Scrutatio

Lunedi, 19 maggio 2025 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

CAPITOLO IX: “CRISTO VIVE IN ME” - UNIONE COL SIGNORE

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO IX: “CRISTO VIVE IN ME” - UNIONE COL SIGNORE
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Un giorno, quella divota ancella di Cristo rendeva grazie al Signore per l’opera della nostra Redenzione e, mentre era arrivata a quell'articolo in cui lo ringraziava di essersi degnato per noi di ricevere il battesimo di Giovanni, il Signore le disse: “Io ti voglio battezzare”. Nel medesimo istante, un'acqua abbondantissima con impetuosità zampillò dal divi n Cuore e inondò l'anima di Metilde. Il Signore soggiunse: “Voglio essere la tua madrina. Le madrine istruiscono le loro figlie spirituali, ti insegnerò adunque tre cose.
“La prima, che devi sopportare ogni pena spirituale e corporale, non per te, ma per me, - come s'io la soffrissi in te”.
“La seconda, che riceverai con gaudio e riconoscenza tutti i servizi e benefizi altrui, come se il prossimo li facesse a me e non a te.
“La terza che devi vivere per me così completamente che tu possa attribuire a me stesso, e non a te, tutto il complesso dei tuoi atti, dimodochè, in una. parola, ormai tu non sii che una veste di cui mi copra io medesimo e sotto la quale io possa ordinare è compiere tutte le tue azioni”.

Durante una messa solenne, la Santa si era sentita indolente e sonnolenta e con tristezza si dolse col Signore della propria negligenza. Egli le disse: “Se tu non trovassi in te nulla che ti dispiacesse, come riconosceresti la mia bontà?”
Metilde si ricordò allora di una persona di cui conosceva le pene e si mise a pregare per lei; il Signore le diede una risposta adatta allo stato di quella. Tra altre cose le disse: “E perché dunque non vorrebbe ricevere ciò che sono disposto a darle? Io le offro volentieri tutta la vita innocente e santissima che passai su la terra; la prenda e con quella supplisca a ciò che le manca”.
Metilde ripigliò: “Se voi ci amate al punto che possiamo appropriarci tutto quanto è vostro, o dolcissimo Signore e mio Dio, ditemi che dobbiamo fare”.
Il Signore rispose: “Offrite a Dio Padre tutti i vostri desiderii, le vostre intenzioni e le vostre preghiere unendo tutto ai miei desiderii ed alle mie preghiere. Quest'offerta ascenderà verso Dio e a Lui sarà accetta come una sola offerta con la mia, in quella guisa che vari aromi gettati assieme sul fuoco producono un solo fumo il quale dritto sale al cielo,
“La preghiera offerta in unione con la mia preghiera è veramente accetta a Dio come il profumo di un incenso prezioso. Benché ogni preghiera penetri nel cielo, non ha il medesimo valore se non è unita con la mia, né sarà da Dio accettata con tanta gratitudine.
2. - “Adempite tutti i vostri lavori e le vostre azioni in unione con le mie fatiche e con le mie opere. Per questo mezzo le opere dell'uomo sono sommamente nobilitate, come il rame fuso con l'oro perde, per così dire, la sua natura propria per assumere il valore di quel prezioso metallo. Un pugno di frumento gettato sur un mucchio di frumento sembra moltiplicarsi; così le opere dell'uomo, le quali per sé stesse sono un nulla, si accrescono quando vengono congiunte con le mie, ed il loro valore ne viene moltiplicato.
3. - “L'uomo su la mia vita regoli i suoi movimenti, le sue forze, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue parole, tutta la sua vita insomma; questa ne resterà ringiovanita e nobilitata come un bel uccello che rinnovasse le sua giovinezza volando da un clima umido o da un'aria pestifera, ad un'atmosfera sana e vivificante. In tal modo l'uomo terreno, passando dalla sua prima vita ad una vita tutta nuova, diventerà tutto celeste e si eleverà all'unione con me”.
Dunque, fratelli miei cari, riceviamo con profonda riconoscenza questa preziosissima degnazione della divina pietà, questo sublime favore della divina nobiltà, ed appropriamoci la santissima vita di Cristo per supplire a tutto ciò che manca ai nostri meriti. Sforziamoci, secondo il nostro potere, di renderei simili a Lui con le nostre virtù; questa sarà la nostra suprema gloria nell'eterna beatitudine. Qual maggior gloria, infatti, che di avvicinarci, per una certa somiglianza, a Colui che è il Candore dell'eterna luce!