CAPITOLO XXXIII: LA FESTA DI OGNISSANTI
Santa Matilde di Hackeborn

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Nella vigilia della festa di tutti i Santi, per causa di un lavoro che
le era stato affidato dall'obbedienza, Metilde non poté arrivare alla
messa se non al momento dell'Elevazione; nel suo cuore provava gran
tristezza perché non aveva da offrire al Signore altro che il suo
ritardo.
Il Signore le disse: “Non credi tu ch'io abbia il potere di pagare i tuoi debiti?”
“Oh sì! Signor mio, rispose Metilde, io ho piena fiducia nel vostro potere”.
Il Signore riprese: “Non sono forse io di un valore così grande da supplire anche alle tue omissioni ?”
“Ma sì, o Signore, disse la Santa, so bene che a Voi nulla è impossibile”.
“Dunque,
disse il Signore, risponderò completamente di tutto davanti a mio
Padre. Tuttavia prega pure i diversi cori dèi Santi che offrano per te i
loro meriti: i Patriarchi ed i Profeti, il loro desiderio
dell'Incarnazione; gli Apostoli, la loro fedeltà nel perseverare con me
nelle mie tribolazioni ed i loro viaggi attraverso il mondo per
predicare la fede e conquistarmi un popolo fedele; i Martiri, la
pazienza con cui versarono il loro sangue per amor mio; i Confessori, la
eroica santità per la quale, con le parole e con le opere, mostrarono
la via della vita; le sante Vergini la castità e l'integrità per cui
meritarono di stare più vicine a me”.
Durante il Mattutino,
quella divota vergine vide il Re della gloria seduto sur un trono di
cristallo trasparente, ornato di coralli rossi. Alla sua destra stava la
Regina del Cielo, seduta sur un trono di zaffiro ornato di perle
bianche. Metilde in quel cristallo del trono regale riconobbe
l'inestimabile purezza della Divinità, nei coralli il sangue vermiglio
dell'Umanità del Verbo; nello zaffiro, quel cielo che è il Cuore della
Madre di Dio ornata delle finissime perle della sua verginale purezza.
Mentre
si cantava il versetto del secondo responsorio: Ora pro populo, la
Madre della gloria, alzata si dal suo trono, piegò le ginocchia e parve
pregare il Re suo Figlio per la Congregazione. Ogni coro dei Santi
prendeva lo stesso atteggiamento quando l'uffizio faceva menzione di
loro.
Durante l'ottava lezione, la gloriosa Vergine si alzò di nuovo
con l'innumerabile schiera delle sante Vergini; ed ecco da quel divin
Cuore dove sono, rinchiusi i tesori di ogni beatitudine, uscire una
triplice funicella di color d'oro, la quale dopo attraversato
l'amabilissimo cuore della Vergine Madre, si estendeva a ciascuno dei
cuori delle Vergini e così trapassando di una in l'altra il cuore di
tutte, dal cuore dell'ultima ritornava a penetrare nel Cuore medesimo
del Signore. Quella triplice funicella nel suo percorso aveva tracciato
un meraviglioso circolo dal quale si trovava esclusa la moltitudine dei
due sessi che non era stata elevata al sublime dono della verginità.
Questa moltitudine formava come un secondo coro attorno al, primo; i
santi Angeli, separati dall'uno e dall'altro, formavano un terzo coro.
Ma da tutte le anime di questa moltitudine, tanto come da quelle delle
Vergini, s'innalzava un concerto melodioso come la gran voce degli
organi.
Questa celeste melodia significava che non v'è azione per
quanto piccola compiuta sulla terra, come lode, azione di grazie,
preghiera, atto o parola e persino di semplice pensiero, che non abbia
la sua risonanza eterna a lode di Dio ed aumento del gaudio dei Beati.
Questo le ricordò quanto sta scritto: Là risuonano di continuo gli
strumenti dei santi: e ancora: Lodatelo coi timpani e nei cori, ecc.
Quella triplice funicella, uscita dal divin Cuore le parve significare
l'amore dell'adorabile Trinità, ossia del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo che, per la mediazione della degnissima Madre di Dio,
riempie di una speciale soavità gli innamorati cuori delle Vergini,
affine di unirle a sé; e ciò viene pure al: testato dalla Scrittura. con
queste parole: L'incorruzione avvicina a Dio. (Sap., VI, 20).
Nella
messa solenne, durante il canto del Vangelo, la Serva di Cristo,
secondo il suo costume di fare domande al Signore, gli disse: “Che
volete voi ch'io faccia al presente, o dolce mio Diletto?”
“Quello che ti ho detto ieri”, rispose il Signore.
Metilde
si ricordò che il giorno prima il Signore le aveva detto di pregare
l'assemblea dei Santi di offrire doni per lei, quindi si disponeva ad
ottenere questa grazia, ma il Signore disse: “Io medesimo prevengo tutti
i Santi, e presento per te la mia offerta a Dio Padre. Gli offrirò
dapprima il tempo che passai nel seno della Vergine mia Madre; quei nove
mesi in cui riposai come lo sposo nella camera nuziale, li offrirò per
quel tempo in cui, tu pure, dimorasti nel seno di tua madre, ma ancora
macchiata dal peccato originale e incapace di ricevere la grazia. Poi
offrirò la mia santissima natività per la tua nascita, in cui tu eri per
me una straniera, perché non ancora rigenerata nel fonte battesimale.
Offrirò la mia innocentissima infanzia e la mia prima giovinezza, per le
ignoranze dei tuoi primi anni; lo zelo ardente della mia adolescenza e
della mia gioventù per riparare le tue negligenze in quell'età. Infine
offrirò il complesso della mia santissima e perfettissima vita e della
mia amorosa Passione, per tutte le tue colpe e debolezze, affinché tutti
i tuoi difetti da me e in me siano suppliti”.
Dette queste cose, il
Signore delle virtù, accompagnato dalla celeste milizia, s'avanzò per
disporre l'offerta sopra un altare magnificamente decorato di sculture
che sembravano opere di un'arte sovrumana. Metilde intese che là stava
nascosto l'infinito ed inestimabile tesoro della suprema ed
incomprensibile Divinità, e che le sculture di questo altare
simboleggiavano i benefizi di Dio nella loro ineffabile varietà la quale
sorpassa l'intelligenza umana.
A quell'altare si saliva per tre
gradini: il primo era d'oro, perché nessuno può venire a Dio senza la
carità; il secondo, di colore azzurro, indicava la meditazione delle
cose celesti; il terzo, di colore verde, esprimeva la verdeggiante
intenzione della divina lode, perché le nostre azioni devono essere
animate dall'intenzione di lodar Dio molto più che dal. desiderio del
nostro vantaggio e della nostra salvezza.
Verso il momento della
comunione Metilde, in mezzo ai cori sopraddetti vide mia mensa rotonda
magnificamente imbandita. Sotto la specie sacramentale dell'Ostia, il
Signore diede il suo corpo e il suo sangue prezioso a tutta la Comunità
seduta con Lui a questa mensa. Poi, come un re magnifico, per il
ministero dei Principi celesti Egli fece a tutte un dono regale.
Colei
che vide queste cose attestò che un tal dono era proprio conforme a ciò
che Dio, in questa medesima festa, aveva detto ad un'anima divota alla
quale in pegno di amore speciale, aveva promesso di dare a ciascuna
della Comunità mille anime, vale a dire che le pie preci delle suore
dovevano liberare mille anime per ciascuna dai vincoli del peccato e
farle entrare nel Regno dei cieli.
In questa medesima festa,
Metilde pensava quale lode potesse offrire al Signore in onore dei
Santi; il Signore le disse “Lodami perché io sono la corona di tutti i
Santi”33. Subito ella si mise a benedire e a lodare con tutto il suo
cuore la santissima. È sempre adorabile Trinità che si degna di essere
la corona e la mirabile dignità dei Santi. Inoltre, le offrì le sue lodi
per la singolare prerogativa dell'aureola che forma la corona dei
Vergini nella beatitudine.
Ella vide sul capo della gloriosa Vergine
Maria e di tutti i Santi una corona di un prezzo inestimabile, di cui lo
splendore sorpassava ogni espressione; vide pure come Dio sia l'aureola
speciale della beata Vergine Maria e di tutte le Vergini. Le parve che
quest'aureola fosse come una ghirlanda piena di nodi a tre a tre uniti
insieme, uno dei quali era rosso, l'altro bianco e il terzo di color
d'oro.
Il rosso richiamava insieme. con la Passione di Cristo tutte
le pene ed avversità sofferte dalle Vergini; chiunque vuole custodire
senza macchia la sua verginità, non vi riesce se non con fatica e con,
molte tribolazioni. L'oro indicava il mutuo amore di Cristo e delle
Vergini, perché le anime veramente vergini naturalmente amano Colui al
quale hanno votata la loro perfetta castità. Infine il nodo di perle
bianche significava l’innocenza e la purissima verginità di Cristo. La
disposizione dei nodi a tre a tre esprimeva perfettamente, che le
Vergini, più quegli altri Santi, possiedono quei tre doni che sono la
familiarità, l'amore e la soavità nascoste per loro nel Signore,
Quantunque
tutta la gloria cui giungono i Santi provenga dal sangue di Cristo,
dalla sua innocenza e dalle sue altre virtù; quantunque ogni anima beata
sia onorata della dolce familiarità del Signore; tuttavia la
prerogativa speciale delle Vergini è di godere di quei tre beni in quel
Dio che realmente si è fatto il loro Sposo, con una intimità, una gioia
ed una sazietà sconosciute agli altri,
Sotto i nodi arrotondati per
intessere la corona, Metilde intese che si nascondeva un bene che non ha
prezzo né nome, il quale neppure i Santi del Cielo possono intendere a
sufficienza per esprimerlo. A dire il vero, questo bene, nessuno lo
conosce se non chi l'ha ricevuto, come sta scritto: Nemo scit nisi qui
accipit. (Apoc., II, 17).
Durante la santa notte, la Serva di
Cristo, celebrando col massimo fervore le lodi della Santissima Trinità,
in un'estasi vide un'acqua viva, più risplendente del sole, la quale
aveva in sé la sua sorgente, si alimentava in sé medesima e diffondeva
dappertutto una squisita e salutare freschezza. Il bacino di questa
fontana era in pietre durissime e preziose; la, fontana, senza nessuna
opera umana, da sé stessa muoveva le sue acque e con abbondanza le
versava per tutti.
Quel bacino di granito significava l'Onnipotenza
del Padre; il moto delle acque che scorrevano da sé, significava la
Sapienza increata del Figlio, il quale, secondo il suo beneplacito, si
diffonde su tutti e si comunica a ciascuno come vuole. La dolce
freschezza delle acque indicava la bontà infallibile dello Spirito
Santo. L'aria salubre mantenuta dalla fontana significava che Dio è la
vita di ogni creatura. Senz'aria pura l'uomo non può vivere; parimenti
nessuna creatura vive senza Dio.
Intorno alla fontana e poggiate sul
bacino medesimo, s'innalzavano sette colonne ornate di capitelli di
zaffiro. Da queste colonne, sette getti versavano acque tranquille su
gli Angeli, sui Profeti, su gli Apostoli, sui Martiri, sui Confessori e
su le Vergini; il settimo ed ultimo si spargeva su tutti gli altri
Santi. Allora, saziati del ben,e supremo, i Beati spiravano assieme un
delizioso profumo che tutti, l'uno dall'altro, aspiravano con una
mistica e santa avidità; questo dava ad intendere che i Santi, per un
movimento di inesauribile benevolenza, si comunicano a vicenda il loro
gaudio e tutti i beni che possiedono in Dio.