CAPITOLO IX: DELL'ANIMA DEI FRATI ALBERTO E TOMMASO, DEI PREDICATORI
Santa Matilde di Hackeborn

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Metilde vide che le anime di don Alberto e di fra Tommaso59, d'illustre
memoria erano penetrate nei cieli, come Principi di alta nobiltà.
Ciascuna aveva davanti a sé due angeli che portavano fiaccole ed
appartenevano, l'uno al caro dei Serafini, l'altro a quello dei
Cherubini. Il Cherubino indicava che su la terra essi erano stati
illuminati dalla scienza divina; il Serafino, che erano stati accesi di
ardente amore, non solo per Dio ma pure per quella conoscenza e quella
intelligenza che amavano come il più prezioso dei doni divini.
Quando
furono arrivati davanti al trono di Dio, tutte le parole dei loro
scritti apparvero su le loro vesti in lettere d'oro; la luce della
Divinità le faceva tutte brillare come l'oro sotto i raggi di un sole
cocente ed ogni parola, a sua volta, rinviava su la Divinità un
magnifico riflesso. Una dolcezza inesprimibile scorreva pure da quelle
parole anche su le loro membra per aumentare il gaudio delle loro anime.
Non v'era neppure una parola tra quelle che trattavano della Divinità e
dell'Umanità di Gesù Cristo che non procurasse loro una gloria
particolare e non sembrasse conferir loro una sorta di rassomiglianza
con la Divinità. Così pure le loro spiegazioni su la gloria e la
felicità degli Angeli, su le parole dei Profeti e degli Apostoli, sul
trionfo dei Martiri. sul merito di tutti i Santi, riproducevano a loro
favore la gloria degli uni e degli altri; perciò si vedevano in quei
Dottori risplendere la chiarezza degli Angeli, i meriti dei Profeti, la
dignità sovreminente degli Apostoli, la trionfante gloria dei Martiri,
la dottrina dei Santi Confessori, e infine la glorificazione di tutti i
Santi.