CAPITOLO V: CRISTO IN UN MODO AMMIRABILE SALUTA QUELL 'ANIMA BEATA
Santa Matilde di Hackeborn

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Al Mattutino nella notte di Sant'Elisabetta, il volto dell'inferma si
alterò completamente. Non si aspettava più che il suo ultimo sospiro; il
Mattutino venne interrotto e la Comunità in tutta fretta si radunò di
nuovo intorno alla Santa.
Il Signore, apparve nello splendore della
sua divina virtù, sotto la forma di uno sposo coronato di gloria e di
onore, adorno dello sfolgorante fulgore della sua Divinità. Con
isquisita tenerezza disse alla moribonda queste parole: “Ora, o mia
diletta; ti esalterò davanti ai tuoi prossimi, cioè davanti alla tua
Congregazione che tanto mi è cara”. Poi salutò quell'anima veramente o
beata in una maniera misteriosa, superiore all'intelligenza umana,
inaudita fin dal principio dei secoli; la salutò per tutte le piaghe del
suo sacratissimo corpo (di cui si dice che siano cinquemila
quattrocento novanta)75. Da ciascuna di queste piaghe simultaneamente
emanavano una dolce armonia, un benefico vapore, un'abbondante rugiada
ed una deliziosa luce. Il Signore che si nascondeva, per così dire,
sotto queste diverse forme, chiamava l'anima e la salutava come di
passaggio.
Ora, quella dolce, armonia oltremodo superiore a quella
degli organi più perfetti, ricordava tutte e singole le parole che
l'eletta di Dio, durante la sua vita, aveva rivolte al Signore per la
propria consolazione o al suo prossimo per amore di Dio. Queste parole
che nel divin Cuore avevano fruttificato al centuplo, attraverso
ciascuna delle piaghe di Gesù Cristo, ritornavano come premio alla
eletta medesima.
Quel vapore meraviglioso significava i suoi
desiderii della gloria di Dio e della salvezza del mondo per la gloria
di Dio e secondo il desiderio medesimo di Dio; quei desiderii, coi loro
molteplici effetti venivano pure dati in premio alla eletta di Dio per
mezzo delle piaghe del Signore.
Quell'abbondante rugiada esprimeva il
suo amore per Dio e per le creature per amore di Dio. Per le piaghe del
Signore, questo amore ritornava a fortificare la sua anima e a
procurarle ineffabili delizie.
Da ultimo, quella sfolgorante luce
significava le sofferenze del corpo e dell'anima ch'ella aveva
sopportate dall'infanzia sino a questo giorno, le quali erano superiori
alla capacità naturale della creatura; ma nobilitate per la loro unione
con la Passione di Gesù Cristo, all'anima dell'eletta conferivano la
santità e la rendevano atta alla divina gloria.
Tuttavia, l'eletta
avendo gustato un certo riposo nel godimento di quelle celesti delizie,
non morì ancora, ma continuò ad aspirare verso i beni ineffabili che il
suo divino Sposo le preparava.
Il Signore intanto con generosa
abbondanza diffondeva su tutte le astanti la rugiada della sua divina
benedizione, dicendo: “Mosso dalla mia propria benignità, ho risentito
in me stesso una grande letizia nel mio cuore, vedendo tutti i membri di
una Comunità che mi è tanto cara assistere a questa mia ammirabile
trasfigurazione. N e riceveranno nei cieli, davanti a tutti i miei
Santi, tanto onore quanto ne ebbero i miei tre Apostoli Pietro, Giacomo e
Giovanni, i quali di preferenza agli altri, scelsi perché fossero
testimoni della mia Trasfigurazione sul monte”.
La persona che aveva
il favore di questa visione disse allora: “Signore, come mai questa
dolce benedizione e quest'abbondante effusione di, grazie possono
giovare alle persone che interiormente non le gustano?”
Il Signore si
degnò rispondere: “Quando un uomo dal suo padrone riceve la concessione
di un orto dove abbondano alberi fruttiferi, non può, conoscere il
gusto dei frutti di queste piante prima del tempo della loro maturità.
Così, quando diffondo sopra qualcuno il dono della mia grazia, egli non
percepisce nessun diletto interiore prima di aver rotto per così dire,
con la pratica delle virtù esteriori, la dura scorza dei diletti terreni
sotto la quale meriterà di trovare e di gustare l'armandola della
soavità interiore”.
Dopo aver ricevuto quella salutare benedizione del Signore, la Comunità ritornò in coro per terminare il Mattutino.