CAPITOLO XII: DELL'ANIMA DI UNA FANCIULLA (E. D'ORLAMUNDO)
Santa Matilde di Hackeborn

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Una signora, prima ancora di diventar madre, aveva fatto a Dio la
promessa che, se le avesse dato una bambina, l'avrebbe consacrata al
Signore e data a Cristo in isposa. Nacque la bambina, ma morì nel
secondo anno della sua età.
Metilde ne vide l'anima sotto la forma di
una bellissima vergine, rivestita d'una tunica vermiglia e d'un manto
d'oro adorno di bianchissimi gigli e le disse: “Donde a te tanta
gloria?”
La defunta rispose: “Il Signore nella sua bontà me l'ha
donata. Questa tunica vermiglia significa che ero naturalmente dotata di
un cuore amante; questo manto d'oro indica l'abito religioso, il quale
dal Signore mi è stato dato perché mia madre mi aveva destinata al
chiostro. Orbene, tutto ciò di cui il Signore mi avrebbe arricchita se
avessi praticata la perfezione religiosa, me lo concede adesso per un
effetto della sua liberalità: anzi mi attribuisce come un merito
particolare, l'essere stata a Lui consacrata fin dal seno di mia madre”.
E
come queste parole causavano alla Serva di Cristo una grande sorpresa,
il Signore le disse: “Di che ti meravigli? Ho accettato la volontà
formale della madre come se avesse avuto il suo effetto ed ho attribuito
alla bambina come eterna ricompensa tutti i beni che la sua madre aveva
desiderati per lei”.
Metilde fece pure questa domanda: “Ma perché, o mio Diletto, l'avete così presto tolta dal mondo?”
Il
Signore rispose: “Era tanto amabile che non era conveniente per lei
stare su la terra. Di più, suo padre dopo la morte della sua primogenita
avrebbe revocato il voto della madre e l'avrebbe ritenuta nel secolo”.
Pregando
per un altro defunto, Metilde udì il Signore che gli diceva: “Dal
midollo del mio Cuore bevi il gaudio, per parte di tutti quelli che
pregano per te”.