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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXVI: LE OPERE DI CARITÀ PURIFICANO DAL PECCATO VENIALE

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXVI: LE OPERE DI CARITÀ PURIFICANO DAL PECCATO VENIALE
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Metilde rimproverava sé stessa perché non si fosse dimostrata riconoscente a Dio come avrebbe dovuto, per i doni che ne aveva ricevuti. Le sue due confidenti, nell'intenzione di supplire per lei, fecero recitare, come lode a Dio, l'antifona Ex quo omnia, etc., altrettante volte quanti erano i giorni che era vissuta su la terra. E come Metilde offriva pure a Dio queste lodi in unione con l'amore che dal suo divin Cuore fa scorrere ogni dono, e in unione con la riconoscenza che. mediante il Figlio suo, tutti li fa rifluire verso di Lui medesimo, ella vide zampillare dal Cuore di Dio le acque limpide di un fiume impetuoso. Nel suo corso questo fiume purificava da ogni macchia le anime di quelli che per lei avevano recitate quelle preghiere.
Il Signore disse: “Così, ogni atto di carità purifica dal peccato veniale: ma il peccato mortale, perché si attacca all'anima a modo di pece, non può essere cancellato se non dalla confessione e da una maggiore contrizione. Ogni atto di carità viene conservato nel mio Cuore come un tesoro, a me specialmente caro, sino a quando colui che lo ha fatto verrà da me, ed allora glielo renderò in accrescimento del suo merito e della sua gloria”.
Una delle persone che teneramente in Cristo amavano Metilde, non fu ancora soddisfatta, ma volle che quella negligenza fosse più largamente compensata; non trovando nulla di meglio, fece celebrare a questo fine; altrettante messe quanti erano gli anni che Metilde aveva già passati sulla terra. Religiosi e pii sacerdoti celebrarono perciò a questa intenzione la messa Benedicta sit in onore dell'adorabile Trinità.
Siccome Metilde offriva parimenti a Dio queste messe con un sentimento di azione di grazie e di ammirazione per la carità che indusse il Signore ad operare tra gli uomini tali meraviglie, il Signore le disse: “Dammi tutto ciò che è tuo”.
D'un tratto ella vide la propria mano nella mano di Dio, come se facesse un dono al Signore: Ma ciò che aveva donato le apparve come un gioiello di gran pregio, una specie di collana di perle bianche, rosse e porporine, le quali figuravano l'umile e gratuita carità ch'ella aveva praticata verso tutti. Il Signore pose nel proprio Cuore questo gioiello, e ne uscì una meravigliosa ed indicibile soavità.
“Tutti quelli, disse il Signore, che ameranno questo dono della mia grazia speciale54; tutti quelli che, credendo nella mia bontà, umilmente mi ringrazieranno per le anime che ho ammesse nella mia intimità, troveranno il mio Cuore aperto per loro con una speciale tenerezza”.
Frattanto Metilde poté ancora ammirare quattro gigli che circondavano quel misterioso gioiello, e il Signore soggiunse: - “Le Vergini mi hanno fatto per te l'omaggio di questo dono”.