Visione dell’inferno della mistica serva di Dio suor Josefa Menendez
Josefa Menendez
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In un attimo mi trovai all'inferno, ma senza esservi trascinata come le
altre volte, e proprio come vi devono cadere i dannati. L'anima vi si
precipita da se stessa, vi si getta come se desiderasse sparire alla
vista di Dio, per poterlo odiare e maledire.
L'anima mia si lasciò cadere in un abisso di cui non si poteva vedere il
fondo, perché immenso. Benché non si vedessero forme corporali, i
tormenti straziano le anime dannate (che fra loro si conoscono), come se
i loro corpi fossero presenti.
Fui spinta in una nicchia di fuoco e schiacciata come tra piastre
roventi, e come se dei ferri e delle punte aguzze arroventate si
infiggessero nel mio corpo.
Ho sentito come se, pur senza riuscirci, si volesse strappargli la
lingua, cosa che mi riduceva agli estremi, con un atroce dolore. Mi
sembrava che gli occhi mi uscissero dall'orbita, credo a causa del fuoco
che li bruciava orrendamente.
Non si può né muovere un dito per cercare sollievo, né cambiare
posizione: il corpo è come compresso. Gli orecchi sono come storditi
dalle grida orrende e confuse che non cessano un solo istante.
Un dolore nauseabondo e una ripugnante asfissia invade tutti, come se bruciasse carne in putrefazione con pece e zolfo.
Tutto questo l'ho provato come nelle altre occasioni e, sebbene questi
tormenti siano terribili, sarebbe un nulla se l'anima non soffrisse. Ma
essa soffre in modo indicibile per la privazione di Dio.
Vedevo e sentivo alcune di queste anime dannate ruggire per l'eterno
supplizio che sanno di dover sopportare, specialmente alle mani. Penso
che durante la vita abbiano rubato, poiché gridavano: "Maledette mani,
dov'è ora quello che avete preso?".
Altre anime, urlando, accusavano la propria lingua e gli occhi... Ognuna
ciò che è stata causa del suo peccato: "Ora paghi atrocemente le
delizie che ti concedevi, o mio corpo. E sei tu che lo hai voluto! Per
un istante di piacere, un'eternità di dolore!".
Mi sembra che all'inferno le anime si accusino specialmente di peccati
di impurità. Mentre ero in quell'abisso ho visto precipitare delle
persone impure, e non si possono dire né comprendere gli orrendi muggiti
che uscivano dalle loro bocche: "Maledizione eterna! Mi sono ingannata!
Mi sono perduta! Sarò qui per sempre! Per sempre! E non ci sarà più
rimedio! Maledetta me!".
Una ragazzina urlava disperatamente, imprecando contro le cattive
soddisfazioni concesse in vita al suo corpo e maledicendo i genitori che
le avevano dato troppa libertà nel seguire la moda e i divertimenti
mondani. Era dannata da tre mesi.
Tutto ciò che ho scritto è soltanto una pallida ombra al confronto di ciò che si soffre veramente all'inferno".