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Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

CAPITOLO IV: DI UN VAPORE CHE SEMBRAVA USCIRE DALLE MEMBRA DELL'INFERMA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO IV: DI UN VAPORE CHE SEMBRAVA USCIRE DALLE MEMBRA DELL'INFERMA
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Recitandosi l'orazione: Ave Iesu Christe, a queste parole: Via dulcis: Dolce via, il Signor Gesù, Sposo delle anime che lo amano, sembrò diffondere le ricchezze della sua Divinità su la strada in: cui stava per camminare quella sua sposa, onde attrarla più dolcemente a sé.
La Santa nella sua agonia non diceva che queste parole: “O buon Gesù! O buon Gesù!”, manifestando così che aveva nel più intimo del suo cuore Colui del quale il nome le ritornava continuamente su le labbra, in mezzo a crudeli dolori dei quali i suoi gesti attestavano la violenza.
Frattanto, ognuna delle Suore le faceva le sue raccomandazioni, affidandole i propri bisogni e quelli delle persone care. La Santa, non potendo più parlare, rispondeva con debolissima voce: “Volentieri”, oppure “Sì”, mostrando così con quale sentimento presentasse tutte le loro domande al Diletto suo Signore. Nell'ultimo momento, non potendo articolare nessuna parola, tuttavia continuava ad esprimere la sua tenerezza verso le sorelle e gli amici spirituali, levando amorosamente verso il cielo gli occhi o le mani.
La medesima persona di cui sopra, vide innalzarsi dai membri più sofferenti di quella beata inferma una specie di leggero vapore che penetrava nell'anima di lei e la purificava, la santificava e la disponeva alla beatitudine eterna. Ma quella persona si propose di tener segreta questa visione per la paura di attirare sopra di sé l'attenzione; da quanto diremo si vedrà come un tal proposito fosse contrario alla volontà di Dio, perché é gloriosa per lui la rivelazione delle sue parole (Tob. XII, 7); Egli ha detto pure nel Vangelo: Ciò che sentite con l'orecchio, predicatelo sopra i tetti (Matth. X, 27).
Infatti, durante i Vespri, Suor Metilde, di felice memoria, sembrò di nuovo così vicina a spirare che la Comunità, richiamata dal coro, omise i suffragi onde recitare presso l'inferma le preci d'uso. Ma durante questo tempo, quella persona di cui sopra, malgrado l'applicazione dei suoi sensi interni, non poté veder nulla di ciò che facesse il Signore rispetto alla sua eletta; dovette quindi rientrare in sé medesima, riconoscère la sua colpa e cancellarla col pentimento; poi promise a Dio di rivelare, per gloria di Lui e per consolazione del prossimo, tutto ciò che Egli si sarebbe ancora compiaciuto di manifestarle.
Dopo Compieta, per la terza volta la morte di Metilde sembrò imminente. Allora la medesima persona, rapita in ispirito, vide di nuovo l'anima dell'inferma sotto la forma di una graziosa ed amabile giovinetta, adorna di nuovi splendori per le sofferenze che in quel giorno aveva sopportate. In un rapido slancio l'anima della moribonda si gettava al collo del Signore Gesù, suo Sposo, stringendolo in un amoroso abbraccio, e simile ad un'ape che vola da un fiore all'altro, raccoglieva una voluttà speciale in ciascuna delle piaghe del Signore.
Durante la recita del responsorio: Ave Sponsa Virginum, Regina, Rosa sine spina, la Regina delle Vergini, la Rosa senza spine, Maria Madre di Dio, veniva a preparare sempre più l'anima dell'inferma al godimento delle delizie della Divinità.
Il Signor Gesù prese i meriti della sua immacolata Madre Vergine, ne formò una, specie di gioiello arricchito di splendenti gemme, e lo sospese al collo dell'inferma, donandole come alla Verginale Madre sua, lo speciale privilegio di essere chiamata vergine ed insieme madre; perché per un casto amore ella aveva generato nel cuore di molti una costante memoria del Signore.