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Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

CAPITOLO II: LA ROSA SBOCCIATA SUL CUORE DEL SIGNORE, SIMBOLO DELLA LODE DIVINA.

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO II: LA ROSA SBOCCIATA SUL CUORE DEL SIGNORE, SIMBOLO DELLA LODE DIVINA.
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Celebrando si la santa messa, Metilde vide il Signore il quale le diceva: “Andiamo in fondo al deserto”. Subito le parve di fare un lungo cammino in compagnia del Signore: ella lo teneva, per così dire, tra le braccia e gli rivolgeva queste parole: “Io vi lodo e vi esalto nella vostra eternità, immensità, bellezza, giustizia, verità, ecc.”.
Arrivarono così in una vasta e deliziosa solitudine; alberi regolarmente piantati, con i loro rami più alti formavano come un tetto sopra le loro teste, mentre il verdeggiante suolo offriva foro un tappeto di fiori sul quale il Signore si degnò di sedersi. L'anima allora, sotto la figura di una cerva, passeggiò nel prato portando al collo una catenella composta di anelli d'oro e d'argento; questa catenella, era saldata al Cuore del Signore, per significare l'amore di Dio e l'amore del prossimo senza del quale nessuno può unirsi a Dio.
L'anima volendo glorificare Dio, gli disse: “Signore infinitamente amabile, insegnatemi dunque a lodarvi”. Il Signore rispose: “Mira il mio Cuore”. Una magnifica rosa di cinque foglie, la quale sembrava sbocciata sul Cuore del Signore, ne coperse tutto il petto. “Loderai i miei cinque sensi figurati da questa rosa” disse il Signore.
Metilde intese che doveva lodare Iddio, in primo luogo, per quello sguardo d'amore che sempre Egli tiene fisso su l'uomo a guisa d'un Padre rispetto ad un suo unico Figlio. Dio non ha lo sguardo severo ma sempre benevolo, perché vivamente desidera che l'uomo continuamente abbia ricorso a Lui.
In secondo luogo, per quell'attenzione così minuta e così delicata con cui inclina il suo orecchio verso l'uomo, dilettandosi del minimo sospiro e gemito dell'uomo più che di tutti i concerti angelici.
In terzo luogo, per quello squisito profumo che il Signore ha nascosto nel suo amore per eccitare l'uomo a cercare in Lui le sue delizie. Chi potrebbe infatti, dilettarsi nel Bene Vero, se Dio non lo prevenisse? Pérciò si dice nella Scrittura: Le mie delizie sono di stare coi figli degli uomini (Prov., VIII, 31).
In quarto luogo, per il gusto soavissimo che Egli annette alla santa messa, dove Lui medesimo si fa per l'anima soavissimo cibo. Non è forse in questo banchetto che incorpora a sé l'anima in una intimità così profonda che, tutta assorbita da Dio, ella diventa in verità cibo di Dio?
Da ultimo, per il senso del tatto nel quale Egli risentì dolori così crudeli, quando l'Amore su la Croce conficcò i chiodi nelle sue mani e nei suoi piedi, e la lancia nel suo costato. L'anima della Santa si trovò allora come trapassata su la Croce, nella persona di Cristo, da un incomparabile dolore; e da quel momento dimorò sempre stretta contro i piedi, le mani e il dolcissimo Cuore del suo Signore, nel gaudio di tanto amore che neppure per mi momento avrebbe potuto scordarsi di Lui.