CAPITOLO III: DEL MODO DI LODARE IL SIGNORE
Santa Matilde di Hackeborn

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Un'altra volta, mentre soffriva per una grave malattia, Metilde disse al
Signore: “Come è povero il mio spirito in questo momento! lo non sono
capace né di lodarvi, né di pregarvi”.
Il Signore si degnò di
risponderle: “Tu puoi lodarmi in questi termini: Gloria a Voi,
dolcissima, nobilissima, luminosissima, sempre tranquilla ed ineffabile
Trinità. Io unirò la parola Dolcissima, alla mia divina dolcezza;
Nobilissima alla mia sovreminente nobiltà; Luminosissima alla mia
inaccessibile luce; Tranquilla al mio riposo eternamente libero da
qualsiasi turbamento; Ineffabile alla mia inesprimibile bontà. Io
medesimo presenterò nel modo più gradito questa lode all'adorabile
Trinità”.
Metilde vide di nuovo il Signore circondato di
inenarrabile splendore e sul suo petto scintillava una lastra d'argento,
brillante adornata di cesellature, le quali rappresentavano le
sofferenze sopportate dai Santi per suo amore. I loro mèriti, le loro
dignità, e persino i loro pensieri, parole, ed atti anche minimi,
compiuti o sofferti; tutto questo complesso distintamente si scorgeva,
perché non fecero mai per suo amore cosa tanto piccola che non abbia un
premio eterno, e per sempre glorificano Dio per tutti i suoi doni.
Contemplando questa meraviglia, l'anima disse: “O dolcissimo ed
amabilissimo mio Signore, in quale occupazione debbo esercitarmi onde
meglio piacervi?” - “Nella lode” rispose il Signore. Essa ripigliò:
“Allora, insegnatemi come possa lodarvi degnamente”.
Il Signore le
insegnò tre modi di lodarlo, i quali sono come tre forti squilli di
tromba: “Tu mi loderai, disse, nella Onnipotenza del Padre, per la quale
nel Figlio e nello Spirito Santo Egli opera secondo il suo volere:
nessun essere creato, per quanto sia grande la sua capacità, può
comprendere un tal mistero.
“Loderai la inscrutabile Sapienza del
Figlio, Sapienza ch'Egli comunica pienamente e con una inalterabile
libertà, al Padre ed allo Spirito Santo, mistero così profondo che da
nessuna creatura, né in cielo né in terra, può essere compreso.
“Loderai
la benignità dello Spirito Santo ch'Egli abbondantemente comunica al
Padre e al Figlio secondo ogni suo volere; ed alla quale nulla di quanto
esiste può pienamente partecipare”.
L'anima, mentre si esercitava a
colpire in questo modo il Cuore del suo Diletto e a lodarlo, sentì
questo primo squillo risuonare nel cielo intero.
Il Signore continuò:
“Il secondo squillo o la seconda maniera, sarà di lodarmi per tutte le
grazie ed i doni che dalla mia infinita bontà fluirono e fluiscono su la
Madre mia piena di grazie e ricolmata di beni più di ogni creatura.
Inoltre mi loderai per tutti i favori concessi ai Santi che già godono
della presenza della mia Divinità e mi contemplano con giubilo,
riconoscendomi come la fonte di ogni bene.
“Il terzo squillo sarà di
lodarmi per i doni e le grazie che diffondo sopra tutti gli uomini,
sopra i buoni che in tal modo vengono santificati e fortificati; sopra i
peccatori ch'io invito alla penitenza perché con infinita misericordia
aspetto che facciano il bene; e,d anche su le anime che la mia grazia
libera ogni giorno dal purgatorio per introdurle nei gaudi del
Paradiso”.
Per la prima lode, Metilde credette bene recitare
l'Antifona: Tibi decus ecc.: A Voi l'onore e l'impeto, a Voi gloria e
potenza, a Voi lode e giubilo nei secoli eterni, o Dio, beata Trinità!
Per
la seconda: Te jure laudant etc.: Giustamente, o beata Trinità, tutte
le vostre creature Vi lodano, Vi adorano e Vi glorificano.
A Voi lode, a Voi gloria, a Voi - azione di grazie.
Per la terza: Ex quo omnia, ecc.: Da Lui ogni cosa, per Lui ogni cosa, in Lui ogni cosa, a Lui gloria nei secoli, a Voi lode!
Dopo
questo, il gioiello che adornava e copriva il petto del suo Diletto si
divise nel mezzo e l'anima, secondo il suo desiderio, penetrò nel dolce
Cuore di Cristo, nel quale divenne un solo Spirito col suo Diletto, e
poté vedere e gustare ciò che all'uomo non è possibile esprimere.