CAPITOLO XXIV: DELL' OBBEDIENZA E DEL TIMORE. IL CORPO E L'ANIMA
Santa Matilde di Hackeborn

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Metilde, vedendo un giorno la portinaia scomodata durante la messa per
l'arrivo di ospiti, ne ebbe compassione e pregò per lei. Il Signore le
disse: “Ogni passo che uno fa per obbedienza, è come un danaro che
deposita nelle mie mani per accrescere la somma dei suoi meriti.
Metilde
ripigliò: “Dolcissimo mio Dio, ben doloroso per me non poter seguire la
comunità per causa della mia malattia; tuttavia ve ne rendo grazie,
perché così almeno sono libera da tante occupazioni”.
Il Signore le
disse: “Quando eri occupata negli uffici comuni, tu temevi sempre di
essere disturbata nella tua, vita spirituale e nell'uso del dono che hai
ricevuto; adesso temi di ricevere da chi ti assiste cure maggiori di
quanto sia richiesto dalle tue infermità; in tal modo l'uomo giusto
conserva il timore in tutto quello che fa, come si dice di Giobbe al
quale resi questa testimonianza che su la terra non v'era uomo simile
nel timor di Dio e nella fuga del male: “Verebar omnia opera mea: Temevo
per tutte le mie azioni (Iob., IX, 28)”.
Un'altra volta, il
Signore le disse: “L'opera migliore e più utile in cui l'uomo possa far
uso della sua bocca è la lode di Dio e la frequente conversazione con
Lui, ossia l'orazione. Gli occhi non possono far nulla di più lodevole
che di versare lagrime d'amore o di leggere la Sacra Scrittura, e le
orecchie, nulla di migliore che di ascoltare volentieri la parola di Dio
e di tenersi pronte ad udire gli ordini dei Superiori. L'opera migliore
delle mani è di innalzarle al cielo in una preghiera pura, oppure di
tenerle occupate a scrivere o a lavorare. Ciò che vi è di migliore per
il cuore è di amare e desiderar Dio con fervore e di pensare dolcemente a
Lui nella meditazione. Per l'esercizio di. tutto il corpo, le
genuflessioni, le prostrazioni e le opere di carità saranno di grande
utilità”.
Il Re della gloria, Cristo le apparve un giorno in
alto, circondato di uno splendore indicibile, nella pienezza del suo
gaudio, vestito di un abito d'oro con colombe ricamate, e ricoperto d'un
manto rosso. Questo abito era aperto dai due lati, per indicare che
l'anima dappertutto ha libero accesso presso Dio.
Il mantello rosso
significava la Passione di Cristo che gli è sempre presente, e che Egli
offre: Il Padre suo, intercedendo senza posa per l'uomo. Le colombe
esprimevano la semplicità del divin Cuore, di cui i sentimenti sono
sempre immutabili, benché la creatura così frequentemente manchi di
fedeltà verso di Lui.
Tuttavia l'anima che si sentiva a grande
distanza dal Signore pensava a queste. parole del Profeta: Da lungi
soltanto il Signore mi è apparso? (Jer., XXX, 3). Il Signore le rispose:
“Che cos'importa? Dovunque tu sei, là è il mio cielo. Che tu dormi, che
tu mangi o che tu faccia qualsiasi altra azione, io sempre dimoro in
te”.
Come Ella pensava cosa fosse il suo corpo, il Signore le
disse: “Il tuo corpo non è che un sacco di nessun pregio, il quale
avvolge un cristallo contenente un liquore prezioso. In quella guisa che
un tale sacco si custodirebbe con precauzione, senza gettarlo di qua o
di là, così l'uomo, a motivo dell'anima contenente il liquore della
divina grazia e l'unzione dello Spirito Santo, deve rispettare il
proprio corpo e vigilare sui propri sensi, affine di non vedere, né
sentire, né udir nulla che possa far sì che l'unzione spirituale della
grazia divina si spanda al di fuori, e così il mio Spirito che regna
nell'anima sua, ne venga scacciato”.