CAPITOLO XXI: COME COMPORTARSI COL SIGNORE
Santa Matilde di Hackeborn

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Metilde pregò per una persona che desiderava sapere quale fosse
principalmente la volontà di Dio a suo riguardo. Ella udì la seguente
risposta: “Si comporti con me come un figlio che ama teneramente suo
padre, perciò a lui unicamente si rivolge per ottenere ogni cosa che
possa desiderare e a motivo della sua filiale affezione trova sempre
bello e prezioso ciò che ne riceve. Così, quella persona desideri
ardentemente la mia grazia, e qualunque cosa ch'io le dia, non la
ritenga mai né piccola né di poco valore; bensì, mossa dall'amore, tutto
riceva con profonda riconoscenza e di tutto mi renda grazie.
“Si
comporti ancora come una giova ne sposa che, non essendo distinta né per
bellezza, né per ricchezza, né per nobiltà, soltanto per amore venne
scelta, amata ed innalzata agli onori del regno. Questa sposa
naturalmente sarà. più riconoscente e più fedele ed amerà di più; che se
dovrà. soffrire qualche cosa da parte del Re suo sposo o per lui,
dimostrerà maggior pazienza. In tal modo quella persona si ricordi
continuamente ch'io la elessi gratuitamente prima ancora della crèazione
del mondo; e la riscattai col prezzo del mio sangue; più ancora, la
destinai ad un amore speciale ed alla familiarità con me.
“Poi,
prenda verso di me l'atteggiamento di un amico il quale ritiene come suo
tutto quanto concerne l'amico; cerchi dunque, lei pure, in ogni cosa la
gloria di Dio e per quanto può la promuova sempre, né mai guardi con
indifferenza ciò che può oltraggiare il Signore.
“Se tuttavia non
giunge in questo modo al compimento dei suoi desiderii, ovvero le viene
sottratta la sua grazia solita o la consolazione, non si affligga, né
pensi che ciò sia indizio che Dio sia malcontento di lei e l'abbandoni.
Quando un buon padre rifiuta ad un figlio suo una cosa che questo figlio
vuole, ma non è conveniente; quando uno sposo prende verso la sposa un
contegno severo, non è la collera che li ispira, ma il desiderio di dare
al figlio ed alla sposa qualche ammaestramento.
“Così, Dio vuole
mettere alla prova la fedeltà delle anime; non già che la ignori, Lui
che conosce tutte le cose prima che esistano (Sap. VIII, 8), ma vuole
che sia esaltata davanti ai Santi tutti”.
Per un'altra persona,
il Signore le disse: “Si diporti meco in tre modi: dapprima allorquando
si trova in società, si comporti con me come un cagnolino il quale,
benché sia scacciato, ritorna senza posa dietro al suo padrone; cosi, se
nel conversare con gli uomini viene offesa da qualche parola, non si
perda nell'impazienza; se si sente turbata, il pentimento la riconduca a
me e confidi nella mia misericordia la quale anche per un sol gemito
tutto perdona.
“In coro o nella preghiera, si comporti con me come la
sposa col suo sposo, dimostrandomi il suo amore e la sua tenera
familiarità.
“Nella santa comunione, venga da me come una regina dal
suo Re. Una regina ammessa alla mensa del Re si mostra liberale, e fa
con prodigalità doni ed elemosine; essa dunque a tutti generosamente
distribuisca i beni che dal suo Re celeste le vengono donati, e a tutti
caritatevolmente sovvenga con le sue preghiere”.
Una volta,
mentre la Serva di Cristo si raccomandava alla gloriosa Vergine Maria,
le parve che Maria la coprisse del suo manto come di una valida
protezione, dicendo: “L'anima che vuol entrare in società con mio
Figlio, deve comportarsi come una nobile figliuola la quale, unita con
uno sposo di condizione molto superiore, per l'onore di lui con grande
attenzione osserva tutte le regole dell'etichetta, per paura di dargli
dispiacere con la minima scorrettezza. Così l'anima deve guardarsi bene
da qualsiasi peccato volontario per quanto sia piccolo.
“Inoltre, in
tutte le sue necessità e in tutti i suoi desiderii, cerchi in Dio un
sicuro - rifugio, e a Lui solo chieda soccorso e consolazione. Se Dio
non le concede subito il desiderato sollievo, sopporti con pazienza, a
guisa di una sposa fedele la quale unicamente allo sposo confida i suoi
segreti ed i suoi bisogni, perché ritiene cosa sconveniente essere
consolata da altri fuorché da lui.
“Infine imiti per quanto è
possibile le virtù del Figlio mio. Perché Gesù Cristo fu umile ed
obbediente, si sforzi di sottomettersi ad ogni creatura ed anche, se le
circostanze lo esigessero, di obbedire sino alla morte. Un atto di virtù
unito in tal modo alle virtù di Cristo è più nobile di mille altri che
siano fatti senza questa intenzione”.