CAPITOLO XVIII: LA FONTE DELLA MISERICORDIA
Santa Matilde di Hackeborn
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Un'altra volta, quella divota vergine, s'informò del luogo ove avesse da
passar la notte in orazione col Signore. - “Ai piedi di questa montagna
deserta”, rispose il Signore, e ve la condusse. Le mostrò la Fontana
della Misericordia, presso la quale vi era una coppa d'argento.
Il Signore le disse: “Fa bere l'acqua di questa sorgente a chi tu desideri”.
Metilde
replicò: “Mio Signore, fatelo Voi per me, perché io non ne sono quasi
capace, tanto mi sento debole ed inferma”. I santi Angeli, accostandosi
in sua vece a quella fonte, offrirono da bere dapprima alla gloriosa
Vergine Maria per l'accrescimento della sua beatitudine. E mentre essa
beveva, ogni goccia nella sua bocca risonava in una maniera così
armoniosa che i cittadini della celeste Gerusalemme ne trasalivano con
uno speciale giubilo. Diedero da bere anche ai Patriarchi, ai Profeti,
agli Apostoli, ai Martiri, ai Confessori, alle Vergini, alle Vedove, a
quelli che si erano santificati nello stato del matrimonio e a tutti i
cittadini del Cielo. E sempre ogni goccia che veniva assorbita, dava un
soavissimo suono in lode a Dio, come abbiamo detto rispetto alla Vergine
Maria.
Dopo, gli Angeli diedero da bere di quella sorgente della
Misericordia alla Chiesa militante. Dapprima al Signore Apostolico (il
Papa), ai Cardinali, agli Arcivescovi, ai Vescovi ed a tutti i
Religiosi, poi all'Imperatore, ai Re, ai Principi, ai Giudici ed ai
Pastori delle anime, in una parola, a tutti quelli che vivevano su la
terra; e infine alle anime del Purgatorio. Tutti veramente bevevano di
quella fonte, ma non tutti nel bere di quell'acqua facevano sentire quel
dolce e soave suono come gli eletti della Chiesa trionfante.
A
compimento, il Signore, Egli medesimo, ai membri della Chiesa
trionfante, e a quelli della Chiesa militante, presentò da bere un
nettare che dal suo Cuore scorreva in una piccola coppa formata con le
preghiere della sua Serva.
La notte seguente, condotta di nuovo
in ispirito a quella fonte della Misericordia, Metilde vide che ne
usciva la vena abbondantissima dell'acqua dell'umile riconoscenza, la
quale bolliva e dopo attraversato il Cuore di Gesù Cristo ritornava
ancora purissima verso la sua sorgente. E questo deve intendersi nel
seguente modo: poiché i doni di Dio sono variati e non tutti gli uomini
hanno la medesima grazia, perciò v'è hi divisione dei doni; ognuno deve
dunque con gran cura attendere a quel dono che Dio gli ha conferito, e a
Dio farlo risalire con la riconoscenza, stimandosi indegno di ogni
grazia e persino della vita. Ognuno se ne dimori nella propria abiezione
e sempre dica come Giacobbe: Minor sum, Domine, cunctis miserationibus
tuis: Non merito, o Signore, la vostra pietà. Nessuno deve desiderare
per sé medesimo maggiori doni, se non per la gloria di Dio: ma ritenga
per certo che tutto quanto avviene di lieto o di triste, tutto sempre
viene dall'estrema carità di Dio per la sua creatura. Perciò, tutti i
doni che si ricevono da Dio, bisogna con riconoscenza, in unione di
azioni di grazie con Gesù Cristo e attraverso il suo sacratissimo Cuore,
farli risalire sino a Dio da cui proviene ogni bene.
Un'altra
volta, essa vide il Signore Gesù seduto in alto alla destra della divina
Maestà e occupato a rimettere i peccati. Le suore con cuore contrito ed
umiliato, venivano a confessarsi; il Signore Gesù abbracciava ciascuna
col suo braccio destro e annientava in sé medesimo tutti i peccati
confessati, dimodochè sembrava che quelle colpe non ci fossero mai
state. Quando ciascuna era così purificata, Egli la presentava al Padre
celeste che l'avvolgeva in uno sguardo benevolo, dicendole: “La destra
del mio Giusto ti ha ricevuta in perfetta riconciliazione”.