CAPITOLO XVI: INFERMITÀ DI METILDE
Santa Matilde di Hackeborn
Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Secondo le consolazioni e le dolcezze che il Signore diffonde nell'anima
che lo ama, Egli moltiplica pure per lei i dolori e le infermità, come
spesso si vede in quest'anima fedele. Una volta, infatti, per più di un
mese ella soffrì d'un male di capo così forte che non poteva né pigliar
sonno né aver alcun riposo. In pari tempo si trovò priva di ogni grazia,
di ogni dolcezza e di ogni visita divina, dimodochè con calde lagrime
sovente si lagnava di non aver più nessun pensiero di Dio che la
consolasse. Giunse infine ad una tale tristezza che talvolta con
accorati gridi chiamava il suo Dio, il suo Diletto; e la sua voce
addolorata si udiva in tutta la casa.
Dopo sette giorni passati in un
tale eccesso di desolazione, il Signore di bontà, il quale è sempre
vicino a quelli che hanno il cuore trafitto, l'inondò di consolazioni
così abbondanti che sovente, dal Mattutino all'ora di Prima e da Prima
all'ora di Nona, rimaneva con gli occhi chiusi e come morta, tutta
assorta nel godimento del suo Dio.
Durante questo tempo, il
misericordioso suo Signore le rivelava le meraviglie dei suoi divini
segreti e la rallegrava con la sua dolce presenza a tal segno che, non
potendo tener nascosta la sua santa ebbrezza, persino agli ospiti ed ai
forestieri Metilde manifestava quella grazia interna che per sì lungo
tempo aveva tenuta nascosta. Ne avvenne che molti le diedero l'incarico
di raccomandare a Dio le loro intenzioni; e a tutte queste persone,
secondo ciò che Dio si degnava di manifestarle, ella rivelava i
desiderii dei loro cuori. Varie persone con grande letizia ne rendettero
grazie al Signore.
Fu durante questa malattia che Dio le tolse con
la morte la sua dolcissima sorella, madre badessa di venerata memoria.
Ma essa riconosceva che Dio l'aveva compensata oltre ogni misura di
questa pena e delle sue altre tribolazioni, col concederle il favore di
vedere quest'anima ogni volta che voleva e di contemplarne l'abbondante
ricompensa.
Tuttavia, siccome si lagnava ancora d'aver perduto il
sonno a causa di questo dolore di capo, chi l'assisteva pensò ch'essa
vaneggiasse per la malattia, perché non sembrava far altro che
sonnecchiare. La sua intima confidente le domandò dunque ciò che facesse
con gli occhi chiusi durante le lunghe ore in cui restava immobile, e
la Santa rispose: “L'anima mia si compiace con delizia nel godimento di
Dio, nuotando nella Divinità come il pesce nell'acqua o l'uccello
nell'aria. Tra l'unione dei Santi con Dio e quella dell'anima mia, non
v'è differenza se non che loro godono nell'allegrezza ed io nella
sofferenza”.
Durante questa malattia, sopravvenne la Quaresima
ed ella risolvette di ritirarsi in ispirito nel deserto col Signore. In
quella notte le parve di esservi in realtà, e domandò al suo Signore
dove desiderasse, passare quella prima notte. Egli le indicò un albero
magnifico ma tutto incavato, chiamato l'Albero dell'umiltà e le disse:
“Qui passerò la notte”; e subito entrò nella cavità dell'albero.
“Ed io dove andrò, esclamò Metilde”.
“Non puoi tu, rispose il Signore, volare sul mio seno e riposarti come fanno gli uccelli?”
Incontanente
parve a quell'anima di essere un uccellino che volava verso il seno del
Signore, dove tranquillamente prese il suo riposo. - “Misericordioso
Signore, disse, mettetemi sul capo il vostro dito, perché io possa
addormentarmi”.
“Ma quando gli uccelli vogliono dormire, riprese il Signore, si mettono la testa sotto le ali”.
- “Signore, quali sono le mie ali?”
-
“Il tuo desiderio sempre ardente è una ala rossa; il tuo amore sempre
vigoroso e crescente è un'ala verde; e la tua speranza, per cui senza
posa sospiri verso di me, è un'ala gialla come l'oro”.
Quella pia
Vergine vide che dal divin Cuore stillavano piccole gocciole, le quali
essa avidamente raccoglieva e ne sentiva un'ineffabile consolazione
quale sino a quell'ora non aveva mai prova fa.
In quel momènto le
parve che arrivasse san Pietro medesimo grandemente sorpreso che il
Signore di, Maestà si degnasse abbassarsi a tal punto verso quell'anima.
E il Signore disse: “Perché meravigliarti, Pietro? Non sai tu che i
primi figliuoli e gli ultimi sono i più cari ? Voi, che foste i miei
apostoli, foste i miei primogeniti ai quali dimostrai tutta la mia
tenerezza, e in me trovaste il perfetto compimento di tutti i vostri
desiderii”.
Ma qui lo spirito di Metilde fu rapito in cielo dove vide
il Signore seduto all'Oriente e, col Signore, sua sorella di felice
memoria la madre badessa, circondata da tutti i membri della
Congregazione, defunti e vivi. Ai più leggieri movimenti della defunta,
tutte le anime che da lei erano state governate su la terra, facevano
udire una melodia così deliziosa che la Corte celeste ne risentiva un
nuovo gaudio: queste anime sembravano volare attorno alla badessa come
uno sciame di bianche colombe.
I santi angeli presentarono a Dio le
opere meritorie di tutte queste anime onde accrescere la felicità della
detta badessa, la quale pregava per la sua Congregazione, dicendo:
“Padre santo, conservate nel vostro nome quelle che mi avete date”. Il
Signore rispose: “La tua volontà è la mia, nell'innocenza le custodirò
da ogni male”.
Al Figlio quell'anima beata diceva:. “Vi domando che
siano una sola cosa in Voi come siamo noi”, cioè con un'intera e piena
volontà siano in tutto unite a Dio, come a Lui sono uniti i Santi in
cielo. Il Figlio disse: “Il tuo desiderio e il mio desiderio: io sono in
esse, ed esse sono in me; perfezionerò e confermerò in me tutte le loro
opere”.
Ella pregò inoltre lo Spirito Santo, dicendo: “Santificatele
nella verità, degnatevi di essere il loro Consolatore”. E lo Spirito
Santo si degnò rispondere: “Il tuo gaudio è il, mio gaudio; le consolerò
e le custodirò”.
Dopo le predette cose, Metilde, pregando anch'essa
per la Congregazione, sentì nel firmamento del cielo un suono
dolcissimo; era lo strepito delle discipline che in quel momento le
suore prendevano per la salvezza degli uomini: A questo rimbombante
suono, i santi angeli danzavano applaudendo, mentre i demonii che
cruciano le anime, fuggivano lontano e le anime erano liberate dalle
loro pene e le catene dei loro peccati si spezzavano.