CAPITOLO XV: L'ANIMA DI METILDE TRAPASSATA DA UN DARDO D'AMORE - LA CROCE
Santa Matilde di Hackeborn

Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Essendo una volta Metilde rapita in estasi, le parve di trovarsi in una
casa di meravigliosa bellezza, in cui riconobbe subito il Cuore di
Cristo, perché più di una volta, come già si è visto, vi era entrata
allo stesso modo.
Prostratasi a terra, trovò sul pavimento una gran
Croce e su quella si distese. Ed ecco che dal mezzo di quella croce usci
un dardo in oro molto affilato, il quale trapassò l'anima di Metilde da
una parte all'altra, poi essa udì dal Signore queste parole: “Tutto
quanto vi è sopra la terra non potrebbe formare il gaudio dell'anima: la
salvezza e la gloria suprema consistono nelle pene e nelle
tribolazioni”.
Tuttavia l'anima risentiva tristezza ed ansietà,
perché udiva la voce del suo unico Diletto, ma non poteva vederlo.
Mentre ella lo cercava con ardente desiderio, Egli le comparve davanti
vestito di un abito di seta rossa, e prendendole la mano, le parlò con
gran dolcezza. Ma l'anima, accorgendosi dell'estrema morbidezza della
veste del Signore, domandò. ciò che potesse significare; il Signore le
disse: “In quella guisa che una stoffa di seta è molle e delicata, così
ogni pena e tribolazione è soave per l'anima che ama veramente il suo
Dio”.
“Così sarà, riprese Metilde, nel principio della sofferenza,
giacché l'anima è allora nel primo vigore del suo amore: ma quando la
pena aumenterà, allora diventerà grave ed insopportabile”.
Il Signore
rispose: “Senza dubbio! ma quando uno possiede una veste di seta ornata
di oro e di pietre preziose, non la getta via perché è pesante, né per
questo la aborrisce: la considera invece come più distinta e più
preziosa. Così, l'anima fedele. non rifiuterà punto la pena per il
motivo che diventa troppo acerba, perché nel patire tutte le sue virtù
vengono ad essere nobilitate ed il suo merito si accresce all'infinito”.
Era
questa visione il presagio di una malattia che doveva capitarle poco
tempo dopo, cioè nell'Avvento, tempo questo ch'ella sempre celebrava con
gran divozione ed ardenti desiderii. In quel tempo venne colpita da
dolori acutissimi; ma ciò che le dava maggiore pena, era di non poter
portarsi al coro né compiere le sue ordinarie devozioni.