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Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

CAPITOLO XIX: BONTÀ DEL SIGNORE NELLA MALATTIA DELLA SUA SERVA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XIX: BONTÀ DEL SIGNORE NELLA MALATTIA DELLA SUA SERVA
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Durante la sua malattia, mentre si doleva con Dio perché non poteva recarsi al coro né compiere nessun'opera buona, le parve che il Signore col suo braccio sinistro la tenesse abbracciata in tal modo che la piaga del suo. dolcissimo Cuore si applicasse sul cuore della sua diletta. E il Signore le disse: “Quando sei ammalata ti abbraccio col mio braccio sinistro, ma quando sei sana ti abbracciò invece col destro. Sappi perciò che quando tu sei abbracciata col braccio sinistro, sei più vicina al mio Cuore”.

Dopo quaranta giorni di malattia e di dolori di capo, le sembrò infine di trovarsi di nuovo col Signore nella campagna fiorita ed ella gli disse: “O dolcissimo mio sposo, datémi la vostra benedizione, come faceste col vostro servo Giacobbe”. Il Signore con bontà la benedì con la mano, dicendole: “Sii sana di corpo e di anima”; e d'un tratto ella sentì calmarsi i suoi dolori.
Nella sua gioia pregò la Santa Vergine e tutti i Santi di lodare insieme con lei il Diletto dell'anima sua per questo benefizio.
E tutti, dopo che la Beata Vergine ebbe incominciato, fecero risuonare nuovi canti di lode per i benefizi che quell'anima da Dio aveva ricevuti.
Da quel momento la Serva di Cristo si trovò meglio; ma non si ristabilì completamente; nondimeno vacava agli esercizi spirituali con tanto ardore che le sue forze non vi potevano bastare.

Un'altra volta, Metilde con azioni di grazie pensava alla potenza del divino Amore che dal seno del Padre fece scendere Cristo nel seno della Madre Vergine. Il Signore le disse: “Eccomi, io mi abbandono in potere dell'anima tua come tuo schiavo, affinché tu faccia di me quanto vorrai. In quella guisa che un prigioniero non può far nulla senza l'ordine del suo padrone, così io sarò ai tuoi comandi”.
Metilde con una profonda gratitudine ascoltò tali parole di una sì grande accondiscendenza, poi pensò che cosa dovesse domandare alla bontà del Signore. Era vicina la solennità di Pasqua; dal principio dell'Avvento, fuorché nella vigilia e nella Natività di Cristo, per i suoi incessanti dolori, non le era stato possibile recarsi al coro; non aveva dunque nessun desiderio più veemente che quello della sanità.
Tuttavia, nella sua perfettissima fedeltà verso Dio, rispose al Signore: “O il più dolce, il più caro Diletto dell'anima mia, quando pure io potessi ricuperare adesso tutto il vigore e tutta la sanità che mai abbia avuta, non lo vorrei punto. Ciò che voglio unicamente, è di non essere mai in disaccordo con la vostra volontà, ma di voler. sempre con Voi tutto quanto vorrete e farete per me, sia penoso, sia piacevole”.
Incontanente le parve che il Signore l'abbracciasse col suo braccio sinistro e le piegasse il capo sul proprio petto, dicendo: “Poiché tu vuoi tutto ciò che voglio io, terrò sempre l'anima tua abbracciata, attirerò in me tutti i dolori del tuo capo e li santificherò con le mie sofferenze”.
Si potrebbero scrivere molte cose sopra ciò che avvenne durante quella malattia; ma le omettiamo, perché nelle sue relazioni spesso interrotte o scritte a brani, la Santa, come ebbe a dichiarare, spesso sopprimeva ciò che vi era di migliore. “Tutto ciò che vi riferisco, diceva, non è che un soffio di vento in confronto di ciò che non posso esprimere con le parole”. Talvolta parlava con voce così bassa che non potevamo intenderla bene. Ma, non abbiamo aggiunto nulla a ciò che abbiamo veramente udito ed accuratamente conservato, a lode di Dio e per utilità del prossimo.