CAPITOLO XXXIV: SANTA CATERINA VERGINE E MARTIRE
Santa Matilde di Hackeborn

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Nella festa di quella Vergine privilegiata fra tutte che è Santa
Caterina, questa santa apparve a Metilde tutta avviluppata in un manto
coperto di ruote d'oro, il quale nella sommità aveva due mani parimenti
d'oro che ne contenevano insieme le due falde. Quelle mani significavano
la felice ed indivisibile unione di Dio e dell'anima.
La Serva di
Cristo salutò con riverenza Caterina con l'antifona Ave, Virgo speciosa
34 poi le disse: “Vene prego, insegnatemi cosa significhino quelle
parole che cantiamo: Cujus vultum et decorem concupivit Dominus Il
Signore ha desiderato il tuo volto e la tua bellezza35. Che cos'è questo
volto che il Signore in Voi ha desiderato?”
Santa Caterina rispose:
“Il mio volto è l'immagine dell'adorabile Trinità che il Signore in me
ha desiderata, perché non l'ho mai guastata con gravi peccati. La mia
bellezza è quello splendore e quella dignità che Cristo diffonde sopra i
suoi fedeli, ornando li della ricca porpora del suo sangue.
“Orbene,
sappi che questo splendore si rinnova e si accresce ad ogni santa
comunione; chi si comunica una volta raddoppia questo splendore; ma chi
si comunica cento e mille volte, altrettanto aumenta questa bellezza
dell'anima sua”.
Avendo Metilde pregato santa Caterina per una
persona a lei divota, quella Santa rispose: “Le dirai che reciti in mio
onore il Laudate Dominum omnes gentes e l'antifona Vox de coelis 36. Una
voce dal cielo si fece sentire: Vieni, mia diletta, vieni; entra nella
camera nuziale del tuo Sposo; ciò che tu domandi, ti è concesso; quelli
per cui tu preghi, saranno, salvati. Mi ricorderà così il gaudio che
provai quando Cristo, mio Re e mio Sposo, in questo modo mi chiamò.
Infatti, quando sentii questa voce, il mio cuore tanto si accese d'amore
e mi liquefai in una tale allegrezza che tutto l'orrore della morte
svanì per me”.