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Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

CAPITOLO XVIII: LA FONTE DELLA MISERICORDIA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XVIII: LA FONTE DELLA MISERICORDIA
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Un'altra volta, quella divota vergine, s'informò del luogo ove avesse da passar la notte in orazione col Signore. - “Ai piedi di questa montagna deserta”, rispose il Signore, e ve la condusse. Le mostrò la Fontana della Misericordia, presso la quale vi era una coppa d'argento.
Il Signore le disse: “Fa bere l'acqua di questa sorgente a chi tu desideri”.
Metilde replicò: “Mio Signore, fatelo Voi per me, perché io non ne sono quasi capace, tanto mi sento debole ed inferma”. I santi Angeli, accostandosi in sua vece a quella fonte, offrirono da bere dapprima alla gloriosa Vergine Maria per l'accrescimento della sua beatitudine. E mentre essa beveva, ogni goccia nella sua bocca risonava in una maniera così armoniosa che i cittadini della celeste Gerusalemme ne trasalivano con uno speciale giubilo. Diedero da bere anche ai Patriarchi, ai Profeti, agli Apostoli, ai Martiri, ai Confessori, alle Vergini, alle Vedove, a quelli che si erano santificati nello stato del matrimonio e a tutti i cittadini del Cielo. E sempre ogni goccia che veniva assorbita, dava un soavissimo suono in lode a Dio, come abbiamo detto rispetto alla Vergine Maria.
Dopo, gli Angeli diedero da bere di quella sorgente della Misericordia alla Chiesa militante. Dapprima al Signore Apostolico (il Papa), ai Cardinali, agli Arcivescovi, ai Vescovi ed a tutti i Religiosi, poi all'Imperatore, ai Re, ai Principi, ai Giudici ed ai Pastori delle anime, in una parola, a tutti quelli che vivevano su la terra; e infine alle anime del Purgatorio. Tutti veramente bevevano di quella fonte, ma non tutti nel bere di quell'acqua facevano sentire quel dolce e soave suono come gli eletti della Chiesa trionfante.
A compimento, il Signore, Egli medesimo, ai membri della Chiesa trionfante, e a quelli della Chiesa militante, presentò da bere un nettare che dal suo Cuore scorreva in una piccola coppa formata con le preghiere della sua Serva.

 La notte seguente, condotta di nuovo in ispirito a quella fonte della Misericordia, Metilde vide che ne usciva la vena abbondantissima dell'acqua dell'umile riconoscenza, la quale bolliva e dopo attraversato il Cuore di Gesù Cristo ritornava ancora purissima verso la sua sorgente. E questo deve intendersi nel seguente modo: poiché i doni di Dio sono variati e non tutti gli uomini hanno la medesima grazia, perciò v'è hi divisione dei doni; ognuno deve dunque con gran cura attendere a quel dono che Dio gli ha conferito, e a Dio farlo risalire con la riconoscenza, stimandosi indegno di ogni grazia e persino della vita. Ognuno se ne dimori nella propria abiezione e sempre dica come Giacobbe: Minor sum, Domine, cunctis miserationibus tuis: Non merito, o Signore, la vostra pietà. Nessuno deve desiderare per sé medesimo maggiori doni, se non per la gloria di Dio: ma ritenga per certo che tutto quanto avviene di lieto o di triste, tutto sempre viene dall'estrema carità di Dio per la sua creatura. Perciò, tutti i doni che si ricevono da Dio, bisogna con riconoscenza, in unione di azioni di grazie con Gesù Cristo e attraverso il suo sacratissimo Cuore, farli risalire sino a Dio da cui proviene ogni bene.

 Un'altra volta, essa vide il Signore Gesù seduto in alto alla destra della divina Maestà e occupato a rimettere i peccati. Le suore con cuore contrito ed umiliato, venivano a confessarsi; il Signore Gesù abbracciava ciascuna col suo braccio destro e annientava in sé medesimo tutti i peccati confessati, dimodochè sembrava che quelle colpe non ci fossero mai state. Quando ciascuna era così purificata, Egli la presentava al Padre celeste che l'avvolgeva in uno sguardo benevolo, dicendole: “La destra del mio Giusto ti ha ricevuta in perfetta riconciliazione”.