Scrutatio

Lunedi, 12 maggio 2025 - Santi Nereo e Achilleo ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXXVII: NELLA FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXXVII: NELLA FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA
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Nella festa della Dedicazione, durante la Messa, al canto del versetto Deus cui adstant Angelorum chori - O Dio al cui cospetto stanno i cori degli Angeli, - Metilde vide in ispirito la Gerusalemme celeste e il trono di Dio in quella. Questo trono era di tali dimensioni che si estendeva dall'alto dei cieli sino al profondo dell'inferno: sotto si vedeva una leva potente che schiacciava tutti i dannati. La Serva di Cristo intese che questa leva significava la giustizia divina che con tanta equità da Dio ha separato gli empi.
La celeste Gerusalemme era fabbricata di pietre preziose e viventi che sono i Santi; ed ogni Santo nelle mura appariva con tutti i suoi meriti, come un'immagine in un lucido specchio.
Davanti. al trono stavano tutti gli Angeli secondo il loro ordine e la loro dignità.
Desiderando Metilde di giungere sino al suo Diletto, gli Angeli con ammirabile condiscendenza la presero in mezzo a loro, e la fecero salire fino agli Arcangeli, questi la condussero sino alle Virtù.
Passando in tal modo attraverso tutti i cori Angelici, Metilde pervenne sino al trono del suo Diletto e, cadendo ai suoi piedi, gli disse: “Saluto i vostri sacratissimi piedi coi quali, come un gigante, esuberante per amore ed inestimabile desiderio, percorreste la via della nostra redenzione e della nostra salvezza”. Poi rese grazie per i benefizi che aveva ricevuti ai piedi del suo Salvatore.
Dopo, disse al Signore: “Che cosa debbo ora domandare, poiché in quest'oggi siamo invitati a pregare, con la sicurezza di essere esauditi?”38
Il Signore rispose: “Domanderai dapprima per te la remissione di tutti i tuoi peccati, perché è questo ciò che vi è di più salutare per l'uomo ed il miglior mezzo per ottenere il vero gaudio. Infatti, chiunque veramente pentito confessa i suoi peccati, o almeno si getta ai miei piedi con la sincera volontà di confessarli per ottenerne il perdono, è certo di riceverne piena remissione, purché abbia nel suo cuore un sentimento talmente umile da essere disposto ad abbassarsi, per mio amore, sotto ogni creatura”.
Alzandosi allora Metilde, vide il Signore seduto sul suo trono, con le braccia distese. Ed Egli diceva: “Su la Croce, sono rimasto con le braccia distese sino alla mia morte; ora sto ancora con le braccia aperte davanti al Padre mio, in segno che sono sempre pronto ad abbracciare chiunque venga a me. V'è qualcuno che desideri un tal favore? Se è disposto a soffrire ogni avversità per amor mio, questo è segno che è già pervenuto a questo abbraccio.
“V'è qualcuno che aspiri al mio bacio? Se può rendere a sé stesso la testimonianza che in tutto ama la mia volontà e che questa sommamente gli piace, è segno che è già pervenuto al mio bacio.
“Chiunque vuole che ascolti ed esaudisca le sue preghiere, deve essere pronto ad ogni obbedienza, perché è impossibile che le preghiere dell'uomo obbediente non siano accolte dal Padre mio”.
Mentre si cantava il responsorio Benedir, Metilde vide tutte le virtù in quel responsorio nominate come personificate da Vergini in piedi davanti a Dio. Una di loro più bella delle sue sorelle, teneva in mano un coppa d'oro, dove le altre Vergini versavano un liquore profumato che quella offriva al Signore. Meravigliata di un tale spettacolo, la Serva di Cristo, desiderava di comprenderne il significato.
Il Signore le disse: “Questa Vergine è l'obbedienza: sola mi presenta da bere, perché l'obbedienza contiene in sé le ricchezze delle altre virtù e il vero obbediente necessariamente deve possederle tutte: dapprima la sanità dell'anima, vale a dire che non si grava da nessun peccato mortale; poi l'umiltà, poiché si sottomette in tutto, ai suoi superiori. Il vero obbediente possiede pure la santità e la castità, poiché conserva la purezza del corpo e del cuore; le virtù gli sono necessarie per essere forte nelle opere buone e vittorioso nelle lotte contro il male. Altre virtù ancora convengono all'obbediente: la fede, senza della quale nessuno può piacere a Dio; la speranza che ci fa tendere a Dio; la carità verso Dio come verso il prossimo; la bontà che si mostra mansueta ed affabile per tutti; la temperanza, che elimina tutto il superfluo; la pazienza, che trionfa delle avversità e le rende utili e fruttuose; infine la disciplina religiosa, per la quale ognuno osserva strettamente la propria regola”.

Metilde pregò per una persona che trovava troppo penosa la sua carica, ed essa la vide presso Dio tra quelle Vergini, e udì che il Signore le diceva: “Perché mai canti per me così di mala voglia, poiché io canterò per te con tanta buona grazia nell'eternità? Il canto d'un sol giorno per obbedienza, mi diletta di più che tutti i possibili canti eseguiti per volontà propria”.

Udendo un'altra volta cantare il responsorio Vidi la Gerusalemme celeste ornata e composta con le orazioni dei Santi39, pénsava in che modo potesse la città essere ornata e composta di orazioni.
Il Signore le disse: “Questa Città è convenientissimamente ornata di quattro sorte di orazioni come di oro e di gemme preziose. La prima è quella degli eletti, i quali con un cuore umile e contrito domandano che sia loro perdonato ogni peccato; la seconda è quella dei tribolati che implorano aiuto e sollievo; la terza è quella della fraterna carità che prega per le necessità e le miserie del suo prossimo; questa terza sorta di orazione a Dio è molto accetta e grata, formando pure un prezioso ornamento per la celeste Gerusalemme. La quarta sorta di orazione è quella dell'anima che per puro amor di Dio intercede per tutta la Chiesa e per ciascuno in particolare come per sé stessa; e questa orazione risplende nella Gerusalemme celeste e l'abbellisce a guisa di un nuovo e splendentissimo sole”.