CAPITOLO IV: DI UN VAPORE CHE SEMBRAVA USCIRE DALLE MEMBRA DELL'INFERMA
Santa Matilde di Hackeborn

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Recitandosi l'orazione: Ave Iesu Christe, a queste parole: Via dulcis:
Dolce via, il Signor Gesù, Sposo delle anime che lo amano, sembrò
diffondere le ricchezze della sua Divinità su la strada in: cui stava
per camminare quella sua sposa, onde attrarla più dolcemente a sé.
La
Santa nella sua agonia non diceva che queste parole: “O buon Gesù! O
buon Gesù!”, manifestando così che aveva nel più intimo del suo cuore
Colui del quale il nome le ritornava continuamente su le labbra, in
mezzo a crudeli dolori dei quali i suoi gesti attestavano la violenza.
Frattanto,
ognuna delle Suore le faceva le sue raccomandazioni, affidandole i
propri bisogni e quelli delle persone care. La Santa, non potendo più
parlare, rispondeva con debolissima voce: “Volentieri”, oppure “Sì”,
mostrando così con quale sentimento presentasse tutte le loro domande al
Diletto suo Signore. Nell'ultimo momento, non potendo articolare
nessuna parola, tuttavia continuava ad esprimere la sua tenerezza verso
le sorelle e gli amici spirituali, levando amorosamente verso il cielo
gli occhi o le mani.
La medesima persona di cui sopra, vide
innalzarsi dai membri più sofferenti di quella beata inferma una specie
di leggero vapore che penetrava nell'anima di lei e la purificava, la
santificava e la disponeva alla beatitudine eterna. Ma quella persona si
propose di tener segreta questa visione per la paura di attirare sopra
di sé l'attenzione; da quanto diremo si vedrà come un tal proposito
fosse contrario alla volontà di Dio, perché é gloriosa per lui la
rivelazione delle sue parole (Tob. XII, 7); Egli ha detto pure nel
Vangelo: Ciò che sentite con l'orecchio, predicatelo sopra i tetti
(Matth. X, 27).
Infatti, durante i Vespri, Suor Metilde, di felice
memoria, sembrò di nuovo così vicina a spirare che la Comunità,
richiamata dal coro, omise i suffragi onde recitare presso l'inferma le
preci d'uso. Ma durante questo tempo, quella persona di cui sopra,
malgrado l'applicazione dei suoi sensi interni, non poté veder nulla di
ciò che facesse il Signore rispetto alla sua eletta; dovette quindi
rientrare in sé medesima, riconoscère la sua colpa e cancellarla col
pentimento; poi promise a Dio di rivelare, per gloria di Lui e per
consolazione del prossimo, tutto ciò che Egli si sarebbe ancora
compiaciuto di manifestarle.
Dopo Compieta, per la terza volta la
morte di Metilde sembrò imminente. Allora la medesima persona, rapita in
ispirito, vide di nuovo l'anima dell'inferma sotto la forma di una
graziosa ed amabile giovinetta, adorna di nuovi splendori per le
sofferenze che in quel giorno aveva sopportate. In un rapido slancio
l'anima della moribonda si gettava al collo del Signore Gesù, suo Sposo,
stringendolo in un amoroso abbraccio, e simile ad un'ape che vola da un
fiore all'altro, raccoglieva una voluttà speciale in ciascuna delle
piaghe del Signore.
Durante la recita del responsorio: Ave Sponsa
Virginum, Regina, Rosa sine spina, la Regina delle Vergini, la Rosa
senza spine, Maria Madre di Dio, veniva a preparare sempre più l'anima
dell'inferma al godimento delle delizie della Divinità.
Il Signor
Gesù prese i meriti della sua immacolata Madre Vergine, ne formò una,
specie di gioiello arricchito di splendenti gemme, e lo sospese al collo
dell'inferma, donandole come alla Verginale Madre sua, lo speciale
privilegio di essere chiamata vergine ed insieme madre; perché per un
casto amore ella aveva generato nel cuore di molti una costante memoria
del Signore.