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Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

CAPITOLO V: CRISTO IN UN MODO AMMIRABILE SALUTA QUELL 'ANIMA BEATA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO V: CRISTO IN UN MODO AMMIRABILE SALUTA QUELL 'ANIMA BEATA
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Al Mattutino nella notte di Sant'Elisabetta, il volto dell'inferma si alterò completamente. Non si aspettava più che il suo ultimo sospiro; il Mattutino venne interrotto e la Comunità in tutta fretta si radunò di nuovo intorno alla Santa.
Il Signore, apparve nello splendore della sua divina virtù, sotto la forma di uno sposo coronato di gloria e di onore, adorno dello sfolgorante fulgore della sua Divinità. Con isquisita tenerezza disse alla moribonda queste parole: “Ora, o mia diletta; ti esalterò davanti ai tuoi prossimi, cioè davanti alla tua Congregazione che tanto mi è cara”. Poi salutò quell'anima veramente o beata in una maniera misteriosa, superiore all'intelligenza umana, inaudita fin dal principio dei secoli; la salutò per tutte le piaghe del suo sacratissimo corpo (di cui si dice che siano cinquemila quattrocento novanta)75. Da ciascuna di queste piaghe simultaneamente emanavano una dolce armonia, un benefico vapore, un'abbondante rugiada ed una deliziosa luce. Il Signore che si nascondeva, per così dire, sotto queste diverse forme, chiamava l'anima e la salutava come di passaggio.
Ora, quella dolce, armonia oltremodo superiore a quella degli organi più perfetti, ricordava tutte e singole le parole che l'eletta di Dio, durante la sua vita, aveva rivolte al Signore per la propria consolazione o al suo prossimo per amore di Dio. Queste parole che nel divin Cuore avevano fruttificato al centuplo, attraverso ciascuna delle piaghe di Gesù Cristo, ritornavano come premio alla eletta medesima.
Quel vapore meraviglioso significava i suoi desiderii della gloria di Dio e della salvezza del mondo per la gloria di Dio e secondo il desiderio medesimo di Dio; quei desiderii, coi loro molteplici effetti venivano pure dati in premio alla eletta di Dio per mezzo delle piaghe del Signore.
Quell'abbondante rugiada esprimeva il suo amore per Dio e per le creature per amore di Dio. Per le piaghe del Signore, questo amore ritornava a fortificare la sua anima e a procurarle ineffabili delizie.
Da ultimo, quella sfolgorante luce significava le sofferenze del corpo e dell'anima ch'ella aveva sopportate dall'infanzia sino a questo giorno, le quali erano superiori alla capacità naturale della creatura; ma nobilitate per la loro unione con la Passione di Gesù Cristo, all'anima dell'eletta conferivano la santità e la rendevano atta alla divina gloria.
Tuttavia, l'eletta avendo gustato un certo riposo nel godimento di quelle celesti delizie, non morì ancora, ma continuò ad aspirare verso i beni ineffabili che il suo divino Sposo le preparava.
Il Signore intanto con generosa abbondanza diffondeva su tutte le astanti la rugiada della sua divina benedizione, dicendo: “Mosso dalla mia propria benignità, ho risentito in me stesso una grande letizia nel mio cuore, vedendo tutti i membri di una Comunità che mi è tanto cara assistere a questa mia ammirabile trasfigurazione. N e riceveranno nei cieli, davanti a tutti i miei Santi, tanto onore quanto ne ebbero i miei tre Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, i quali di preferenza agli altri, scelsi perché fossero testimoni della mia Trasfigurazione sul monte”.
La persona che aveva il favore di questa visione disse allora: “Signore, come mai que­sta dolce benedizione e quest'abbondante effusione di, grazie possono giovare alle persone che interiormente non le gustano?”
Il Signore si degnò rispondere: “Quando un uomo dal suo padrone riceve la concessione di un orto dove abbondano alberi fruttiferi, non può, conoscere il gusto dei frutti di queste piante prima del tempo della loro maturità. Così, quando diffondo sopra qualcuno il dono della mia grazia, egli non percepisce nessun diletto interiore prima di aver rotto per così dire, con la pratica delle virtù esteriori, la dura scorza dei diletti terreni sotto la quale meriterà di trovare e di gustare l'armandola della soavità interiore”.
Dopo aver ricevuto quella salutare benedizione del Signore, la Comunità ritornò in coro per terminare il Mattutino.