CAPITOLO XI: IL CUORE DEL SIGNORE LE APPARE SOTTO LA FORMA DI UNA LAMPADA
Santa Matilde di Hackeborn
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Durante una santa messa, mentre diversi pensieri le impedivano di fruire
della divina consolazione, Metilde supplicò la Vergine Maria,
mediatrice fra Dio e gli uomini, che volesse ottenerle la presenza del
suo Figlio diletto. Certo per l'intervento della Beata Vergine, ella
vide il Signore Gesù, Re della gloria, seduto sur un trono sublime,
trasparente come un puro cristallo. Dalla parte anteriore di questo
trono uscivano due limpidi rivoli, di cui uno significava la remissione
dei peccati, e l'altro la consolazione spirituale; le quali grazie
durante la messa, per la virtù della divina presenza, ad ogni uomo
vengono concesse in una maniera più facile.
Verso l'oblazione
dell'Ostia Santa, il Signore, lasciando quel trono, parve elevare con le
sue proprie mani, il suo dolcissimo Cuore, simile ad una lampada
lucentissima, piena e traboccante. La lampada, infatti, traboccava con
tanta veemenza che larghe gocce ne cadevano da ogni parola; tuttavia, la
sua pienezza non ne soffriva diminuzione alcuna. Questo faceva
intendere che dalla pienezza del Cuore di Gesù gli uomini possono tutti o
ricevere la grazia più che sufficiente ad ognuno secondo la propria
capacità, senza che quel Cuore cessi dal sovrabbondare in sé stesso di
beatitudine, perché quantunque la comunichi largamente non ne soffre
alcun detrimento.
Ella vide inoltre che i cuori di tutti gli astanti
sotto forma di lampade, erano con una specie di funicella attaccati al
Cuore del Signore. Certune di queste lampade apparivano dritte, piene di
olio ed ardenti; altre invece sembravano vuote e rovesciate. Le lampade
che bruciavano dritte figuravano le anime che assistevano alla messa
con desiderio e devozione; mentre le lampade rovesciate significavano
quelle che nella messa trascuravano. di innalzarsi a Dio con divota
attenzione. Metilde allora, compresa da un immenso desiderio di vedere
il suo cuore totalmente immerso nel divin Cuore, se lo vide tosto
portato su dal mezzo degli altri ed immerso in quel Cuore come un pesce
nelle acque.
Le sue devote supplicazioni si volsero subito ad
ottenere dal Signore che le insegnasse da quali disposizioni dovesse
essere animato il suo cuore così immerso nel Cuore di Lui, onde
perseverasse sempre in questa unione benedetta. In quel medesimo istante
vide il divin Cuore come cangiato in una gran casa d'oro; ora il
Signore passeggiava in mezzo al suo proprio Cuore come in uno splendido
ed amenissimo palazzo. Nella sua ammirazione pensava come ciò potesse
avvenire, quando sentì il Signore che le diceva: “Hai tu dunque
dimenticato questa parola del Salmo: Perambulabam in innocentia cordis
mei, in medio domus meae; Nell'innocenza del mio cuore, io passeggiavo
in mezzo alla mia casa? E chi può mettere questo in atto se non io?
Nessuno è innocente per sé medesimo, fuorché io solo”.
Metilde vide
pure in quella casa quattro bellissime Vergini, in cui riconobbe le
quattro grandi virtù di Umiltà, Pazienza, Dolcezza e Carità.
Quest'ultima rivestita di un abito verde, superava in grazia le altre
sue sorelle. Vedendola in tale abito e ricordandosi che la Carità ad un
altra persona di beata memoria si era già mostrata con un manto verde,
la Santa domandò al Signore perché la Carità comparisse spesso con
questo colore. - “La Carità, le rispose il Signore, con la sua virtù fa
rinverdire molti tronchi disseccati, cioè i peccatori, e fa che portino
pure frutti di opere buone; quindi a buon diritto porta il color verde”.
E soggiunse: “Sforzati di entrare nell'intimità di queste Vergini e di
ottenerne l'amicizia, se vuoi restare con me in questa casa e godere
della mia presenza.
“Quando la vanità tenterà di indebolire il tuo
cuore, ricordati della forza della Carità la quale mi trasse fuori dal
mio riposo nel seno del Padre, per abbassarmi nel seno della Vergine, mi
avviluppò in povere fasce, mi adagiò nel presepio, mi costrinse a
subire tante fatiche nelle mie predicazioni, e infine mi trasse a morire
della più amara ed ignominiosa morte.
“Parimenti, quando l'orgoglio
ti molesta, ricordati della mia umiltà, per la quale non mai mi
insuperbii nei miei pensieri come nelle mie parole, nel mio contegno
come nelle opere, ma in ogni circostanza diedi l'esempio della più
perfetta. umiltà.
“Se ti assale l'impazienza, ricordati della
pazienza che serbai nella povertà, nella fame, nella sete, nei miei
viaggi, di fronte alle ingiurie ed agli obbrobri, soprattutto in faccia
alla morte.
“Nelle tentazioni di ira, abbi memoria della mia
mansuetudine con coloro che odiavano la pace; io fui pacifico e mansueto
a tal segno che dal Padre mio anche per i miei crocefissori ottenni il
perdono. Dopo aver esercitato sopra di me crudeltà sì inaudite che nulla
sembrava potervisi aggiungere, nell'eccesso del loro furore ardirono
ancora: digrignare i denti contro di me; e allora appunto mostrai loro
tale bontà di cuore, come se non fossero stati miei nemici.
“In tal modo potrai con le mie virtù trionfare di tutti i vizi”.