CAPITOLO I: L'ANIMA DELLA BADESSA GERTRUDE SORELLA DI METILDE.
Santa Matilde di Hackeborn

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Metilde, piena di tenerezza per gli afflitti, si ricordava davanti al
Signore non solo dei vivi, ma anche dei defunti, ai quali applicava i
suoi devoti suffragi. Più volte dunque, pregando per varie anime che non
avevano più bisogno di soccorso, le furono dal misericordioso Signore
manifestati i loro meriti e la loro gloria.
Un giorno in cui si
cantava la messa per i defunti, quella divota vergine, in azione di
grazie recitava per l'anima di sua sorella la badessa Gertrude di felice
memoria, la serie dei responsori della Santa Trinità. Avendo ella già
visto altre volte quell'anima nella gloria, il Signore le disse: “La
rivedresti tu volentieri ancora?”
D'un tratto, sua sorella le apparve
portando sul corpo un velo di candidissimo lino splendente di luce.
Metilde le domandò cosa significasse questo velo, e la defunta rispose:
“Rappresenta la vita che ho menata nel chiostro, tutti i fili di cui è
tessuto sono dalla Divinità penetrati di gloria e di splendore”.
Tali
parole fecero intendere a Metilde che non si osserva nessuna buona
pratica per divozione o per fedeltà alle regole del proprio stato, che
non venga raccolta dalla memoria del Signore per darne all'anima una
ricompensa speciale.
“E la tua corona dov'è?” ripigliò Metilde. “La
mia corona, rispose quella anima beata, è talmente gloriosa che dalla
terra s'innalza sino al trono di Dio, e raggiunge i confini del mondo.
Incomincia su la terra dove agli uomini lasciai la mia memoria ed i miei
esempi; sale sino al trono di Dio, perché le mie virtù procurano a Dio
onore e lode, ed in pari tempo rallegrano tutti i Santi; abbraccia pure
le quattro parti del mondo, perché la mia vita ha: giovato a tutta la
Chiesa e le sarà di vantaggio sino alla fine dei secoli”.
Metilde
l'interrogò sopra un punto che era oggetto delle loro preghiere quando
era ancor vivente, e l'anima rispose: “La mia preghiera è ormai più
efficace, più utile e più fruttuosa che durante la mia vita”. E
dimostrando Metilde qualche sorpresa nell'udire queste parole, la beata
soggiunse: “È così, perché 1a preghiera del giusto, anche dopo la sua
morte, né perisce né muore mai. La preghiera che avrà implorato la
salvezza dei peccatori conserverà il suo valore anche dopo la morte di
chi l'ha fatta. Così pure di tutte le altre preghiere”.
Questo è
conforme a ciò che si legge nel secondo libro dei Maccabei, dove si vede
che il Sommo Sacerdote Onia, comparve col profeta Geremia a Giuda
Maccabeo e indicando Geremia gli disse: Ecco colui che prega per tutto
il popolo (II Mach., XV, 14). È certo che l'anima di Geremia allora era
nel Limbo. Ma colui che, durante la sua vita, come un vero sacerdote del
Signore aveva propiziato il Signore con le sue preghiere per il popolo,
veniva mostrato dopo la sua morte come intercessore a favore di quello.
Donde
si può concludere che se uno sapesse dare ai propri desiderii
un'intenzione che si estendesse a tutti i secoli, vale à dire se
desiderasse per l'amore e la gloria di Dio, di vivere sino alla fine del
mondo nella preghiera, nel lavoro e nella sofferenza per soccorrere i
vivi e le anime del purgatorio, sicuramente Dio accetterebbe un tal voto
come l'atto medésimo.