'articolo La visione diabolica di Leone XIII di Giuseppe
Ferrari (1984,11,4). E Pechenino nel terminare l'articolo scriveva:
Qui finendo, io mi permetto di accennare solo più ad un fatto poco
conosciuto, che getta un vivissimo fascio di luce sull'ordine di idee a
cui ho accennato. L'ho attinto, il fatto, a fonte sicura. Non ricordo
dunque l'anno preciso. Si era un po' dopo il 1890. Un mattino il grande
Pontefice Leone XIII aveva celebrato la S. Messa, e stava assistendo ad
un'altra di ringraziamento, come al solito. Ad un certo punto lo si vide
drizzare energicamente il capo, poì fissare intensamente qualcosa al di
sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza battere palpebra,
ma con un senso di terrore e di meraviglia, cambiando colore e
lineamenti. Qualcosa di strano, di grande avveniva in lui. Finalmente,
come rivenendo in sé, e dando un leggero ma energico tocco di mano, si
alza. Lo si vede avvicinarsi verso il suo studio privato. I famigliari
lo seguono con premura e ansiosi "Santo Padre? Non si sente bene? Ha
bisogno di qualcosa? Niente, niente!" risponde. E si chiude dentro. Dopo
una mezz'oretta fa chiamare il Segretario della S. Congregazione dei
Riti, e, porgendogli un foglio, gl'ingiunge di farlo stampare e farlo
pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Cosa conteneva? La preghiera
che recitiamo al termine della Messa, col popolo, con la supplica a
Maria e l'infocata invocazione al Principe delle milizie celesti, S.
Michele implorando da Dio che lo ricacci nell'inferno.
Circa un anno prima del suddetto racconto, il cardinale Giovanni
Battista Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, nella Lettera pastorale
per la quaresima del 1946 diceva:
Il sapientissimo Pontefice Leone XIII, intelligenza superiore e
certamente non spirito gretto e piccino, scrisse Egli stesso quella
bella e forte preghiera... E quella frase `che si aggirano nel mondo» ha
una spiegazione storica, a noi riferita dal Segretario particolare
Mons. Rinaldo Angeli. Leone XIII ebbe veramente visione degli spiriti
infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella
esperienza... venne la preghiera che volle in tutta la Chiesa, Preghiera
che egli recitava con una voce vibrante e potente, che risuonava in
modo indimenticabile nell'universale silenzio sotto le volte del massimo
tempio della cristianità. Non solo ma scrisse di sua mano uno speciale
esorcismo che egli raccomandava ai Vescovi e Sacerdoti di recitare
spesso per le loro Diocesi e le loro parrocchie...
Il Rìtuale redatto ad opera di Leone XIII e reso operante nel 1890,
conteneva degli esorcismi sotto il titolo Exorcismus in Satanam et
angelos apostaticos; proprio questi testi, nel corso degli anni,
subiranno i maggiori rimaneggiamenti. Se consideriamo la preghiera a S.
Michele Arcangelo nella sua traduzione definitiva riportata negli Acta
Apostolicae Sedis del 1890, che rientrava nelle formule di esorcismo,
avremo occasione di comprendere il perché di tali cambiamenti:
O gloriosissimo principe della milizia celeste, san Michele Arcangelo,
difendici nella lotta e nella battaglia, che per noi e contro i principi
e le potestà, contro i capi del mondo, contro gli spiriti del male che
abitano le regioni celesti. Vieni in aiuto degli uomini che Dio creò
invincibili fece a immagine della sua somiglianza e riscattò dalla
tirannide del diavolo a caro prezzo. Combatti oggi con l'esercito degli
angeli beati le battaglie del Signore, come un giorno combattesti contro
Lucifero, capo di superbia, e i suoi angeli traditori: e non
prevalsero, né si trovò più posto per essi in cielo. Ma quel grande
dragone, il serpente antico, che viene chiamato diavolo e Satana, che
seduce il mondo intero, è stato scagliato in terra e con lui sono stati
mandati i suoi angeli. Ecco, il nemico antico e omicida si è eretto con
forza. Trasfigurato in angelo di luce, da ogni dove circonda e invade la
terra con tutta la caterva degli spiriti maligni, per cancellare in
essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire le anime destinate
alla corona della gloria eterna, per ucciderle e condannarle alla morte
eterna. Il malefico dragone trasfonde il veleno della sua malvagità,
come fiume immondissimo, negli uomini depravati di mente e corrotti di
cuore, lo spirito di menzogna, di empietà. e bestemmia, e il mortifero
alito della lussuria, tutti i vizi e le iniquità. (Nemici molto astuti
hanno riempito di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell'Agnello,
l'hanno ubriacata di assenzio; hanno posto le loro empie mani su tutte
le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissimo
Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là hanno
posto l'abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il
pastore, riuscissero a disperdere anche il gregge). Assisti dunque,
guida invincibile, il popolo di Dio contro le irrompenti malvagità
spirituali, e ottieni la vittoria. La santa Chiesa ti venera custode e
patrono, contro le nefaste potestà terrestri e infernali; a te il
Signore ha affidato le anime dei redenti da collocare nella felicità
suprema. Supplica il Dio della pace, affinché schiacci Satana sotto i
nostri piedi, perché non possa più tenere prigionieri gli uomini e
danneggiare la Chiesa. Offri le nostre preghiere al cospetto
dell'Altissimo, affinché presto ci ottengano le misericordie del
Signore, e cattura il drago, il serpente antico che è diavolo e Satana, e
rimandalo legato nell'abisso affinché non seduca più le genti. Perciò,
confidando nel tuo presidio e tutela, con l'autorità del nostro sacro
ministero, ci accostiamo a te fiduciosi e sicuri per respingere le
infestazioni del frode diabolica nel nome di Gesù Cristo, Dio e Signore
nostro.
La preghiera risultava essere molto lunga e per questo, nel 1915, furono
tolte le parti in corsivo allorché venne pubblicato il Rituale Romanum
da papa Pio X con l'aggiunta dell'esorcismo di Leone XIII. Nell'edizione
del Rituale del 1933, sotto il pontificato di Pio XI, era esclusa la
parte messa fra parentesi e riportata in questa forma anche
nell'edizione del 1956 da papa Pio XII. A tale proposito la Radoani
afferma che in alcuni rituali pubbucati nel 1932, come quello Sloveno
non più in latino ma adattato alla lingua locale, le omissioni erano già
avvenute. Ciò che faceva problema da una parte erano le affermazioni
come "uomini che Dio creò invincibili" poiché non era riconosciuta
l'indistruttibilità umana e dall'altra la parte riguardante la teologia
della caduta del demonio, tuttora discussa, giacché non era ammissibile
in un rituale che aveva il suo valore in tutta la Chiesa cattolica.
Pio XI nel 1933, rivisitando il Rituale con l'intento di emanarne una
nuova edizione, si accorse del grande problema che provocavano alcune
frasi della preghiera di Leone XIII come ad esempio: "nemici molto
astuti". "Laddove è stata posta la sede del beatissimo Pietro... hanno
posto l'abominevole trono delle loro empietà:..". Affermazioni del
genere andavano contro la gerarchia della Chiesa e tanto più contro il
romano pontefice in quanto si diceva che la Chiesa era stata ubriacata
di assenzio, derubata dal demonio e dove c'era. il soglio papale era
presente in pieno l'abominazione. A motivo di tutto ciò il papa con
prontezza provvide a rimuovere le suddette espressioni. Il Rituale così
riveduto presentava diverse differenze rispetto a quello che vigeva nel
1890. Esso infatti iniziava tralasciando la recita dei salmi 67 e 34 per
passare subito alla preghiera di S. Michele Arcangelo. Seguiva:
Il vero e proprio esorcismo, ripreso interamente dalla prima versione,
che si concludeva con un'invocazione finale e con l'aspersione del
luogo, in cui si effettuava l'esorcismo, con acqua esorcizzata.
Nel Rituale edito da Pio XII con decreto del 1952, gli esorcismi sono
riportati nel titolo XII con l'espressione De exorcizandis obsessis a
daemonio il quale comprende un capitolo sulle norme da osservare quando
si esorcizza il demonio, un capitolo che riproduce il rito vero e
proprio dell'esorcismo sugli ossessi dal demonio e un capitolo che
riprende l'Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos..Una delle più
vistose diversità nei confronti del Rituale precedente di Pio XI
nell'edizione del 1926 è lo spostamento del capitolo sugli esorcismi dal
titolo XI al titolo XII che comporta anche il venir meno e l'aggiunta
di alcune preghiere soprattutto nei salmi. E' inoltre stabilito che il
rito sia presieduto esclusivamente da un sacerdote delegato a questo
dall'Ordinario del luogo anche se è consentita la presenza di assistenti
laici allo scopo di aiutare il sacerdote nella preghiera e
nell'immobilizzare l'ossesso durante lo svolgimento degli esorcismi. Due
altre modifiche di grande rilievo nel titolo XII sono da rintracciarsi
nelle norme preliminari al numero 3:
Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia posseduto dal
demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sintomi da cui si
distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche
malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni della presenza del
demonio: parlare correttamente lingue sconosciute o capire chi le parla;
conoscere fatti distanti o nascosti; dimostrare di avere delle forze
superiori all'età e alla naturale condizione; e altri fenomeni di questo
genere che più sono numerosi e più sono indicativi.
Ciò che faceva problema era il tipo di linguaggio che non rispecchiava
più il sentire del nuovo periodo: era necessario sostituire una
espressione vecchia con una terminologia nuova che si basava pure sui
recenti studi medici. Anche la parola "segno» non esprimeva più una
fenomenologia determinata a priori ma intendeva parlare ora di
"indizio". Per poter meglio comprendere il criterio diagnostico occorre
fare una precisazione. Osservando un indemoniato nel suo modo di
atteggiarsi non è difficile riconoscere come i suoi comportamenti
possano raggrupparsi in due diversi tipi: alcuni presentano una
somiglianza con quelli che hanno dei disturbi e delle malattie psichiche
(potremmo indicarle con il nome di fenomenologia psichiatrica della
possessione), altri, per il loro sembrare a certi fenomeni della
parapsicologia, potremmo definirli con il nome di fenomenologia
parapsicologica della possessione. Per quanto concerne la fenomenologia
Psichiatrica(*), afferma mons. Balducci, il Rituale ne suppone sia la
presenza sia la naturalità ma proprio su questa situazione la presenza
della fenomenologia parapsicologica acquista(**) un valore indicativo. è
però insufficiente affermare che la parapsicologia concomitante con la
fenomenologia psichica possa essere solo un indizio ma anzi è sempre un
indizio di possessione.
A conclusione di questo paragrafo riportiamo il testo integrale degli
esorcismi contenuti nel Rituale Romanum nella sua ultima edizione del
1956:
NORME DA OSSERVARE CON CHI VIENE ESORCIZZATO CONTRO IL DEMONIO
1. Il sacerdote che si appresta a esorcizzare persone tormentate dal
demonio deve essere munito di speciale ed espressa autorizzazione
dell'ordinario e deve essere fornito di pietà, prudenza, integrità di
vita; confidando non nel suo potere, ma in quello divino; sia distaccato
da ogni cupidigia dei beni umani, per poter compiere il suo compito
religioso mosso da costante carità e umiltà. Deve inoltre essere di età
matura e degno di rispetto non solo per l'incarico, ma per la serietà
dei costumi.
2. Perciò, per poter adempiere nettamente al suo ufficio, si sforzi di
conoscere molti altri documenti utili al suo compito, scritti da provati
autori e che qui, per brevità, non indichiamo, e si valga
dell'esperienza; inoltre deve osservare diligentemente queste poche
norme, particolarmente necessarie.
3. Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia posseduto dal
demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sintomi da cui si
distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche
malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni della presenza del
demonio: parlare correttamente lingue sconosciute o capire chi le parla;
conoscere fatti distanti o nascosti; dimostrare di avere delle forze
superiori all'età e alla naturale condizione; e altri fenomeni di questo
genere che più sono numerosi e più sono indicativi.
4. Per acquistare una maggiore conoscenza dello stato della persona,
dopo uno o due esorcismi, egli interroghi il posseduto su quanto ha
percepito nella mente o nel corpo; per conoscere anche a quali parole i
demoni si siano maggiormente turbati, per insistervi e ripeterle con più
frequenza in seguito.
5. Si renda conto di quali artifici e inganni usino i demoni per
fuorviare l'esorcista: infatti sono soliti rispondere con menzogne; si
manifestano docilmente, affinché l'esorcista, ormai stanco, ci rinunci;
oppure il colpito si finge malato e non posseduto dal demonio.
6. Talvolta i demoni, dopo essersi manifestati, si nascondono e lasciano
il corpo libero da ogni molestia, così che il colpito crede di essere
totalmente liberato. Ma l'esorcista non cessi finché non vede i segni
della liberazione.
7. Talvolta i demoni pongono in atto tutti gli impedimenti che possono,
perché il malato non si sottoponga agli esorcismi, o si sforzano di
convincere che si tratta di una malattia naturale; qualche volta,
durante l'esorcismo, fanno sì che il malato dorma e gli mostrano una
qualche visione, nascondendo se stessi, perché sembri che il malato sia
liberato.
8. Alcuni dichiarano di aver ricevuto un maleficio, dichiarano da chi è
stato fatto e in che modo vada distrutto. Ma si stia attenti che per
questo, non ci si rivolga a maghi o a indovini o ad altri, anziché
ricorrere ai ministri della Chiesa; che non si ricorra a nessuna forma
di superstizione o ad altri mezzi illeciti.
9. Altre volte il demonio permette che l'infermo riposi e riceva la
santissima eucaristia, perché sembri che se ne sia andato. Inoltre sono
innumerevoli gli artifici e le frodi del demonio per ingannare l'uomo;
per non lasciarsi imbrogliare da questi modi l'esorcista deve essere
molto prudente.
10. Perciò l'esorcista, memore di quanto ha detto il Signore, che, certo
genere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno,
si sforzi di fare uso di questi due potentissimi rimedi per impetrare
l'aiuto divino ed espellere i demoni, secondo l'esempio dei santi padri,
in quanto gli è possibile, o personalmente o incaricandone altri.
11. I posseduti vengano esorcizzati in chiesa, se si può fare
comodamente, o in altro locale religioso e conveniente, lontano dalle
folle. Ma se il posseduto è ammalato, o per altro giusto motivo, si può
compiere l'esorcismo anche in casa.
12. Venga avvisato il posseduto, se è fisicamente e mentalmente in grado
di farlo, di pregare a suo vantaggio, di digiunare, di ricevere spesso
la confessione e la comunione a suo sostegno, secondo il consiglio del
sacerdote. E mentre viene esorcizzato, che stia raccolto, che si rivolga
a Dio con ferma fede per chiedergli la salute con tutta umiltà. E
mentre viene maggiormente tormentato, sopporti con pazienza, senza mai
dubitare dell'aiuto di Dio.
13. Abbia il Crocifisso in mano o in vista. Anche le reliquie dei santi,
quando si possono avere; tenute con sicurezza e avvolte
convenientemente, possono essere poste con riverenza sul petto o sul
capo del posseduto. Ma si stia attenti che gli oggetti sacri non vengano
trattati in modo indegno o possano subire danno dal demonio. Non si
ponga la santissima eucaristia sul capo del posseduto o su altra parte
del suo corpo, per il pericolo di irriverenza.
14. L'esorcista non si perda in molte parole, né in domande superflue o
di curiosità, soprattutto riguardo a fatti futuri o nascosti che non si
addicono al suo ufficio. Ma imponga allo spirito immondo di tacere e di
rispondere solo alle sue domande; e neppure gli creda se il demonio
finge di essere l'anima di un qualche santo, o di un defunto o di un
angelo buono.
15. Le domande necessarie da farsi sono, ad esempio, quelle sul numero e
sui nomi degli spiriti presenti, sul tempo in cui sono entrati, sulla
causa della possessione, e altre simili. Quanto alle altre futilità sul
demonio, il riso, le inezie, l'esorcista lo tronchi o le disprezzi; e
ammonisca i presenti che debbono essere pochi di non farvi caso e di
non rivolgere domande al posseduto; ma piuttosto di pregare Dio per lui,
con umiltà e insistenza.
16. Gli esorcismi vanno detti o letti comandando con autorità, con
grande fede, umiltà e fervore; e quando ci si accorge che lo spirito è
più tormentato, allora si insista e lo si incalzi con più forza. Qualora
ci si accorga che il posseduto soffre in qualche parte del corpo, o è
colpito, o compare in qualche parte un bubbone, vi si faccia il segno
della croce é si asperga con acqua benedetta, che si deve sempre avere
pronta.
17. L'esorcista osservi anche a quali parole i demoni tremano di più, e
le ripeta più volte; e quando giunge al comando, lo ripeta spesso,
aumentando sempre la punizione. Se poi nota un progresso, continui per
due, tre, quattro ore, e più che può, fino a conseguire il successo.
18. Si guardi inoltre l'esorcista dal somministrare o consigliare una qualsiasi medicina, ma lasci ai medici questo compito.
19. Esorcizzando una donna, sia sempre presente qualche persona fidata,
che tenga stretta la posseduta mentre viene agitata dal demonio; se è
possibile, queste persone siano della famiglia della posseduta. Inoltre
l'esorcista, geloso della delicatezza, si guardi bene dal fare o dire
qualsiasi cosa che possa essere per lui o per gli altri occasione di
cattivi pensieri.
20. Durante l'esorcismo, usi di preferenza le parole della sacra
Scrittura, anziché quelle proprie o di altri. E imponga al demonio di
dire se è entrato in quel corpo in seguito a magia, o a segni malefici, o
a cose maleficiate che il posseduto ha mangiato; in questo caso le
vomiti, se invece ci si è serviti di cose esterne alla persona, dica
dove sono e, dopo averle trovate, si brucino. Si avverta il posseduto di
rivelare all'esorcista le tentazioni a cui viene soggetto.
21. Se poi il posseduto venisse liberato, lo si ammonisca con cura di
guardarsi dal peccato per non offrine al demonio l'occasione di
ritornare; in questo caso la sua condizione potrebbe diventare peggiore
di quella di prima della liberazione.
Note:
(*) La possessione è caratterizzata da un dominio dispotico, che il
demonio esercita sul corpo di una persona, servendosi di esso a suo
piacimento, dopo aver ridotto all'impotenza la forza direttiva
dell'anima. C'è quindi una vera sostituzione di comando dove il corpo si
muove, parla agisce mosso dall'individuo che con violenza lo domina. Il
paziente, nel suo comportamento esteriore, manifesterà una
fenomenologia molto simile a quella propria di certi disturbi mentali,
caratterizzati dallo sdoppiamento della personalità o dalla presenza di.
un principio interno che spinge ad agire in modo diverso dal normale.
Cfr. C. Balducci, Il diavolo, Mondadori, Milano 1994, pp. 252253.
(**) Nella persona posseduta, il demonio che agisce ha un potere molto
più esteso di quello proprio alla natura umana. Ora nel comportamento
dell'individuo dovrà apparire questo potere eccezionale che farà
assumere all'ossesso posizioni instabili, camminerà, si muoverà,
eseguirà perfettamente qualsiasi azione ad occhi chiusi, saprà
disimpegnare attività mai apprese, come suonare, dipingere, potrà
parlare lingue sconosciute, manifesterà conoscenze occulte circa
oggetti, persone e avvenimenti passati, nascosti, lontani. Egli potrà
sollevarsi dal suolo e sospeso nel vuoto muoversi e compiere vere
acrobazie, sposterà oggetti e mobili senza toccarli e verificarsi altre
cose straordinarie e impressionanti. Queste possibilità sono del tutto
al di fuori dell'ordine psichiatrico. Cfr. I, p. 254.