CAPITOLO XXIII: COME ESERCITARE LA PROPRIA MEMORIA INTENZIONI
Santa Matilde di Hackeborn

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Quella pia vergine pregava un giorno il Signore che si degnasse
farle il dono di averlo sempre presente alla memoria del proprio cuore.
Il Signore le mostrò il suo divin Cuore come una casa. L’anima,
svolazzando come una colomba, entrò in quel Cuore amantissimo e vi trovò
un mucchio di frumento. Il Signore le disse: “Quando la colomba trova
del frumento in grande quantità, non porta via tutto, ma sceglie quei
pochi granelli che le piacciono. Così devi fare anche tu; quando
sentirai o leggerai la parola di Dio, la tua mente non potrà ritener
tutto; raccoglierai tuttavia alcune parole onde ripassarle nella memoria
e penserai: “Vediamo, in questa lettura che cosa ti insegna o ti
prescrive il tuo Diletto?”
Nel medesimo giorno udì alla messa il
Vangelo: Simile est regnum coelorum thesauro: Il regno del cielo è
simile ad un tesoro; e disse al Signore: “Mio dolcissimo Maestro, che
cosa debbo notare in questo Vangelo, secondo quanto mi avete suggerito?”
Il
Signore rispose: “Che cosa è un tesoro? Un tesoro è composto di oro, di
argento e di pietre preziose. L'oro indica l'amore, l'argento significa
le opere buone, le gemme significano le virtù. L'argento è un metallo
sonoro: così le buone opere rendono un suono dolcissimo alle mie
orecchie. Se uno compierà opere buone dicendo a sé medesimo: Il tuo Dio
si fece umile e si degnò di abbassarsi nelle opere basse e servili,
tanto più tu che sei un vile omuncolo, devi essere umile e sottomesso;
io ne scriverò il ricordo nel mio Cuore e nulla potrà mai cancellarlo.
Analoghi pensieri si possono pure avere nella pratica delle altre virtù e
così fare tutte le proprie azioni in mia memoria”.
Scorgendo un
giorno una colomba nel suo nido, Metilde disse al Signore: “Ah, mio
Diletto! in qual nido potrei riposarmi nel meditare?” Il Signore
rispose: “Riunisci queste due estremità: l'altezza della mia suprema
Divinità e la profondità della tua bassezza, e riposati in questi
pensieri come l'uccello nel suo nido, riflettendo soprattutto alla
grandezza della divina Maestà. Non discende forse la mia Maestà sino
alla bassezza quando per l'effusione della grazia penetra sino al
midollo dell'anima tua e ti unisce a me con una felice unione?”
Metilde
usava in questo modo consultare il Signore a proposito di, tutte le sue
azioni anche minime e volgari, cercando in ogni cosa il beneplacito
della divina volontà.
Ella, un giorno, vide un'altra persona fare un
atto di cui rimase scandalizzata, ma subito riconobbe la sua colpa e la
confessò al Signore il quale le disse: “Quando ti capiterà di vedere
qualche atto disordinato o scandaloso, mi loderai per la nobiltà di
tutti gli atti miei. Quando vedrai qualcuno darsi alla superbia, mi
loderai nella profondità della mia umiltà per cui mi sottoposi a tutti,
benché fossi il Signore di tutti. Quando vedrai qualcuno trasportato
dalla collera, mi loderai per la mansuetudine per cui davanti ai miei
giudici comparii come un agnello; quando vedrai qualcuno darsi
all'impazienza, mi loderai per la mia pazienza nel sopportare tutti. In
tal modo, tutto quanto potrà dispiacerti, tutto supererai per mezzo mio,
perché tutto quanto vedrai in me, sommamente ti piacerà”.
Un'altra
volta il Signore le disse: “Cercami nei tuoi cinque sensi, a guisa di
un ospite che, aspettando l'arrivo di un amico carissimo, guarda per le
porte e per le finestre onde vedere se l'amico aspettato infine non
arrivi; così l'anima fedele deve cercarmi senza posa per mezzo dei suoi
sensi che sono le finestre dell'anima.
“Se vede cose belle ed
amabili, pensi quanto sia bello, amabile e buono Colui che le ha fatte, e
subito si elevi verso il Creatore dell'universo.
“Quando sente
qualche melodia soave o qualche discorso piacevole, dica a sé stesso:
Oh! quanto sarà dolce quella voce che un giorno mi chiamerà; quella voce
che a tutte le voci comunica armonia e soavità ! E quando udrà
conversazioni o letture, stia attenta se oda qualche cosa in cui possa
ritrovare il suo Diletto.
“Parimenti se parlerà, questo sia per la
gloria di Dio e la salvezza dei suoi fratelli. Nel cantare o nel leggere
avrà. questo pensiero: “Vediamo, con questo versetto o con questa
lettura cosa mi dice o mi préscrive il mio Diletto?
“In tutto
adunque, l'anima fedele cerchi il suo Diletto affinché gusti la soavità
delle divine dolcezze. Usando dell'odorato o del tatto, si comporti allo
stesso modo, ricordandosi quanto sia soave lo Spirito di Dio e quanto
saranno dolci i suoi baci ed i suoi divini abbracci.
“Ogni cosa
piacevole deve dunque richiamarle la memoria delle delizie nascoste in
Dio, il quale creò ogni bellezza ed ogni diletto affinché conoscessimo
la sua bontà e ci portassimo al suo amore.
“L'anima deve comportarsi
come lilla buona madre di famiglia che aiuta nel lavoro il suo caro
fanciullo e non gli lascia sopportare da solo nessuna fatica. Così, la
mia sposa fedele deve avere l'intenzione di soccorrere la S. Chiesa,
nella quale Dio sempre agisce; di offrire al Signore, per quanto è in
suo potere, le lodi, le azioni di grazie e le preghiere che gli
verrebbero offerte da tutte le creature insieme, se queste fossero
fedeli; e infine tutto il servizio che da, ognuna in particolare
dovrebbe essergli reso. Inoltre, sia disposta a sopportare tutte le
pene, tutte le tribolazioni e tutte le fatiche che mai siano state
sofferte per amore di Dio”.