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Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXIV: DELL' OBBEDIENZA E DEL TIMORE. IL CORPO E L'ANIMA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXIV: DELL' OBBEDIENZA E DEL TIMORE. IL CORPO E L'ANIMA
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Metilde, vedendo un giorno la portinaia scomodata durante la messa per l'arrivo di ospiti, ne ebbe compassione e pregò per lei. Il Signore le disse: “Ogni passo che uno fa per obbedienza, è come un danaro che deposita nelle mie mani per accrescere la somma dei suoi meriti.
Metilde ripigliò: “Dolcissimo mio Dio, ben doloroso per me non poter seguire la comunità per causa della mia malattia; tuttavia ve ne rendo grazie, perché così almeno sono libera da tante occupazioni”.
Il Signore le disse: “Quando eri occupata negli uffici comuni, tu temevi sempre di essere disturbata nella tua, vita spirituale e nell'uso del dono che hai ricevuto; adesso temi di ricevere da chi ti assiste cure maggiori di quanto sia richiesto dalle tue infermità; in tal modo l'uomo giusto conserva il timore in tutto quello che fa, come si dice di Giobbe al quale resi questa testimonianza che su la terra non v'era uomo simile nel timor di Dio e nella fuga del male: “Verebar omnia opera mea: Temevo per tutte le mie azioni (Iob., IX, 28)”.

Un'altra volta, il Signore le disse: “L'opera migliore e più utile in cui l'uomo possa far uso della sua bocca è la lode di Dio e la frequente conversazione con Lui, ossia l'orazione. Gli occhi non possono far nulla di più lodevole che di versare lagrime d'amore o di leggere la Sacra Scrittura, e le orecchie, nulla di migliore che di ascoltare volentieri la parola di Dio e di tenersi pronte ad udire gli ordini dei Superiori. L'opera migliore delle mani è di innalzarle al cielo in una preghiera pura, oppure di tenerle occupate a scrivere o a lavorare. Ciò che vi è di migliore per il cuore è di amare e desiderar Dio con fervore e di pensare dolcemente a Lui nella meditazione. Per l'esercizio di. tutto il corpo, le genuflessioni, le prostrazioni e le opere di carità saranno di grande utilità”.

Il Re della gloria, Cristo le apparve un giorno in alto, circondato di uno splendore indicibile, nella pienezza del suo gaudio, vestito di un abito d'oro con colombe ricamate, e ricoperto d'un manto rosso. Questo abito era aperto dai due lati, per indicare che l'anima dappertutto ha libero accesso presso Dio.
Il mantello rosso significava la Passione di Cristo che gli è sempre presente, e che Egli offre: Il Padre suo, intercedendo senza posa per l'uomo. Le colombe esprimevano la semplicità del divin Cuore, di cui i sentimenti sono sempre immutabili, benché la creatura così frequentemente manchi di fedeltà verso di Lui.
Tuttavia l'anima che si sentiva a grande distanza dal Signore pensava a queste. parole del Profeta: Da lungi soltanto il Signore mi è apparso? (Jer., XXX, 3). Il Signore le rispose: “Che cos'importa? Dovunque tu sei, là è il mio cielo. Che tu dormi, che tu mangi o che tu faccia qualsiasi altra azione, io sempre dimoro in te”.

Come Ella pensava cosa fosse il suo corpo, il Signore le disse: “Il tuo corpo non è che un sacco di nessun pregio, il quale avvolge un cristallo contenente un liquore prezioso. In quella guisa che un tale sacco si custodirebbe con precauzione, senza gettarlo di qua o di là, così l'uomo, a motivo dell'anima contenente il liquore della divina grazia e l'unzione dello Spirito Santo, deve rispettare il proprio corpo e vigilare sui propri sensi, affine di non vedere, né sentire, né udir nulla che possa far sì che l'unzione spirituale della grazia divina si spanda al di fuori, e così il mio Spirito che regna nell'anima sua, ne venga scacciato”.