CAPITOLO VIII: IL SIGNORE L'ADORNA DELLE SUE VIRTÙ
Santa Matilde di Hackeborn
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Un giorno, mentre si cantava il salmo, Laudate Dominum de coelis, a
queste parole: Et aquae omnes quae super coelos sunt laudent nomen
Domini (Ps., CXL VIII, 4); Le acque che sono sopra i cieli lodino il
nome del Signore”, Metilde disse al Signore: “Quali sono, o Signore, le
acque di cui si canta in questo salmo, poiché non vi è goccia d'acqua
che non vi dia una lode speciale?”
“Quelle acque, rispose il Signore,
sono le lacrime che da tutti i Santi furono versate, lagrime d'amore,
di devozione, di compassione, di contrizione”.
E Metilde d'un tratto
vide un'acqua limpidissima, che figurava le lagrime dei beati e scorreva
sopra un letto d'oro purissimo, cosparso a guisa di sabbia di perle e
di preziose gemme; in queste erano raffigurate le virtù dai Santi
praticate su la terra: preghiere, veglie, digiuni ed altre opere sante.
Una moltitudine di pesci trastullandosi si agitavano in quelle acque e
significavano i desiderii che innalzano l'anima a Dio ed insieme i
gemiti ed i sospiri che attirano Dio verso l'anima. Infatti, tutti i
Santi del cielo, contemplano in Dio le loro virtù e le loro opere buone
per l'aumento del loro gaudio e delle delizie dei loro cuori, quantunque
ciascuno di loro non sia personalmente ornato, che delle proprie virtù.
Metilde
si dolse poi col Signore di non aver celebrato con sufficiente
divozione il giorno del suo mistico sposalizio e di non aver pensato a
Lui con tutta quella fedeltà che la sposa deve usare verso il suo unico
Sposo; ma Egli la rivestì dell'abito delle sue virtù, più perfette, le
mise in capo un diadema d'oro e col braccio scoperto la strinse: negli
abbracci della più intima carità.
L'anima si meravigliava che il
Signore si comportasse con lei con tale familiarità, e il Signore le
disse: “Sappi, figliuola e sposa mia, che tra me e te non v'è
nessun'ombra; né io mai ti celerò cosa alcuna di tutti i miei misteri”.
Metilde
vide pure milioni di Angeli che riverenti stavano davanti al loro Re,
mentre il Signore diceva all'anima: “Io li metto tutti al tuo servizio”.
Ma ella desiderò che tutto il loro ministero intorno a sé medesima non
avesse altro scopo che la lode e la gloria dell'unico suo Diletto.
Incontanente gli Angeli misero il loro cuore in comunicazione col divin
Cuore e fecero risuonare un canto così melodioso che nessuna lingua
potrebbe esprimerlo.
Il divin Cuore si aprì; il Signore vi attirò Metilde e ve la rinchiuse, dicendo:
“La
parte alta del mio Cuore sarà per te la soavità del divino Spirito che
sempre farà stillare su l'anima tua la sua rugiada con avido desiderio,
alza gli occhi verso di Lui, apri la bocca ed aspira la dolcezza della
divina grazia, secondo la parola del salmo: Os meum aperui et attraxi
spiritum: Ho aperto la bocca ed ho aspirato lo spirito.
“Nella parte inferiore troverai il tesoro di tutti i beni, e la copia abbondantissima di tutto quanto può desiderarsi.
“Nella parte orientale, tu scoprirai la luce della vera scienza, per conoscere tutta la mia volontà ed adempirla perfettamente.
“Nella parte occidentale, vedrai il Paradiso delle delizie eterne dove starai sempre con me alla mia mensa”.
In
quell'istante comparve una mensa apparecchiata, coperta di candidissima
tela. A questa mensa sedeva il Signore e l'anima lo serviva con gran
letizia, ponendogli davanti numerosi cibi che significavano i vari doni
di Dio; perciò rendeva alla munificenza di Dio altrettante azioni di
grazie, quanti erano i cibi che, apportava su la mensa di Lui.
Metilde
disse al Signore: “Mio Diletto, qual vino vi offro io quando prego per i
vostri amici?” - “Il vino più generoso, rispose il Signore, il vino che
rallegra il mio Cuore, secondo quanto sta scritto: Il vino rallegra il
cuore dell'uomo” (Ps. CIII, 15). - “E quando prego per i peccatori?”
continuò Metilde. “Allora rispose il Signore, tu mi offri un vino puro
e più dolce del miele e del suo favo, perché tu preghi per i miei
nemici già posti in istato di dannazione, affinché mi conoscano”. - “E
quando prego per le anime del Purgatorio?” - “Tu mi offri allora un vino
che rallegra il mio Cuore, disse il Signore, poiché preghi per quelli
che sono oggetto della mia benevolenza, affinché io possa liberarli al
più presto dalle loro pene”.
Metilde disse ancora al Signore:
“Amabilissimo mio Signore, con quale ardente desiderio vorrei adesso
offrir vi il mio cuore!” Il Signore, senza indugiare, prese quel cuore
nelle sue mani e respirò il dolce profumo che ne esala va come da una
rosa profumata. “Qual profumo potete mai trovare in questo cuore, disse
l'anima, dove, nulla vi è di buono?”
“Poiché sono nell'anima tua, rispose il Signore, da te emana il mio buon odore”.
Per
concludere, il Signore le disse: “Nella parte occidentale (del mio
divin Cuore) v'è la lunghezza dei giorni, l'eterna pace, e il gaudio
senza fine. Nella parte di tramontana, tu troverai la perpetua sicurezza
in faccia agli avversari tuoi, né di questi alcuno potrà prevalere
contro di te”.