CAPITOLO XI: DELL'ANIMA DI UN ALTRO CONTE BERNARDO MORTO IN ETÀ DI DICIANNOVE ANNI
Santa Matilde di Hackeborn

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L'indomani del giorno in cui morì il Conte Bernardo di felice
memoria, questa divota vergine, stando in orazione, lo vide prostrato ai
piedi del Signore, nell’atto di versare abbondanti lacrime, perché
negli ultimi momenti si era pentito per timore piuttosto che per amore
di Dio. Egli piangeva pure perché non aveva mai-versato lagrime d'amore.
Metilde compresa da compassione per una tale tristezza, pregò il
Signore che volesse dare a quest'anima come rimedio e supplemento. tutte
le lagrime che il suo innocente amore gli aveva fatto versare su la
terra. Il Signore si degnò di esaudire questa prece, e il defunto ne
provò gran sollievo.
Ma Metilde disse al Signore: “Perché l'avete voi
tolto, o mio Signore, con una morte prematura, mentre avendo uno
spirito così buono e devoto, avrebbe fatto tanto bene se fosse vissuto
più a lungo?
“Non sai, rispose il Signore, che le opere buone fatte in istato di peccato mortale noli hanno nessun valore?”
Ella
ripigliò: “E che. serve adunque che ora egli sia lodato dagli uomini
per la sua bontà, per le sue qualità e per i suoi modi eleganti?”
Il
Signore disse: “Ogni volta che gli uomini su la terra lodandomi
celebrano l'innocenza della sua vita, tutti i Santi mi rendono un
particolare maggiore per le, virtù naturali di cui avevo ornato l'anima
sua.
“Più, quest'anima medesima. quantunque non ancora beatificata,
ogni volta che su la terra si dice del bene di lei, con allegrezza
celebra le mie lodi”.
Nella messa dell'ottavo giorno, celebrata per
il defunto nella cappella in cui era sepolto, Metilde vide il Signore
rivolto verso il sacerdote che leggeva il Vangelo; e tutte le parole del
Signore riferite in quel Vangelo passavano attraverso il sacerdote come
risplendènti raggi.
Il Signore disse a Metilde: “Tutte le parole che
pronunciai su la terra hanno conservato la loro efficacia, ed operano
ancora in quelli che le ripetono con divozione le meraviglie che
operarono nell'uscire dalle mie divine labbra. Le mie parole non passano
come le parole degli uomini: ma come io sono eterno, anche le parole
mie hanno un effetto eterno”.
Mentre si cantava l'offertorio il
Signore disse: “Le offerte dei fedeli che il Sacerdote riceve. e
lietamente mi offre, non già per amore del denaro ma semplicemente per
la salvezza delle anime, sono per loro di un gran profitto”.
Metilde
vide allora il defunto girare intorno all'altare cantando: “Io so, o
Signore che mi avete dato alla morte per salvezza, gaudio e consolazione
dell'anima mia”; e gli disse: “Chi dunque ti ha insegnato a cantare?”
L'anima rispose: “Io so tutto quello che concerne la lode del mio Creatore”.
“Soffri tu qualche pena?”
“Nessuna,
rispose l'anima, se non che non godo ancora la visione
dell'amabilissimo mio Dio, mentre brucio dalla brama di contemplarlo.
Quando pure tutti i desiderii che furono nel cuore dell'uomo si
trovassero riuniti in un cuor solo, sarebbero nulla a confronto del
desiderio di cui ardo”.
Metilde continuò: “Come ciò può essere vero, poiché molti Santi sospirarono verso Dio con gemiti inenarrabili?”
“Finché
l'anima è aggravata dal peso della carne, ripigliò il defunto, le
necessità del corpo le sono continuamente di impedimento. Mangiare,
dormire, lavorare, conversare con gli uomini, sono cose per le quali
l'anima non può giammai con tale e tanto desiderio infiammarsi, come
quando liberata dal carcere della carne e da ogni umano impedimento,
sospira verso il Creatore”.
Tre mesi dopo la sua morte, il
detto Conte apparve ancora a quella vergine di Cristo. L'anima sua
veniva condotta da due giovani risplendenti di luce e pareva vestita di
una tunica grigia e di sopra aveva un abito antico di lino che aveva la
forma delle vesti militari. Quella vergine gli disse: “Perché sei
vestito ancora come nel secolo?”
Egli rispose: “Mia madre ha fatto
delle mie vesti un uso così buono e a me così gradito ch'io perciò
comparisco di quelle ancora vestito”.
“Non ha forse fatto buon uso di tutto ciò che ti apparteneva?” continuò Metilde.
“Sì,
rispose il defunto, di tutto ha disposto bene, ma più utilmente delle
mie vesti; perciò mi ha procurato con quelle una particolare
soddisfazione e ti prego di rendere grazie a lei ed ai miei parenti ed
amici, perché si sono comportati verso di me con tanta benevolenza”.
“Ma non è per te di impedimento, che i tuoi parenti tanto piangano per te?
- No, desidero soltanto che sappiano il bene che Dio ha fatto all'anima mia col ritirarmi dal mondo”.
“Perché porti tu questa tunica grigia?”
“Perché
nell'ultimo estremo, dopo aver ricevuto il Corpo del Signore, con piena
volontà proposi che se avessi ricuperato la sanità mi sarei fatto
soldato di Cristo”.
“Godi tu la dignità riservata alle Vergini?”
“Sì,
ma non nella sua perfezione, perché i consigli dei cattivi inclinarono i
miei desiderii e la mia volontà verso le cose terrene, e l'anima mia ne
contrasse qualche macchia”.
“E che cosa ti ha giovato di più per liberarti?”
“Le messe celebra te per me, le elemosine e l'orazione pura”.
“Che cosa intendi tu per orazione pura?”
“Quella
che proviene dal cuore mondo dal peccato, o almeno da un cuore il quale
avendo pur coscienza di aver peccato, si propone di purificarsi. Una
preghiera offerta in tal modo, scorre nel divin Cuore come acqua
purissima e vi opera meraviglie: ma la preghiera del peccatore non sale
se non come acqua torbida”.
“Chi ti ha insegnato queste cose?”
“Tutto quanto vogliamo sapere, Dio ce lo insegna”.
“E chi sono questi giovani che ti accompagnano?”
“Uno
è l'Angelo cui il Signore mi aveva affidato su la terra, rispose
l'anima, l'altro appartiene al coro nel quale devo essere condotto”.