CAPITOLO XXII: COME SI DEBBONO CONFIDARE A DIO LE PROPRIE PENE - GLORIA DEI SANTI E DELLE VERGINI
Santa Matilde di Hackeborn

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Un'altra volta, mentre quella divota vergine pensava che la sua malattia
la rendeva inutile e che le sue pene restavano senza frutto, il Signore
le disse:
“Deponi nel mio Cuore tutte le tue pene, ed io darò loro
la perfezione più assoluta che la sofferenza possa possedere. In quella
guisa che la mia Divinità attirò a sé i patimenti della mia Umanità e li
fece suoi, così io trasferirò le tue pene nella mia Divinità, le unirò
alla mia Passione, e ti renderò partecipe di quella gloria da Dio Padre
conferita alla mia santa Umanità in compenso di tutte le sue sofferenze.
Consegna dunque all'Amore ogni tua pena, dicendo: “O Amore, a te
commetto tutte queste mie pene con quella intenzione con cui me le hai
apportate dal Cuore di Dio, e ti prego che tu le riporti nel divin Cuore
perfezionate da una somma riconoscenza.
“Quando desidererai lodarmi e
che la malattia te lo impedirà, pregherai perché io esalti e benedica
Dio Padre per le tue pene, come feci su la Croce, in mezzo ai miei
propri patimenti. Ringrazierai con la gratitudine con cui lo ringraziai
di aver decretato la mia Passione per la salvezza del mondo; amerai con
l'amore col quale tutto soffrii volentieri e con animo libero e pronto.
“La
mia Passione ebbe frutti infiniti in cielo e su la terra; così le tue
pene e le tue tribolazioni, se me le offrirai e le unirai alla mia
Passione, saranno grandemente fruttuose per te e per tutti; a segno che
agli eletti procureranno maggior gloria, ai giusti nuovi meriti, ai
peccatori il perdono, ed alle anime del purgatorio l'alleggerimento
delle loro pene. Che cosa, infatti, può mai esservi, che il mio divin
Cuore non possa commutare in meglio, poiché ogni bene in cielo e in
terra proviene dalla bontà del mio Cuore?”
Il Signore le mostrò tutti
gli ordini dei Santi con la loro gloria e le loro inestimabili dignità,
dicendo: “Ecco quanto la bontà del mio Cuore ha operato nei Profeti,
negli Apostoli e in tutti i Santi. Quanto degnamente ho compiuto le loro
opere, e con quanta bontà le ho premiate oltre il loro merito!”
Mentre
in tal modo con grande letizia considerava la gloria dei Santi, la
Serva di Cristo vide con ammirazione il Coro delle Vergini, e rapita
dalla loro bellezza e dalla loro beatitudine più che da quella degli
altri Santi, disse al Signore: “Ah ! mio Signore, poiché per un amore
gratuito date tanti onori alle Vergini, di temi, vi prego, qual è la
maggiore delizia che trova te in esse?”
Il Signore rispose: “Ah!, tu
vuoi comprendere le cose più grandi, e non sei neppure capace di
comprendere in questa vita le più piccole! Tuttavia te ne dirò qualche
cosa: Dio mio Padre ama ciascuna vergine in tal modo che ne aspetta la
venuta con gaudio maggiore che mai Re aspetti la fidanzata del suo unico
Figlio, dalla quale spera qualche legittimo erede.
“Appena risuona
nel cielo questa nuova: Ecco una Vergine! tutte le dignità del cielo si
muovono coli giubilo; e appena ella entra in cielo, i suoi passi negli
atri celesti risuonano con dolcissima armonia per tutto il cielo. Perciò
tutti i Santi con indicibile trasporto ed allegrezza le vanno incontro
cantando in sua lode: Quam pulchre graditur! Quanto sono belli i tuoi
passi, o nobile principessa!(Cant. VII, 1). Io pure mi affretto ad
andarle incontro, invitandola con queste parole: Vieni, amica mia! Vieni
mia sposa! Vieni a ricevere la corona. (Cant., IV, 3). E la mia voce
allora talmente si estende che risuona nel cielo intero, e penetra gli
Angeli ed i Santi i quali diventano come organi che rispondono agli
accenti della medesima.
“Arrivata alla mia presenza, la vergine
guarda sé stessa nei miei occhi come in uno specchio. Noi ci
contempliamo così l'un l'altro in un dolce rapimento. Poi, in un amoroso
abbraccio, io imprimo me stesso in lei, la riempio e la penetrò di
tutt'intera la mia Divinità. Qualunque sia il suo stato, io sembro
essere tutt'intero in tutte le sue membra, e reciprocamente l'attiro in
me, cosicché la si vede dappertutto gloriosa in me stesso. Di più, io
stesso. divento la sua corona, degno ornamento della sposa legittima
ch'io voglio esaltare.
“Lo Spirito Santo pure la penetra della
sovrabbondanza della sua dolcezza e della sua bontà, di cui ella resta
impregnata a guisa di mollica di pane immersa nel vino puro, e così
diviene amabile a segno che rapisce tutti gli abitanti del cielo”.
Un
giorno che Metilde rendeva grazie a Dio per i grandi benefici che ne
aveva ricevuti, il Signore le disse: “Rendi grazie anzitutto per tutto
ciò che ho dato a mia Madre ed agli Angeli”.
Metilde obbedì subito
rendendo grazie perché Dio, fin dall'eternità, aveva eletto Maria,
santificandola nella sua origine medesima; poi ancora perché
nell'infanzia e nella giovinezza l'aveva talmente custodita che non
conobbe mai peccato e per ispirazione dello Spirito Santo l'aveva
condotta ad emettere per la prima il voto di perfetta castità. Dopo che
ella ebbe fatta questa lode, il Signore riprese: “Di tutto quanto è
creato in cielo e su la terra, non amo nulla come la purezza verginale”.
Metilde disse: “O Signore, se è così, ditemi quali sono le Vergini così pure da meritare le vostre preferenze”.
Il
Signore disse: “Quelle che non furono mai macchiate né dalla volontà né
dal desiderio di perdere la loro verginità”. Allora, disse Metilde, che
faranno quelle che sono colpevoli di negligenza?”
“Si purifichino,
rispose il Signore, con la penitenza e la confessione; così entreranno
con gaudio nella compagnia delle vergini perfettamente pure. Ma non
potranno risentire quelle delizie più intime che traboccano dai torrenti
della mia Divinità”.
La Regina delle Vergini le comparve una
volta rivestita di un mantello d'oro, in cui erano ricamate delle
colombe rosse, due a due, rivolte l'una verso l'altra, le quali tenevano
nel becco un verdeggiante giglio. Metilde intese che quel mantello
d'oro significava l'ardentissimo. amore di cui la Vergine Maria fu
sempre accesa per il Signore, mentre le colombe rosse raffiguravano
molto bene la sua pazienza invariabile in tutte le avversità, come
quella d'una dolce colomba. Il giglio rappresentava il nobile e
magnifico frutto delle sue virtù e delle sue opere. Per stringere il suo
mantello, la Vergine portava un cingolo d'oro da cui pendevano anelli,
essi pure d'oro, attaccati l'uno all'altro con catenelle, e ornati di
rubini. Questi anelli significavano la caparra dello sposalizio di tutte
le Vergini che sono unite a Dio col voto di castità. Essi erano in quel
modo sospesi al cingolo della Madre del Signore, perché la benigna
Vergine, per amore conserva con cura materna i pegni che appartengono a
quelle sue divo te serventi che sono le vergini: a ciascuna nel giorno
della loro morte ella rimette le arre immacolate che le furono affidate
in presenza del Signore. Il colore dei rubini significava che il Re
della gloria, Gesù Cristo Sposo delle Vergini, adorna del suo proprio
sangue le arre delle vergini sacre.