CAPITOLO XXV: IL TRONO DI DIO E I NOVE CORI ANGELICI
Santa Matilde di Hackeborn

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Mentre si scriveva questo libro all'insaputa della Santa, questa sentì.
un giorno, durante la Messa, una voce che chiamò col suo nome la persona
cui ella ordinariamente rivelava i suoi segreti. La voce soggiunse:
“Quale sarà, pensi tu, la sua ricompensa per ciò che ha scritto?”
Meravigliata e stupita, Metilde interrogò la sua intima amica onde
sapere se scrivesse quanto le confidava. L'amica si scusò del suo meglio
non volendo nulla confessare, e le disse che interrogasse piuttosto il
Signore.
L'indomani, mentre Metilde salutava la Beata Vergine Maria
dopo l'Ufficio Salve sancta Parens, il Signore le disse: “Sta in
silenzio; prendi tutto ciò che ti do e sta contenta di goderne”.
Malgrado queste parole, ella restava sospesa e ripeteva le sue domande;
ma se ne rimproverò pensando che l'obbedienza vale meglio del sacrificio
(I Reg. XV, 22), e non ardi andare più avanti.
Ed ecco d'un tratto
apparire due angeli che la portavano in alto. Mentre si reputava indegna
di un tale divino favore, gli angeli dicevano: Dimentica il tuo popolo e
la casa di tuo padre (Ps. XLIV, 11). A queste parole la Santa intese
che quando Dio si degna di elevare un'anima ad una contemplazione
profonda, quella deve porre nell'oblio la propria persona e persino i
suoi peccati, onde più speditamente attendere a Dio e puramente
dedicarsi a quelle cose che le vèngono rivelate.
Gli angeli la
condussero sino ad una casa splendida e spaziosa, dove vide i nove cori
angelici ordinati gli uni sopra gli altri in una maniera tanto
ammirabile quanto inesplicabile, perché formavano, per così dire; una
figura come di tartaruga. In cima, sopra il coro dei Serafini, stava il
trono di I)io, e vicino v'era quello della Beata Vergine Maria. Metilde
vide allora come le gerarchie celesti a vicenda si rimandassero il
proprio raggio le une alle altre. In tal modo, il raggio di amore
infiammato, uscendo da Dio, si portava direttamente sui Serafini, donde
passava in tutti gli altri cori. I Serafini comunicavano dunque agli
altri Cori la luce direttamente infusa che avevano ricevuta.
L'anima,
portandosi ai piedi del Signore, lo salutò dal più profondo del cuore e
il Signore le disse: “Ecco ch'io ti do la mia pace, affinché nessuna
inquietudine t'impedisca di venire a me”. Ella, infatti, era stata
talmente rattristata, che per una intera settimana le era stato
impossibile di unirsi al Signore nell'intima pace del cuore.
Ricordando
le parole che aveva udite il giorno prima, domandò al Signore se
veramente la sua confidente avesse scritto qualche cosa, e se quella tal
voce meritasse attenzione. Il Signore rispose: “Non avere né timore né
fastidio; lascia che faccia ciò che fa; io stesso sarò il suo
cooperatore ed il suo aiuto”.
Senza più oltre inquietarsi,
Metilde pregò: il Signore che le volesse insegnare come dovesse salutare
la Beata Vergine. Egli, mostrandole il suo Cuore; le rispose: “Qui tu
riceverai quanto ti occorre per salutare la Madre mia”.
E tosto
l'anima volò come un uccellino verso il costato del Signore e nel divin
Cuore prese parecchi granelli bianchi come la neve e simili alla manna,
per andare a depositarli nel Cuore della Beata Vergine Maria. Ogni
granello esprimeva una gioia speciale della Beata Vergine.
Durante le
preghiere segrete; mentre ricordava alla Madre di Dio il gaudio che
quella Vergine Santissima risentiva per la sua unione con Dio più intima
di quella d'ogni creatura, vide il Signore e la Madre sua chinarsi
l'uno verso l'altro in un lungo bacio. E il Signore disse all'anima:
“Questo bacio apparterrà per sempre a te e a tutti quelli che
saluteranno mia Madre o me stesso nell'unione che abbiamo assieme; essi
avranno la fortuna di essere con me indissolubilmente uniti”.
Desiderando
Metilde sapere dove si trovasse allora l'anima della Suor M... la vide
nel coro dei Serafini, sotto la forma di un uccello che volgeva il suo
volo direttamente verso la faccia del Signore, ciò che ricordava la
conoscenza di cui su la terra quella suora più delle altre era stata
illuminata.
In fine della Messa, il Signore, diede all'anima. a guisa
di benedizione quattro baci, e l'assicurò, con ineffabili parole, che
non sarebbe mai da Lui separata.