CAPITOLO II: LA ROSA SBOCCIATA SUL CUORE DEL SIGNORE, SIMBOLO DELLA LODE DIVINA.
Santa Matilde di Hackeborn
Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Celebrando si la santa messa, Metilde vide il Signore il quale le
diceva: “Andiamo in fondo al deserto”. Subito le parve di fare un lungo
cammino in compagnia del Signore: ella lo teneva, per così dire, tra le
braccia e gli rivolgeva queste parole: “Io vi lodo e vi esalto nella
vostra eternità, immensità, bellezza, giustizia, verità, ecc.”.
Arrivarono
così in una vasta e deliziosa solitudine; alberi regolarmente piantati,
con i loro rami più alti formavano come un tetto sopra le loro teste,
mentre il verdeggiante suolo offriva foro un tappeto di fiori sul quale
il Signore si degnò di sedersi. L'anima allora, sotto la figura di una
cerva, passeggiò nel prato portando al collo una catenella composta di
anelli d'oro e d'argento; questa catenella, era saldata al Cuore del
Signore, per significare l'amore di Dio e l'amore del prossimo senza del
quale nessuno può unirsi a Dio.
L'anima volendo glorificare Dio, gli
disse: “Signore infinitamente amabile, insegnatemi dunque a lodarvi”.
Il Signore rispose: “Mira il mio Cuore”. Una magnifica rosa di cinque
foglie, la quale sembrava sbocciata sul Cuore del Signore, ne coperse
tutto il petto. “Loderai i miei cinque sensi figurati da questa rosa”
disse il Signore.
Metilde intese che doveva lodare Iddio, in primo
luogo, per quello sguardo d'amore che sempre Egli tiene fisso su l'uomo a
guisa d'un Padre rispetto ad un suo unico Figlio. Dio non ha lo sguardo
severo ma sempre benevolo, perché vivamente desidera che l'uomo
continuamente abbia ricorso a Lui.
In secondo luogo, per
quell'attenzione così minuta e così delicata con cui inclina il suo
orecchio verso l'uomo, dilettandosi del minimo sospiro e gemito
dell'uomo più che di tutti i concerti angelici.
In terzo luogo, per
quello squisito profumo che il Signore ha nascosto nel suo amore per
eccitare l'uomo a cercare in Lui le sue delizie. Chi potrebbe infatti,
dilettarsi nel Bene Vero, se Dio non lo prevenisse? Pérciò si dice nella
Scrittura: Le mie delizie sono di stare coi figli degli uomini (Prov.,
VIII, 31).
In quarto luogo, per il gusto soavissimo che Egli annette
alla santa messa, dove Lui medesimo si fa per l'anima soavissimo cibo.
Non è forse in questo banchetto che incorpora a sé l'anima in una
intimità così profonda che, tutta assorbita da Dio, ella diventa in
verità cibo di Dio?
Da ultimo, per il senso del tatto nel quale Egli
risentì dolori così crudeli, quando l'Amore su la Croce conficcò i
chiodi nelle sue mani e nei suoi piedi, e la lancia nel suo costato.
L'anima della Santa si trovò allora come trapassata su la Croce, nella
persona di Cristo, da un incomparabile dolore; e da quel momento dimorò
sempre stretta contro i piedi, le mani e il dolcissimo Cuore del suo
Signore, nel gaudio di tanto amore che neppure per mi momento avrebbe
potuto scordarsi di Lui.