CAPITOLO XX: NOME E UTILITÀ DI QUESTO LIBRO
Santa Matilde di Hackeborn

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Come abbiamo già detto, (libro II, cap. XXV) questo libro venne quasi
per intero scritto all'insaputa della Serva di Dio. Ma essendone stata
informata da qualcuno, Metilde ne rimase così profondamente rattristata
che non si riuscì a consolarla; perciò si rifugiò, secondo il suo
costume, presso il suo Signore onde confidargli la sua pena.
Il
Signore si degnò di comparirle subito, tenendo questo libro con la sua
destra appoggiato sul proprio Cuore. Egli si chinò, sino ad offrire il
suo bacio alla sua Serva e le disse: “Tutto quanto sta scritto in questo
libro è uscito dal mio divin Cuore e a Lui ritornerà”. Poi le sospese
al collo il libro e gliela attaccò sulle spalle. Metilde ne concluse che
non dovesse prendersi fastidio per questo libro più che se appartenesse
ad un altro, poiché era stato scritto per disegno provvidenziale di
Dio, senza che ne fosse stata avvertita.
In seguito, interrogò il
Signore onde sapere se d'ora innanzi. dovesse astenersi dal manifestare i
doni di Dio. Egli le rispose: “Donami secondo la liberalità del mio
Cuore generoso; donami secondo la mia volontà e non secondo la tua”.
Ella ripigliò: “Ma che ne sarà di questo libro dopo la mia morte? Ne
risulterà qualche vantaggio?”
Il Signore rispose: “Tutti quelli che
mi cercheranno con un cuor fedéle, in questo libro troveranno grande
letizia; quelli che mi ameranno, leggendolo s'infiammeranno ancor più di
amore per me, e gli afflitti vi troveranno consolazione”. L'anima
domandò infine qual titolo gli si dovesse dare, è il Signore rispose:
“Si chiamerà Libro della grazia speciale”.
Da quel momento, Metilde
conobbe perfettamente il libro, senza averlo veduto coi propri occhi, ed
alla sua confidente ne descriveva persino la copertina di cuoio.
Ciò
che si contiene in questo libro è ben poca cosa in confronto di ciò che
non vi è scritto; perché ho buone ragioni di presumere che la Santa
ebbe rivelazioni molto più numerose di quelle che abbia mai voluto
manifestare. Ella non parlava se non per gloria di Dio, e solo di quelle
cose dove credeva esservi qualche utilità o qualche insegnamento,
sopprimendo tante parole amorose, del suo Diletto. Talvolta pure le sue
visioni erano tanto spirituali che non avrebbe potuto trovare
espressioni per manifestarle.
VERACITÀ DI QUESTO LIBRO
Durante
una messa, il Signore comparve davanti alla sua Serva, seduto sul trono
della sua Maestà. Quando suonò la campana per la preghiera segreta,
essa disse al Signore:
“Ecco, siete adesso tutt'intero sull'altare nelle mani del Sacerdote, eppure siete tutt'intero qui con me!”.
Il
Signore rispose: “Non è forse l'anima tua presente in tutte le parti
del tuo corpo, eppure sempre nella mia presenza in cielo? se l'anima
tua, non essendo che semplice creatura, ha pur questo potere, io che
sono il Creatore perché non potrei essere in tutte le creature e
dappertutto?”
Nel medesimo istante, sembrò a Metilde che l'anima sua
fosse in cielo, alla presenza della santa Trinità, e rivestita di un
abito di una bianchezza sfolgorante: Il Signore la innalzò sino al suo
seno, la guardò con tenerezza e le disse queste amorevoli parole: “La
mia bellezza sarà la tua corona; la mia gioia sarà la tua collima; il
mio amore sarà il tuo manto, e le mie delizie saranno il tuo onore”.
La fece inoltre dolcemente riposare nel proprio Cuore, dicendole: “Ricevi tutt'intero il mio divin Cuore”.
L'anima
sentì la Divinità che la investiva a guisa di un torrente impetuoso, e
disse: “Quantunque voi mi abbiate ora riempita e in modo maraviglioso
illuminata, io nondimeno sono una creatura così meschina che tutto
quello che in voi conosco e che posso manifestare agli uomini, equivale
appena a ciò che una formica potrebbe rimuovere da una grande montagna”.
Ma
pensando che in quel libro erano scritte le illuminazioni che Dio si
era degnato di darle, disse: “Perché ciò che hanno fatto mi dà gran
pena, o amabilissimo mio Dio, benché non dubiti che sia stata la vostra
volontà?” Il Signore le rispose: “Perché non sei abbastanza riconoscente
per il dono che ti ho fatto”.
Metilde ripigliò: “E che cosa mai vi muove a concedere tali doni a me indegnissima e vilissima vostra servente?”
“La
mia bontà infinita, disse il Signore; se non ti avessi allettata con
simili favori, tu avresti avuto tanta consolazione terrena e poca io ne
avrei in te”.
Essa ripigliò di nuovo: “Come posso io sapere se tutto
quanto è scritto in quel libro sia vero, poiché non l'ho né letto né
approvato? E l'avessi pur tetto, non potrei perfettamente fidarmi di me
stessa”.
Il Signore rispose: “Io sono nel cuore di quelli che
desiderano udire da te i miei segreti; io accendo in loro un tal
desiderio. Io sono la loro intelligenza quando ti ascoltano, perché
intendano ciò che leggono ed odono. lo sono pure nella bocca di quelli
che ne parlano e nelle mani di quelli che lo scrivono; in tutto sono il
loro aiuto e il loro cooperatore. Perciò è vero tutto quanto dettano e
scrivono per me e in me, perché io sono la verità. Non mi hai tu sovente
pregato di non permettere. che tu fossi ingannata dallo spirito di
errore affinché tu potessi credere alla bontà mia? Sappi dunque che sei
stata esaudita”.
Metilde vide allora tre raggi uscire dal Divin Cuore
ed estendersi nei cuori delle due persone62 le quali scrivevano questo
libro, ciò che dava ad intendere che in questo lavoro erano ispirate e
confortate dalla divina grazia ed avrebbero fedelmente scritto questo
libro, accettando di buon cuore per la gloria di Dio ogni fatica ed ogni
fastidio.
La Santa disse ancora: “Ahimé! o dolcissimo Amico mio,
poiché sono stata ingrata per i vostri doni e non vi ho ringraziato come
dovevo, desidero che tutti quelli che leggeranno questo libro, a Voi e
per mezzo di Voi rendano azioni di grazie per me meschina e miserabile.
In questo solo mi consolerò se da tutto ciò risulterà lode a Voi e
profitto ai lettori”.
Il Signore rispose: “Tutti quelli che
leggeranno questo libro, quando per il dono che ti ho concesso
reciteranno l'antifona Tibi decus, A Voi la gloria, oppure qualche altra
lode, mi rallegreranno come se mi cantassero in cielo dolcissimi inni
d'amore; per onorarmi in presenza della santissima Trinità”.
Un'altra
volta, dopo aver pregato il Signore per tutti quelli che avrebbero
letto questo libro, ella gli domandò qual merito possano acquistare
quelli che amano negli altri i doni di Dio:
“Tutti quelli che amano
negli altri i miei doni, rispose il Signore, riceveranno lo stesso
merito e la stessa gloria di quelli ai quali ho concesso tali grazie”.
Che
questo libro sia veramente di Dio, che sia stato composto per la sua
grazia, che o sia di nome come di fatto, il Libro della grazia speciale,
l'abbiamo già esposto sopra. La persona che lo scrisse, secondo quanto
sentiva dalle labbra della Santa, o secondò la narrazione di una persona
che famigliarmente conversava con lei, ebbe nel sonno, circa tre anni
fa, il favore di una visione, nella quale le parve che quèlla anima
gradita a Dio63 della quale tratta questo libro, si comunicasse con gran
divozione, e ritornando dalla comunione, tenesse in mano una gran coppa
d'oro, lunga un cubito, piena di miele. Ella cantava con voce alta:
“Signore mi avete dato cinque talenti, eccovene in più cinque altri che
ho guadagnati”; poi, disse a tutti: “Chi vuole del miele della celeste
Gerusalemme?”
Tutte le suore che erano in coro, si avvicinavano e
ricevevano un favo di miele contenuto in quella coppa. Orbene, la
persona che ebbe questa visione si avvicinò, e dalla Santa ricevette un
boccone di pane inzuppato di quel miele. Mentre però teneva nelle mani
questo boccone ella vide un'altra meraviglia; quel boccone ed il miele
cominciarono a moltiplicarsi a segno che il, boccone divenne un pane
intero fresco e tenero, mentre il miele avendo inzuppato il pane da ogni
parte ne scorreva come olio, non solo nelle sue mani ma ancora su le
sue vesti e persino sul suolo che ne restò inondato.
Non credo di
tacere neppure il fatto seguente. Le persone che scrissero questo libro,
lo tenevano nascosto con gran cura; orbene, un giorno di festa, una di
esse, desiderando leggerlo, appena l'ebbe aperto che un'altra le disse
con trasporto: “Ebbene, qual tesoro vi è mai in questo libro?
Nell'istante in cui l'ho visto, il mio cuore ha risentito tale una
emozione che tutto il mio corpo ne ha trasalito.
Giustamente dunque
questo libro da Dio ha ricevuto il titolo di Libro della grazia
speciale, poiché or ora l'abbiamo visto presentato sotto la forma di un
liquore così dolce, e inoltre produce sentimenti così soavi anche in
quelli che soltanto lo veggono. Niente, infatti, è più dolce della
consolazione della divina grazia; niente commuove ed illumina l'anima
cristiana come questa grazia che la rinvigorisce e la conforta per ogni
opera buona. Donde queste parole dell'Apostolo: È bene che il Cuore sia
rinsaldato dalla grazia (Hebr., XIII, 19). Così pure il Salmista
dimostra che le parole di Dio (ed esse abbondano in questo libro)
illuminano l'anima, poiché egli dice: La rivelazione delle vostre
parole, o Signore dà l'intelligenza ai semplici (Ps. CXVIII, 130),
AZIONI DI GRAZIE
Sia benedetto il Signore, Dio di ogni grazia, la cui volontà ci ha dato la gloria di condurre a termine questo libro che avevamo intrapreso, non già per nostra volontà o per presunzione, ma per consiglio ed ordine della Madre badessa e col consenso del nostro Prelato. La Serva di Cristo cui venne ispirato o rivelato quanto nel medesimo si contiene, l'ha letto, approvato e corretto. Ecco come avvenne questo fatto:
Una: notte, in cui essa stava in orazione, il Signore le apparve con questo libro aperto nella sua mano destra. Metilde riferì questa visione alle due persone. che scrivevano; pregandole di mostrarle. quel volume. Esse rifiutarono, temendo di affliggerla; ma la Santa provò gran pena per il loro rifiuto e disse loro che non avrebbe pace finché non avesse letto il loro manoscritto.
Nella notte seguente, mentre ancora stava in orazione, ella vide la gloriosa Vergine Maria con in braccio un bel bambino e ne udì queste parole: “Ricevi mio Figlio, il Consolatore degli afflitti: Egli ha il potere di raddolcire le tue pene”. La Santa con gioia prese il divin Bambino e a lui espose tutto. “Non temere, le disse il Signore; io stesso ho permesso tutto questo, perché questo libro è opera mia. Il dono che hai ricevuto viene da me; e come tu hai ricevuto dal mio spirito, così quelle che hanno fatto questo libro sono state mosse dal mio Spirito a scrivere ed a proseguire nell'opera loro. Non aver dunque nessun timore, non v'è ragione per cui tu debba essere afflitta. Io stesso preserverò questo libro da qualsiasi danno e da ogni errore”.
Così il Signore pienamente la rassicurò e disse: “Le tue confidenti, in tutta verità, hanno scritto, seguendo il mio Spirito; tutte le parole di questo libro risplenderanno per sempre davanti ai miei occhi nella loro corona”.
Così il Signore la liberò dalla sua pena, e da quel giorno, le venne mostrato il libro secondo il suo desiderio, e gliene venne fatta lettura. Ogni volta che si presentava qualche dubbio, Metilde ne riferiva al Signore, il quale in tal modo si degnò di essere il correttore di questo libro per mezzo della Santa medesima.
Una persona interrogò l'anima di santa Metilde affine di sapere quale fosse la sua gloria per il suo dono di grazia speciale e ne ebbe questa risposta: “Questa gloria oltrepassa tutte le altre; l'amore illimitato che ha portato Dio a farsi uomo, mi ha gratuitamente affidato questo dono nella sua potente sapienza, nella sua divina dolcezza e nella sua liberalissima bontà”.
Alla domanda se fosse contenta o, meno che questo libro fosse stato scritto, l'anima rispose: “Ne provo tanto gaudio, perché procurerà la lode e l'adempimento della volontà di Dio ed anche il vantaggio del prossimo. Questo libro verrà chiamato: Luce della Chiesa, perché quelli che lo leggeranno saranno illuminati dalla luce della conoscenza, vi riconosceranno da quale spirito siano animati, e gli afflitti vi troveranno consolazione”.
Infatti, chiunque ama questo dono, ne riceve la sua parte così realmente come l'anima cui Dio l'ha dato. Se uno dal Re ricevesse un regalo per mezzo di un intermediario, quel regalo gli apparterrebbe in proprio, ed egli ne ritrarrebbe i medesimi vantaggi che se lo avesse ricevuto direttamente dalla mano medesima del Re. Per tali doni Dio richiede per sé solo la lode, la gloria e la riconoscenza.