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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXVIII: COME L'ANIMA GIUOCHI AI DADI CON CRISTO

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXVIII: COME L'ANIMA GIUOCHI AI DADI CON CRISTO
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Pregando un giorno Metilde per una persona, le parve che la beata Vergine le presentasse tre dadi dicendole: “Glieli darai da parte mia affinché giuochi con mio Figlio. Quando uno sposo fa con la sua sposa una partita ai dadi; si compiace di prenderle nel giuoco gli anelli, i gioielli, i graziosi oggetti ch'ella ha fatto con le sue mani; e da parte sua la sposa si appropria tutto ciò che il suo diletto possiede”.
Metilde, per divina ispirazione vide che il punto uno del dado significava la bassezza e il nullo dell'uomo; questi lo mette per così dire in giuoco contro Cristo quando sopporta il disprezzo e la contraddizione e si tiene volentieri sottoposto alla creatura: ma l'anima guadagna ciò che Cristo possiede, mentre ne riceve l'elevazione e gli onori che a Lui diede il Padre in compenso dell'umiliazione ch'Egli sopportò su la terra secondo questa parola del Profeta: Io sono un verme della terra, e non un uomo, sono l'obbrobrio degli uomini e il rifiuto del popolo (Ps., XXI, 7).
I due punti del dado significavano il corpo e l'anima; l'anima li espone come posta nel giuoco quando compie per amore le sue opere spirituali e corporali con l'intenzione di glorificare Cristo, il quale allora propone come sua posta tutte le opere della sua Divinità e della sua Umanità.
I tre punti sono le tre facoltà dell'anima: memoria, intelligenza e volontà. L'anima le getta nel giuoco quando dà loro per regola il beneplacito divino; ma guadagna ciò che appartiene al suo Sposo, quando per la grazia di Gesù Cristo, l'immagine della Santa Trinità di cui venne fregiata nella creazione, in lei acquista maggior perfezione.
L'anima fa quattro punti quando totalmente si affida a Dio, nella prosperità come nell'avversità, per il presente come per l'avvenire. Cristo getta i medesimi punti quando le quattro parti del mondo con ciò che contengono, governate dalla sua potenza e dalla sua sapienza, sono da Lui assoggettate al servizio dell'anima.
I cinque punti sono i cinque sensi, e l'anima li mette come posta del giuoco quando non cerca più di godere i suoi cinque sensi fuorché per il beneplacito di Dio. Allora Cristo le dona le cinque piaghe che riportò per amore di lei e per la sua salvezza, aggiungendo il frutto della sua Passione.
I sei punti sono le sei età dell'uomo e l'anima li fa quando riconosce le negligenze ed i peccati di cui si rese colpevole in tutti i giorni della sua vita. Da parte sua Cristo nella sua benignità, getta in questo giuoco tutta la sua vita santissima con la perfezione. assoluta della sua virtù.

LETTERE DI SANTA METILDE AD UN A SIGNORA SECOLARE SUA AMICA


Carissima figlia in Cristo.
Colui che ama l'anima tua tiene la tua mano nella sua destra e con le sue dita tocca ognuna delle tue, onde dimostrarti come Egli agisca nell'anima tua e Come tu debba seguirlo imitando i suoi esempi.
Il suo mignolo significa la sua vita umile su la terra ove Egli venne, non già per essere servito: ma per servire (Marc., X, 45) e sottomettersi ad ogni creatura. Su quel dito del Signore applica - il tuo mignolo, vale a dire quando ti senti agitata dalla superbia, ricordati dell'umiliazione e della sommissione del tuo Dio. Pregalo per la sua umiltà, che tu possa vincere in te stessa l'orgoglio e la volontà propria, effetti di quell'amor proprio che ognuno conserva in sé medesimo.
Il suo anulare rappresenta la fedeltà del suo Cuore, per la quale si prende cura di noi a guisa di madre fedelissima; - con indicibile costanza ci aiuta a portare i nostri carichi ed i nostri fastidi, preservandoci da ogni male. A questo dito del Signore unisci il tuo, riconoscendo l'infedeltà che hai dimostrata al tuo fedelissimo e dolcissimo Amante allontanando l'anima tua da Lui che l'aveva creata per sua lode e per suo amore; pensa con amarezza quanto sia freddo il tuo cuore, mentre sei destinata a trovare in Lui solo le eterne delizie.
Il suo dito medio è simbolo dell'eterno, sommo e divino amore che inclina il suo Cuore verso l'anima dell'uomo e non gli lascia tregua finché non riesca ad infondersi tutto in lui, a guisa di acqua che scorre fuori impetuosamente e va cercando ove si sparga. Presso questo dito metti il tuo, ossia la tua volontà. Che se non puoi vivere ogni momento nell'esercizio attuale dell'amor di Dio, offrigli almeno un desiderio che possa sostituire l'atto, e con la tua intenzione digli che se tu potessi avere l'amore di tutti i Santi e di tutte le creature, a Lui solo tutto lo vorresti indirizzare.
L'indice della sua divina mano significa l'ordine misterioso ed ammirabile della sua Provvidenza, la quale con misericordia prevede ogni evento futuro e con la sua sapienza, ora per mezzo della prosperità, ora per mezzo dell'avversità, conduce l'uomo nella via retta. Su questo dito metti volentieri il tuo, cioè abbi fede che tutto quanto ti capita di bene o di male, tutto proviene dal suo amore, a segno che tu non vorresti che ti avvenisse altra cosa né in modo diverso, perché è volontà divina. In ogni cosa dunque a Lui offrirai lodi ed azioni di grazie.
Il pollice significa la sua divina onnipotenza e la protezione della sua paterna bontà, con cui Egli allontana e reprime tutto quanto potrebbe nuocere all'anima fedele, non lasciando che giunga sino a lei nulla che non concorra a santificarla e ad esercitarla nella virtù. A questo dito divino unisci il tuo pollice, ossia sii forte nella pratica delle virtù, l'esistendo virilmente ad ogni vizio. Non diffidar mai della misericordia di Dio, anche se permetta che tu sii. tribolata ovvero ti sottragga le consolazioni della sua grazia.
II
Anima fedele che ami Dio, considera con attenzione ed amore la legge che ti venne data dal Principe Reale Gesù, Figlio della tenerezza del Padre, quando ti scelse per sua sposa, quando diede sé medesimo a te come un amabile Sposo, celebrando le nozze a sue spese e nella propria persona. In quel giorno di tanta solennità e di tanta letizia del suo Cuore (Cant. III, 11), si copri di una veste vermiglia, la quale fu colorata dall'Amore nel sangue del suo Cuore. Sul suo capo si pose una ghirlanda di rose ornata tutt'intorno di nobilissime perle, cioè di gocce del suo prezioso sangue. Si coprì le mani di guanti forati, in tal modo, che non potendo più queste divine mani nulla ritenere, ti abbandonò tutto quanto in quelle era nascosto al mondo. Il nobile suo letto nuziale fu la divinissima Croce sopra la quale si slanciò con letizia ed ardore, come mai nessuno sposo si dilettò di possedere un talamo adorno di avorio e di preziosi drappi; in questo letto di amore della Croce ti aspetta ancora, ardendo d'inestimabile desiderio di godere i tuoi abbracci. Che se vorrai essere sua sposa, dovrai rinunciare perfettamente ad ogni gioia sensibile, e dividere con lui questo letto di patimento e d'ignominia, unendoti alla piaga tutt'aperta del suo Cuore.
Considera attentamente il prezioso pegno ch'egli ti lasciò quando aperse per te quel Cuore così dolce, tesoro della Divinità, porgendoti da bere il nettare dell'amore per saltare tutti i mali dell'anima tua. Si, questo nobile pegno è di un prezzo inestimabile, perché contiene in sé ogni grazia, ogni virtù ed ogni bontà. Questo pegno, ti dico, Egli non vuole togliertelo, poiché ti riconferma la sua fede. Come un Re che non ha ancora condotto la sua fidanzata nei suoi palazzi, agli amici di lei consegna in pegno qualche città piena di ricchezze, così il tuo sposo amantissimo, ha posto nelle mani di Dio Padre quel dono prezioso che è il suo divin Cuore. Ecco il pegno che dimostra il suo fermo proposito di non mai abbandonarti, perché sei la sua sposa. E non basta; questo Cuore, te lo offre ogni giorno ancora su l'altare, onde manifestare l'amore col quale da tutta l'eternità ti ha prevenuta.
Dunque, o figlia dell'Eterno Padre, eletta sposa del suo Figlio unigenito, amica dello Spirito Santo e suo desideratissimo riposo, ama un tale Amante, il quale è tutto amore e di cui sei la prediletta. Sii fedele a Colui che è la fedeltà medesima. Se ti capita qualche noia, accettaI a come una catena d'oro di cui Dio ti ha circondata per attirarti all'amore del Figlio suo. Cedi subito a questa dolce violenza; sollevati in alto e innalza il tuo cuore, affinché più efficacemente sia attratto all'amore; preparati con la pazienza e la riconoscenza e considera qual beneficio di salvezza Dio voglia in tal modo operare nell'anima tua.
Considera inoltre quello che ti manca nelle sante virtù. Forse tu hai bisogno di umiltà e di altre virtù? Con la chiave dell'amore apri il prezioso scrigno di tutte le virtù, vale a dire il divin Cuore di Gesù Cristo; domanda al Dio degli eserciti che ti comunichi la sua forza per trionfare dell'assalto dei vizi.
Se i ladri delle cattive suggestioni tentano di sorprenderti, corri a quell'arsenale, pigliando le armi sempre lucenti della Passione e della morte del tuo Signore, la quale, con un ricordo continuo, imprimerai sul tuo cuore; e la turba dei perversi pensieri sarà costretta ad una vergognosa fuga.
Se ti molestano pensieri di disperazione, ricorri all'inesauribile tesoro di quella tenerezza la quale non vuole che alcuno perisca, ma che tutti arrivino alla conoscenza ed all'amore della verità, eccettuati soltanto coloro che volontariamente scelgono l'eterna dannazione. Ricordati come Dio sia disposto a ricevere l'uomo più che l'uomo sia disposto ad andare a Dio; ricordati che il supremo desiderio del Signore è di vedere l'uomo così ben disposto che Egli possa senza intermissione infondere in lui la sua grazia e ricolmarlo sempre più di tutti i suoi beni.
III
Il Signore Gesù, amatore degli uomini, con immenso desiderio brama di unirsi all'anima, soprattutto a quella che vuole da Lui essere consolata e che desidera gustare quelle delizie che solo in Lui si possono trovare, disprezzando le gioie e consolazioni terrene, le quali sono incapaci di attirarla e di perfezionarla nell'amor di Dio.
Quando l'uomo ama qualsiasi cosa terrena o in quella si diletta, pensi fra sé stesso. come Iddio gli abbia donato questa cosa, affinché per mezzo di quella sia attratto al divino amore. Che se da tal pensiero non ricava profitto, ma, quella cosa gli viene al cuore più spesso che Dio, egli deve tosto rimuoverla da sé, se pur vuole e desidera l'amicizia e la famigliarità con Dio. La dolce famigliarità di Dio è molto delicata, né in nessun modo Dio tollera che si ami alcuna cosa più di Lui, e neppure che il cuore sia diviso tra Lui ed altra cosa. Il Figlio della paterna carità vuol essere tutto - solo l'amico tuo amatissimo e tutto solo godere l'intima famigliarità del tuo cuore.
IV
Iddio ha donato all'anima il suo divin Cuore, affinché anche l'anima doni il suo cuore a Lui. Se essa glielo offre lietamente e con fiducia, Egli lo darà in custodia alla sua potenza, dimodochè essa non potrà mai cadere in peccato grave.
Custodisca dunque l'uomo con gran cura il Cuore di Dio e con attenzione ricerchi ciò, che massimamente a Lui piace. Nella tristezza, cerchi rifugio e consolazione presso quel tesoro che gli è affidato; e se per disposizione della divina sapienza, la consolazione non viene, perseveri nondimeno nella lode di Dio e nell'azione di grazie. Dio molto si compiace nell'anima fedele, la quale non cerca il proprio interesse, ma quello di Gesù Cristo (I Cor., XIII, 5) ed alla propria consolazione antepone là gloria e l'onore di Dio.