CAPITOLO XVIII: L'INFERNO E IL PURGATORIO
Santa Matilde di Hackeborn

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Durante la sua preghiera, Metilde vide una volta l'inferno spalancato
sotto i suoi piedi, e in quell'abisso una miseria ed un orrore infinito:
serpenti, leoni, rospi, cani, orribili spettri di atrocissime fiere le
quali crudelmente si laceravano a vicenda. Ella disse al Signore: “O
Signore, chi sono questi disgraziati?”
“Quelli, rispose il Signore, che non hanno mai voluto, neppure, per un'ora, pensare a me con dolcezza”.
Essa
vide pure il purgatorio, dove erano altrettanti tormenti quanti sono i
vizi di cui, le anime su la terra si fanno schiave. Gli orgogliosi
cadevano senza posa da un abisso in un altro; quelli che erano stati
infedeli alle loro regole ed alla loro professione religiosa,
camminavano curvi come sotto un peso schiacciante. I golosi ed i bevoni
giacevano per terra, privi di sensi e disseccati dalla fame e dalla
sete, Quelli che avevano soddisfatto i loro desiderii carnali, si
fondevano nel fuoco come la carne ed il grasso sul braciere. Ogni anima
soffriva la pena che si era meritata col suo vizio preferito.
Ma quando la Santa ebbe pregato per loro, il Signore misericordiosamente ne liberò una copiosa moltitudine.