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Lunedi, 13 maggio 2024 - Beata Vergine Maria di Fatima ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXV: IL TRONO DI DIO E I NOVE CORI ANGELICI

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXV: IL TRONO DI DIO E I NOVE CORI ANGELICI
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Mentre si scriveva questo libro all'insaputa della Santa, questa sentì. un giorno, durante la Messa, una voce che chiamò col suo nome la persona cui ella ordinariamente rivelava i suoi segreti. La voce soggiunse: “Quale sarà, pensi tu, la sua ricompensa per ciò che ha scritto?” Meravigliata e stupita, Metilde interrogò la sua intima amica onde sapere se scrivesse quanto le confidava. L'amica si scusò del suo meglio non volendo nulla confessare, e le disse che interrogasse piuttosto il Signore.
L'indomani, mentre Metilde salutava la Beata Vergine Maria dopo l'Ufficio Salve sancta Parens, il Signore le disse: “Sta in silenzio; prendi tutto ciò che ti do e sta contenta di goderne”. Malgrado queste parole, ella restava sospesa e ripeteva le sue domande; ma se ne rimproverò pensando che l'obbedienza vale meglio del sacrificio (I Reg. XV, 22), e non ardi andare più avanti.
Ed ecco d'un tratto apparire due angeli che la portavano in alto. Mentre si reputava indegna di un tale divino favore, gli angeli dicevano: Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre (Ps. XLIV, 11). A queste parole la Santa intese che quando Dio si degna di elevare un'anima ad una contemplazione profonda, quella deve porre nell'oblio la propria persona e persino i suoi peccati, onde più speditamente attendere a Dio e puramente dedicarsi a quelle cose che le vèngono rivelate.
Gli angeli la condussero sino ad una casa splendida e spaziosa, dove vide i nove cori angelici ordinati gli uni sopra gli altri in una maniera tanto ammirabile quanto inesplicabile, perché formavano, per così dire; una figura come di tartaruga. In cima, sopra il coro dei Serafini, stava il trono di I)io, e vicino v'era quello della Beata Vergine Maria. Metilde vide allora come le gerarchie celesti a vicenda si rimandassero il proprio raggio le une alle altre. In tal modo, il raggio di amore infiammato, uscendo da Dio, si portava direttamente sui Serafini, donde passava in tutti gli altri cori. I Serafini comunicavano dunque agli altri Cori la luce direttamente infusa che avevano ricevuta.
L'anima, portandosi ai piedi del Signore, lo salutò dal più profondo del cuore e il Signore le disse: “Ecco ch'io ti do la mia pace, affinché nessuna inquietudine t'impedisca di venire a me”. Ella, infatti, era stata talmente rattristata, che per una intera settimana le era stato impossibile di unirsi al Signore nell'intima pace del cuore.
Ricordando le parole che aveva udite il giorno prima, domandò al Signore se veramente la sua confidente avesse scritto qualche cosa, e se quella tal voce meritasse attenzione. Il Signore rispose: “Non avere né timore né fastidio; lascia che faccia ciò che fa; io stesso sarò il suo cooperatore ed il suo aiuto”.

Senza più oltre inquietarsi, Metilde pregò: il Signore che le volesse insegnare come dovesse salutare la Beata Vergine. Egli, mostrandole il suo Cuore; le rispose: “Qui tu riceverai quanto ti occorre per salutare la Madre mia”.
E tosto l'anima volò come un uccellino verso il costato del Signore e nel divin Cuore prese parecchi granelli bianchi come la neve e simili alla manna, per andare a depositarli nel Cuore della Beata Vergine Maria. Ogni granello esprimeva una gioia speciale della Beata Vergine.
Durante le preghiere segrete; mentre ricordava alla Madre di Dio il gaudio che quella Vergine Santissima risentiva per la sua unione con Dio più intima di quella d'ogni creatura, vide il Signore e la Madre sua chinarsi l'uno verso l'altro in un lungo bacio. E il Signore disse all'anima: “Questo bacio apparterrà per sempre a te e a tutti quelli che saluteranno mia Madre o me stesso nell'unione che abbiamo assieme; essi avranno la fortuna di essere con me indissolubilmente uniti”.

 Desiderando Metilde sapere dove si trovasse allora l'anima della Suor M... la vide nel coro dei Serafini, sotto la forma di un uccello che volgeva il suo volo direttamente verso la faccia del Signore, ciò che ricordava la conoscenza di cui su la terra quella suora più delle altre era stata illuminata.
In fine della Messa, il Signore, diede all'anima. a guisa di benedizione quattro baci, e l'assicurò, con ineffabili parole, che non sarebbe mai da Lui separata.