CAPITOLO III: GLI ARDORI DELL'AMORE DEL SIGNORE
Santa Matilde di Hackeborn
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Durante la preghiera segreta, all'Elevazione dell'Ostia, il Signore le
disse: “Eccomi: tutto mi abbandono in potere dell'anima tua con tutto il
bene che si trova in me, affinché tu abbi il potere di fare di me tutto
ciò che ti piacerà”. Ella non volle accettare, ma protestò di voler
fare in ogni cosa la divina volontà; e il Signore le disse: “Sia in tuo
potere di fare non già ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu!”. Ma
l'anima, riconoscendo la volontà di Dio, gli rispose: “Io non desidero
nulla per mio vantaggio, non cerco nulla, non voglio nulla se non che
siate lodato da Voi stesso e in Voi stesso nel modo più perfetto che
possiate essere lodato”.
Allora ella vide uscire dal seno di Dio
un'arpa che aveva molte corde, la quale era il Signor Gesù e le corde
erano gli eletti tutti che per l'amore sono una cosa sola con Dio. E
quel sommo cantore che è Gesù, toccò l'arpa, e gli angeli fecero sentire
una melodiosa armonia dicendo: “Lodiamo il Re dei Re, Dio uno e trino,
che ti ha eletta per sua sposa e sua figlia”.
E tutti i Santi
cantavano in Dio con un perfetto accordo: “Rendiamo tutti gloria a Dio
Padre per quest'anima che Egli ha arricchita della Sua grazia! Dio sia
benedetto!”.
Svegliandosi una notte dal sonno, questa sposa di
Cristo, e salutando con tutto il suo cuore il Signore, lo vide che dal
palazzo del cielo a lei veniva. Egli applicò il suo divin Cuore sul
cuore di lei, dicendole: “Nessuna ape nella primavera si getta tanto
avidamente sui verdeggianti prati per succhiare i fiori dolci, come io
sono pronto a scendere verso l'anima tua, quando mi chiami”.
Sovente
le accadeva, quando si trovava come incapace di divozione e di
attenzione, di sentire il divin Cuore posarsi sul suo cuore come oro in
fusione. L'approssimarsi di questo fuoco produceva in lei una tale
dolcezza che presto ne restava tutta infiammata dell'amore che
abitualmente la consumava.
Un sabato, Metilde vide Gesù che dal
cielo a lei si abbassava e con le braccia aperte si gettava nei suoi
abbracciamenti, attirandola a sé così affettuosamente che tutta assorta
in Dio, essa cadde in deliquio. Le suore dovettero portarla via dal coro
come morta, perché il suo spirito era passato tutto intero in Colui
ch'ella amava sopra ogni cosa.
Per una intera settimana la Santa risentì gli effetti della grande soavità di cui era stata inondata in quell'istante.
Un
giorno, mentre ella si chinava sul leggio, per il canto di una lezione,
il più bello dei figli degli uomini; l'Infante Gesù, le comparve
abbracciandola ed attirandola a sé, dimodochè essa non si rialzò senza
grave difficoltà e a stento poté compiere il suo ufficio.
Più
volte, durante il Mattutino, le accadde di trovarsi così ripiena di Dio e
di goderlo con tanta dolcezza che sembrava aver perduto ogni forza, a
segno che non poteva cantare la sua lezione. Ma il Signore le diceva:
“Va e canta; io ti aiuterò”. Essa allora cominciava con gran coraggio la
lezione ed agevolmente la terminava.
Una volta, mentre al
Mattutino si leggeva il Vangelo Exsurgens Maria, il Signore l'investì di
tanta grazia e dolcezza che, presa da svenimento, fu portata via dal
coro come morta. Quando fu posta sul letto, domandò al Signore di
svegliarla a tempo opportuno. Ed ecco che all'ora di Prima, ella vide
davanti a sé come un celeste adolescente la cui presenza le riempì il
cuore di tale dolcezza, che ne fu incontanente svegliata.
Un'altra
volta, mentre dopo il Mattutino per obbedienza era andata a riposare,
quella divota Vergine vide il Signore seduto sopra un altissimo seggio
con uno sgabello sotto i piedi. Egli le disse: “Riposati qui sui miei
piedi, e dormi”. Metilde obbedì subito e pose il suo capo sui piedi del
Signore con l'orecchio applicato sopra la piaga di quei sacratissimi
piedi, e sentì quella piaga che bolliva come una caldaia sul fuoco. Il
Signore le domandò: “Qual suono esce da questa caldaia bollente?”
Mentre
la Santa cercava ciò che dovesse rispondere, il Signore riprese: “La
caldaia bollente suona come se dicesse: Corri, corri. In tal modo
l'ardente amore, per il quale il mio Cuore era sempre come bollente, mi
stimolava dicendo: Corri, corri, di fatica in fatica, di predicazione in
predicazione, di città in città; né mai permise ch'io riposassi fino a
tanto che non ebbi compiuto tutto quanto era necessario per la tua
salvezza”.
Essendo una volta contristata e mesta, si rifugiò nel
Signore con la preghiera, secondo il suo solito, offrendo gli il suo
cuore e la sua volontà di soffrire per amor di lui non solo la sua pena
attuale, ma ancor tutte quelle che le potessero accadere. Il Signore,
chinandosi con bontà verso di lei, le offrì a baciare la sua bocca
vermiglia.
Ma l'anima essendosi accorta che il Signore non aveva la
barba, cominciò a pensare se Dio Padre gli avesse dato una speciale
ricompensa per aver sofferto che durante la sua Passione gli fosse
strappata la barba. Il Signore le disse: “Io, Creatore di ogni cosa, non
ho bisogno di nessun premio: il mio premio sei tu. Tu sei quella che il
Padre Celeste mi ha data come sposa e figlia”.
L'anima esclamò: “Ma
come mai, o amantissimo mio Signore? In me non v'è nulla di buono!”. Il
Signore riprese: “È un puro effetto della mia bontà: ma in te ho posto
le delizie del mio Cuore”.