CAPITOLO XXV: IL GIARDINO E GLI ALBERI DELLE VIRTÙ
Santa Matilde di Hackeborn
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Una volta, dopo di essersi confessata ed aver adempita la penitenza,
Metilde pregò la gloriosa Vergine Maria che volesse intercedere per lei
presso il Signore. E le parve che la Beata Vergine la conducesse in un
giardino delizioso piantato di bellissimi alberi trasparenti e brillanti
come cristalli illuminati dal sole. Metilde domandò di essere condotta
verso l'albero della Misericordia di cui Adamo era stato privo così a
lungo.
Orbene, questo albero immenso, dai rami elevati, aveva le
radici in un terreno d'oro; i suoi fiori ed i suoi frutti erano pure
d'oro e dal medesimo sgorgavano tre fiumi, dei quali il primo era
destinato a purificare, il secondo a pulire, il terzo a dissetare. Sotto
quell'albero stava prostrata in, adorazione la beata. Maria Maddalena;
presso di lei, in ginocchio, Zaccheo adorava pure il Signore. Metilde si
portò in mezzo a questi due santi, onde adorare lei pure e domandar
perdono.
Ella vide un altro bell'albero di cui l’altezza
significava la lunga pazienza di Dio; le sue foglie erano d'argento, ed i
suoi frutti, rossi e rinchiusi in una scorza dura ed amara,
rassomigliavano a dolCissime mandorle. Vi era pure un. albero così basso
che la mano agevolmente poteva toccarne i rami; sotto il soffio del
vento si chinava verso tutti e così significava la Mansuetudine del
Signore; non portava frutti perché le sue foglie. di un verde più vivo
che quello degli altri alberi, possedevano la medesima virtù dei frutti.
La
Santa vide ancora un albero d'un aspetto delizioso simile al puro
cristallo. Le sue foglie d'oro portavano tutte un anello scolpito e i
suoi frutti, bianchi come la neve, erano tanto piacevoli al tatto come
al gusto; questo significava la fulgidissima purezza della natura divina
che il Signore desidera comunicare a tutti. Quest'albero s'aprì e il
Signore vi entrò unendosi all'anima in una intimità che le sembrò una
vera effettuazione di queste parole del salmo: L' ho detto, siete dei.
Sotto quest'albero germinavano la rosa, la viola, lo zafferano, l'erba
chiamata benedetta. Il Signore con infinita delizia si compiaceva tra
questi fiori, cioè, nella carità, nell'umiltà, nell'azione di grazie per
cui la creatura si conserva disposta a dire in ogni cosa sia lieta sia
disgustosa: Benedetto sia il nome del Signore! ringraziando e
benedicendo Dio in ogni tempo e in ogni circostanza.