CAPITOLO VI: METILDE RESPIRA NEL DIVIN CUORE – LE CREATURE LODANO DIO
Santa Matilde di Hackeborn

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Un giorno, essendosi soverchiamente stancata nel canto, come spesso la
accadeva; Metilde si sentì quasi svenire. Le parve allora che traesse
tutto il suo respiro dal Divin Cuore e quindi potesse continuare a
cantare, non già per le sue proprie forze, ma quasi per divina virtù.
Per altro era solita lodare il Signore con tutte le sue forze e con
amore tanto fervente che le sembrava non si sarebbe mai fermata quando
pure nel cantare avesse dovuto esalare l'ultimo respiro. Per una tale
unione col divin Cuore sembrava che cantasse con Dio e in Dio.
Il
Signore le disse: “Tu sembri in questo momento prendere nel mio Cuore il
tuo respiro; così pure chiunque sospirerà per me d'amore o di
desiderio, prenderà il suo respiro non in sé medesimo, ma nel mio divin
Cuore, a guisa di un mantice che in sé non contiene soffio alcuno se non
in quanto lo attira dall'aria”.
Durante il canto del Benedicite
omnia opera Domini Domino, quella pia Vergine desiderava sapere quale
gloria Dio ricevesse da questo invito alla lode rivolto a tutte le
creature. Il Signore rispose: “Quando si innalza questo cantico o
qualche altro simile per convocare le creature alla divina lode, esse
arrivano tutte spiritualmente alla mia presenza, come persone viventi,
le quali mi glorifichino per tutti i miei benefizi fatti a chi canta o a
tutti gli uomini in generale”.
Non vi è motivo per rifiutarsi a
credere che le cose possano presentarsi davanti a Dio come persone
viventi, poiché nulla è impossibile a Colui che chiama ciò che non è
come ciò che è, (I Cor., I, 28), ed al cospetto del quale nessuna
creatura è invisibile (Hebr., IV, 13). Conviene piuttosto ammirare come
il nostro misericordioso Signore esaudisca i nostri voti e si degni di
mettere la sua onnipotenza al servizio dei minimi desiderii dell'anima
che lo ama, persino in ciò che sorpassa le forze naturali dell'uomo.