CAPITOLO XXVII: LA CASTITÀ DELLA GLORIOSA VERGINE
Santa Matilde di Hackeborn

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Avendo sentito in una predica esaltare la castità della Beata Vergine,
Metilde si mise a pregare questa Madre verginale che le ottenesse la
perfetta castità dell'anima e del corpo.
Le parve che la Beata
Vergine si tenesse davanti al Signore e prendesse nel divin Cuore un
abito bianco per donarglielo. Ma quando la Santa volle rivestirsene, da
destra e da' sinistra sbucarono truppe di demonii che volevano impedirle
di mettersi quell'abito. Ella invocò la Vergine Maria pregandola che
venisse in suo aiuto; d'un tratto vide la soccorrevole Vergine che la
copriva dalla sua ombra, mettendosi davanti ai demonii, e questi
sparirono. Quando fu rivestita di quell'abito; pregò la gloriosa Maria
che le volesse insegnare come potesse conservarlo senza macchie e ne
ricevette questa risposta: “Sta attenta, perché né dai tuoi occhi, né
dagli altri sensi qualche cosa cada sul tuo abito, e che le tue mani non
tocchino nulla che possa lordarlo”. Da queste parole intese che bisogna
levar gli occhi da ogni vanità né mai fermarli con troppa attenzione su
le persone; e che non bisogna concedere all'odorato nessun piacere che
possa distogliere da Dio.
Quanto alla bocca, lorda singolarmente
l'anima se pronuncia parole vane e soprattutto parole leggiere, oppure
di mormorazione o di menzogna.
Le mani la macchieranno pure se
saranno impiegate in lavori che non abbiano per iscopo la gloria di Dio e
l'utilità del prossimo.