CAPITOLO XXVI: LE OPERE DI CARITÀ PURIFICANO DAL PECCATO VENIALE
Santa Matilde di Hackeborn

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Metilde rimproverava sé stessa perché non si fosse dimostrata
riconoscente a Dio come avrebbe dovuto, per i doni che ne aveva
ricevuti. Le sue due confidenti, nell'intenzione di supplire per lei,
fecero recitare, come lode a Dio, l'antifona Ex quo omnia, etc.,
altrettante volte quanti erano i giorni che era vissuta su la terra. E
come Metilde offriva pure a Dio queste lodi in unione con l'amore che
dal suo divin Cuore fa scorrere ogni dono, e in unione con la
riconoscenza che. mediante il Figlio suo, tutti li fa rifluire verso di
Lui medesimo, ella vide zampillare dal Cuore di Dio le acque limpide di
un fiume impetuoso. Nel suo corso questo fiume purificava da ogni
macchia le anime di quelli che per lei avevano recitate quelle
preghiere.
Il Signore disse: “Così, ogni atto di carità purifica dal
peccato veniale: ma il peccato mortale, perché si attacca all'anima a
modo di pece, non può essere cancellato se non dalla confessione e da
una maggiore contrizione. Ogni atto di carità viene conservato nel mio
Cuore come un tesoro, a me specialmente caro, sino a quando colui che lo
ha fatto verrà da me, ed allora glielo renderò in accrescimento del suo
merito e della sua gloria”.
Una delle persone che teneramente in
Cristo amavano Metilde, non fu ancora soddisfatta, ma volle che quella
negligenza fosse più largamente compensata; non trovando nulla di
meglio, fece celebrare a questo fine; altrettante messe quanti erano gli
anni che Metilde aveva già passati sulla terra. Religiosi e pii
sacerdoti celebrarono perciò a questa intenzione la messa Benedicta sit
in onore dell'adorabile Trinità.
Siccome Metilde offriva parimenti a
Dio queste messe con un sentimento di azione di grazie e di ammirazione
per la carità che indusse il Signore ad operare tra gli uomini tali
meraviglie, il Signore le disse: “Dammi tutto ciò che è tuo”.
D'un
tratto ella vide la propria mano nella mano di Dio, come se facesse un
dono al Signore: Ma ciò che aveva donato le apparve come un gioiello di
gran pregio, una specie di collana di perle bianche, rosse e porporine,
le quali figuravano l'umile e gratuita carità ch'ella aveva praticata
verso tutti. Il Signore pose nel proprio Cuore questo gioiello, e ne
uscì una meravigliosa ed indicibile soavità.
“Tutti quelli, disse il
Signore, che ameranno questo dono della mia grazia speciale54; tutti
quelli che, credendo nella mia bontà, umilmente mi ringrazieranno per le
anime che ho ammesse nella mia intimità, troveranno il mio Cuore aperto
per loro con una speciale tenerezza”.
Frattanto Metilde poté ancora
ammirare quattro gigli che circondavano quel misterioso gioiello, e il
Signore soggiunse: - “Le Vergini mi hanno fatto per te l'omaggio di
questo dono”.