CAPITOLO I: IN QUAL MODO DIO INVITA L'ANIMA
Santa Matilde di Hackeborn

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Un giorno di sabato, mentre si faceva memoria della Vergine Madre di
Dio, la Serva di Cristo desiderava di celebrarne le lodi, ma non ne
trovava nessuna che fosse degna della Regina del cielo. Prostrata
allora, come era solita, ai piedi di Gesù, le venne dato di scorgere uno
zaffiro sul piede destro del Signore e una granata sul piede sinistro
di Lui e se ne meravigliava. Egli le disse: “Come lo zaffiro ha la virtù
di scacciare gli umori maligni, così le mie piaghe scacciano
dall'anima ogni veleno, purificandola dalle sue macchie. Come il granato
rallegra il cuore dell'uomo, così le mie piaghe, dopo il perdono del
peccato, danno la vera gioia”.
Rapita sopra di sé, Metilde vide in
alto il Re della gloria con alla destra di Lui la sua Imperial Madre e
sé stessa alla sinistra: abbandonandosi nel seno del suo Diletto, ella
ascoltava il vigoroso e regolare battito del divin Cuore.
Ma le
pulsazioni del divin Cuore risonavano come un invito rivolto all'anima
in questi termini: “Vieni a pentirti. Vieni a riconciliarti. Vieni
perché tu sii consolata. Vieni perché tu sii benedetta. Vieni, amica
mia, a ricevere tutti i favori che l'amico può dare all'amico. Vieni,
sorella mia, a possedere la eterna eredità che ti ho conquistata col mio
proprio sangue. Vieni, sposa mia, a fruire. della mia Divinità”.
La
Vergine Maria portava un manto color di zafferano, in cui erano tessute
rose vermiglie e, in queste, altre rose d'oro meravigliosamente
ricamate. Il color giallo significava l'umiltà per la quale la Beata
Vergine si sottomise ad ogni creatura; le rose vermiglie, la costanza
della pazienza con cui si conservò sempre mansueta e pacifica; le rose
d'oro, l'amore per il quale l'unico movente di tutte le sue opere fu
l'amor di Dio.
Sotto il manto, la Vergine portava una veste di color
verde, ricamata pure di rose d'oro, la quale significava la perpetua
fioritura delle sue sante virtù e delle sue opere buone. La tunica,
d'oro puro e lucente, significava l'amore, perché come la tunica è più
vicina al corpo, così l'amore sta nel cuore.
Metilde si mise a
salutare l'illustre Vergine Maria per mezzo del Cuore del suo diletto
Figlio, e in tal modo la lodava con più perfetta lode che lodare la
potesse qualsiasi altra creatura vivente. Offriva inoltre le proprie
lodi al Signore, volendo dedicare a Lui solo tutti i suoi canti, e non
mai distogliere da Lui il suo pensiero nel tempo della divina lode.
Il
Signore le disse: “Perché fate l'inchino dopo aver cantato un'antifona?
Non è forse perché la grazia che Dio infonde nell'anima vostra sia
ricevuta con lode e rendimento di grazie?”
E la Santa vide uscire dal
divin Cuore una tromba che veniva verso il proprio cuore. Questa
tromba, emblema della lode divina, era ornata di nodi d'oro i quali
rappresentavano le anime beate che già in cielo lodano e glorificano Dio
nei secoli senza fine.