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Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

CAPITOLO XVI: INFERMITÀ DI METILDE

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XVI: INFERMITÀ DI METILDE
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Secondo le consolazioni e le dolcezze che il Signore diffonde nell'anima che lo ama, Egli moltiplica pure per lei i dolori e le infermità, come spesso si vede in quest'anima fedele. Una volta, infatti, per più di un mese ella soffrì d'un male di capo così forte che non poteva né pigliar sonno né aver alcun riposo. In pari tempo si trovò priva di ogni grazia, di ogni dolcezza e di ogni visita divina, dimodochè con calde lagrime sovente si lagnava di non aver più nessun pensiero di Dio che la consolasse. Giunse infine ad una tale tristezza che talvolta con accorati gridi chiamava il suo Dio, il suo Diletto; e la sua voce addolorata si udiva in tutta la casa.
Dopo sette giorni passati in un tale eccesso di desolazione, il Signore di bontà, il quale è sempre vicino a quelli che hanno il cuore trafitto, l'inondò di consolazioni così abbondanti che sovente, dal Mattutino all'ora di Prima e da Prima all'ora di Nona, rimaneva con gli occhi chiusi e come morta, tutta assorta nel godimento del suo Dio.
Durante questo tempo, il misericordioso suo Signore le rivelava le meraviglie dei suoi divini segreti e la rallegrava con la sua dolce presenza a tal segno che, non potendo tener nascosta la sua santa ebbrezza, persino agli ospiti ed ai forestieri Metilde manifestava quella grazia interna che per sì lungo tempo aveva tenuta nascosta. Ne avvenne che molti le diedero l'incarico di raccomandare a Dio le loro intenzioni; e a tutte queste persone, secondo ciò che Dio si degnava di manifestarle, ella rivelava i desiderii dei loro cuori. Varie persone con grande letizia ne rendettero grazie al Signore.
Fu durante questa malattia che Dio le tolse con la morte la sua dolcissima sorella, madre badessa di venerata memoria. Ma essa riconosceva che Dio l'aveva compensata oltre ogni misura di questa pena e delle sue altre tribolazioni, col concederle il favore di vedere quest'anima ogni volta che voleva e di contemplarne l'abbondante ricompensa.
Tuttavia, siccome si lagnava ancora d'aver perduto il sonno a causa di questo dolore di capo, chi l'assisteva pensò ch'essa vaneggiasse per la malattia, perché non sembrava far altro che sonnecchiare. La sua intima confidente le domandò dunque ciò che facesse con gli occhi chiusi durante le lunghe ore in cui restava immobile, e la Santa rispose: “L'anima mia si compiace con delizia nel godimento di Dio, nuotando nella Divinità come il pesce nell'acqua o l'uccello nell'aria. Tra l'unione dei Santi con Dio e quella dell'anima mia, non v'è differenza se non che loro godono nell'allegrezza ed io nella sofferenza”.

 Durante questa malattia, sopravvenne la Quaresima ed ella risolvette di ritirarsi in ispirito nel deserto col Signore. In quella notte le parve di esservi in realtà, e domandò al suo Signore dove desiderasse, passare quella prima notte. Egli le indicò un albero magnifico ma tutto incavato, chiamato l'Albero dell'umiltà e le disse: “Qui passerò la notte”; e subito entrò nella cavità dell'albero.
“Ed io dove andrò, esclamò Metilde”.
“Non puoi tu, rispose il Signore, volare sul mio seno e riposarti come fanno gli uccelli?”
Incontanente parve a quell'anima di essere un uccellino che volava verso il seno del Signore, dove tranquillamente prese il suo riposo. - “Misericordioso Signore, disse, mettetemi sul capo il vostro dito, perché io possa addormentarmi”.
“Ma quando gli uccelli vogliono dormire, riprese il Signore, si mettono la testa sotto le ali”.
- “Signore, quali sono le mie ali?”
- “Il tuo desiderio sempre ardente è una ala rossa; il tuo amore sempre vigoroso e crescente è un'ala verde; e la tua speranza, per cui senza posa sospiri verso di me, è un'ala gialla come l'oro”.
Quella pia Vergine vide che dal divin Cuore stillavano piccole gocciole, le quali essa avidamente raccoglieva e ne sentiva un'ineffabile consolazione quale sino a quell'ora non aveva mai prova fa.
In quel momènto le parve che arrivasse san Pietro medesimo grandemente sorpreso che il Signore di, Maestà si degnasse abbassarsi a tal punto verso quell'anima. E il Signore disse: “Perché meravigliarti, Pietro? Non sai tu che i primi figliuoli e gli ultimi sono i più cari ? Voi, che foste i miei apostoli, foste i miei primogeniti ai quali dimostrai tutta la mia tenerezza, e in me trovaste il perfetto compimento di tutti i vostri desiderii”.
Ma qui lo spirito di Metilde fu rapito in cielo dove vide il Signore seduto all'Oriente e, col Signore, sua sorella di felice memoria la madre badessa, circondata da tutti i membri della Congregazione, defunti e vivi. Ai più leggieri movimenti della defunta, tutte le anime che da lei erano state governate su la terra, facevano udire una melodia così deliziosa che la Corte celeste ne risentiva un nuovo gaudio: queste anime sembravano volare attorno alla badessa come uno sciame di bianche colombe.
I santi angeli presentarono a Dio le opere meritorie di tutte queste anime onde accrescere la felicità della detta badessa, la quale pregava per la sua Congregazione, dicendo: “Padre santo, conservate nel vostro nome quelle che mi avete date”. Il Signore rispose: “La tua volontà è la mia, nell'innocenza le custodirò da ogni male”.
Al Figlio quell'anima beata diceva:. “Vi domando che siano una sola cosa in Voi come siamo noi”, cioè con un'intera e piena volontà siano in tutto unite a Dio, come a Lui sono uniti i Santi in cielo. Il Figlio disse: “Il tuo desiderio e il mio desiderio: io sono in esse, ed esse sono in me; perfezionerò e confermerò in me tutte le loro opere”.
Ella pregò inoltre lo Spirito Santo, dicendo: “Santificatele nella verità, degnatevi di essere il loro Consolatore”. E lo Spirito Santo si degnò rispondere: “Il tuo gaudio è il, mio gaudio; le consolerò e le custodirò”.
Dopo le predette cose, Metilde, pregando anch'essa per la Congregazione, sentì nel firmamento del cielo un suono dolcissimo; era lo strepito delle discipline che in quel momento le suore prendevano per la salvezza degli uomini: A questo rimbombante suono, i santi angeli danzavano applaudendo, mentre i demonii che cruciano le anime, fuggivano lontano e le anime erano liberate dalle loro pene e le catene dei loro peccati si spezzavano.