CAPITOLO XI: LA RINUNCIA ALLA PROPRIA VOLONTÀ
Santa Matilde di Hackeborn

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Una persona la pregò di offrire al Signore un grave sacrificio che aveva
fatto per amor di Lui; era un atto di rinuncia alla volontà propria.
Metilde adempì questo messaggio durante la messa e dal ciborio, dove era
contenuto il Corpo del Signore, vide uscire la figura di un infante che
ad un tratto si fece grande a segno da diventare una bellissima
vergine, la quale simboleggiava la volontà. divina. Alcune persone,
essendosi approssimate a questa vergine, la guardavano con infinita
tenerezza, l'abbracciavano e si mettevano a conversare con lei. Queste
significavano le anime che si applicano a conformare la loro volontà il
quella di Dio nelle loro pene come nelle loro gioie, e si sottomettono
sempre agli ordini dei maggiori.
Ella vide pure dall'altra parte uno
sguattero con gli abiti anneriti dal fumo, il quale era il simbolo della
volontà propria e del sentimento proprio. Questo spregevole servo si
sforzava di distogliere da quella vergine le suddette persone e di
attirare a sé i loro sguardi. Parecchie non prestarono attenzione ad una
tale insidia e si misero subito a contemplare la vergine; ma altre,
essendosi rivolte verso quell'omiciattolo nero, gli sorridevano
confabulando e bisbigliando con lui.
Queste ultime significavano le
anime che si distolgono talvolta dalla volontà divina per seguire la
propria volontà e preferiscono abbondare nel proprio senso piuttosto che
accomodarsi agli avvisi dei loro Superiori. Se non ritornano con la
penitenza verso quella Vergine, cioè verso la volontà di Dio, dovranno
soffrire con quell'omiciattolo una perpetua povertà, perché la volontà
propria non genera nulla nella vita spirituale se non l'eterna
indigenza.