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Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

CAPITOLO XXXIII: LA FESTA DI OGNISSANTI

Santa Matilde di Hackeborn

CAPITOLO XXXIII: LA FESTA DI OGNISSANTI
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Nella vigilia della festa di tutti i Santi, per causa di un lavoro che le era stato affidato dall'obbedienza, Metilde non poté arrivare alla messa se non al momento dell'Elevazione; nel suo cuore provava gran tristezza perché non aveva da offrire al Signore altro che il suo ritardo.
Il Signore le disse: “Non credi tu ch'io abbia il potere di pagare i tuoi debiti?”
“Oh sì! Signor mio, rispose Metilde, io ho piena fiducia nel vostro potere”.
Il Signore riprese: “Non sono forse io di un valore così grande da supplire anche alle tue omissioni ?”
“Ma sì, o Signore, disse la Santa, so bene che a Voi nulla è impossibile”.
“Dunque, disse il Signore, risponderò completamente di tutto davanti a mio Padre. Tuttavia prega pure i diversi cori dèi Santi che offrano per te i loro meriti: i Patriarchi ed i Profeti, il loro desiderio dell'Incarnazione; gli Apostoli, la loro fedeltà nel perseverare con me nelle mie tribolazioni ed i loro viaggi attraverso il mondo per predicare la fede e conquistarmi un popolo fedele; i Martiri, la pazienza con cui versarono il loro sangue per amor mio; i Confessori, la eroica santità per la quale, con le parole e con le opere, mostrarono la via della vita; le sante Vergini la castità e l'integrità per cui meritarono di stare più vicine a me”.

Durante il Mattutino, quella divota vergine vide il Re della gloria seduto sur un trono di cristallo trasparente, ornato di coralli rossi. Alla sua destra stava la Regina del Cielo, seduta sur un trono di zaffiro ornato di perle bianche. Metilde in quel cristallo del trono regale riconobbe l'inestimabile purezza della Divinità, nei coralli il sangue vermiglio dell'Umanità del Verbo; nello zaffiro, quel cielo che è il Cuore della Madre di Dio ornata delle finissime perle della sua verginale purezza.
Mentre si cantava il versetto del secondo responsorio: Ora pro populo, la Madre della gloria, alzata si dal suo trono, piegò le ginocchia e parve pregare il Re suo Figlio per la Congregazione. Ogni coro dei Santi prendeva lo stesso atteggiamento quando l'uffizio faceva menzione di loro.
Durante l'ottava lezione, la gloriosa Vergine si alzò di nuovo con l'innumerabile schiera delle sante Vergini; ed ecco da quel divin Cuore dove sono, rinchiusi i tesori di ogni beatitudine, uscire una triplice funicella di color d'oro, la quale dopo attraversato l'amabilissimo cuore della Vergine Madre, si estendeva a ciascuno dei cuori delle Vergini e così trapassando di una in l'altra il cuore di tutte, dal cuore dell'ultima ritornava a penetrare nel Cuore medesimo del Signore. Quella triplice funicella nel suo percorso aveva tracciato un meraviglioso circolo dal quale si trovava esclusa la moltitudine dei due sessi che non era stata elevata al sublime dono della verginità. Questa moltitudine formava come un secondo coro attorno al, primo; i santi Angeli, separati dall'uno e dall'altro, formavano un terzo coro. Ma da tutte le anime di questa moltitudine, tanto come da quelle delle Vergini, s'innalzava un concerto melodioso come la gran voce degli organi.
Questa celeste melodia significava che non v'è azione per quanto piccola compiuta sulla terra, come lode, azione di grazie, preghiera, atto o parola e persino di semplice pensiero, che non abbia la sua risonanza eterna a lode di Dio ed aumento del gaudio dei Beati. Questo le ricordò quanto sta scritto: Là risuonano di continuo gli strumenti dei santi: e ancora: Lodatelo coi timpani e nei cori, ecc. Quella triplice funicella, uscita dal divin Cuore le parve significare l'amore dell'adorabile Trinità, ossia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che, per la mediazione della degnissima Madre di Dio, riempie di una speciale soavità gli innamorati cuori delle Vergini, affine di unirle a sé; e ciò viene pure al: testato dalla Scrittura. con queste parole: L'incorruzione avvicina a Dio. (Sap., VI, 20).

Nella messa solenne, durante il canto del Vangelo, la Serva di Cristo, secondo il suo costume di fare domande al Signore, gli disse: “Che volete voi ch'io faccia al presente, o dolce mio Diletto?”
“Quello che ti ho detto ieri”, rispose il Signore.
Metilde si ricordò che il giorno prima il Signore le aveva detto di pregare l'assemblea dei Santi di offrire doni per lei, quindi si disponeva ad ottenere questa grazia, ma il Signore disse: “Io medesimo prevengo tutti i Santi, e presento per te la mia offerta a Dio Padre. Gli offrirò dapprima il tempo che passai nel seno della Vergine mia Madre; quei nove mesi in cui riposai come lo sposo nella camera nuziale, li offrirò per quel tempo in cui, tu pure, dimorasti nel seno di tua madre, ma ancora macchiata dal peccato originale e incapace di ricevere la grazia. Poi offrirò la mia santissima natività per la tua nascita, in cui tu eri per me una straniera, perché non ancora rigenerata nel fonte battesimale. Offrirò la mia innocentissima infanzia e la mia prima giovinezza, per le ignoranze dei tuoi primi anni; lo zelo ardente della mia adolescenza e della mia gioventù per riparare le tue negligenze in quell'età. Infine offrirò il complesso della mia santissima e perfettissima vita e della mia amorosa Passione, per tutte le tue colpe e debolezze, affinché tutti i tuoi difetti da me e in me siano suppliti”.
Dette queste cose, il Signore delle virtù, accompagnato dalla celeste milizia, s'avanzò per disporre l'offerta sopra un altare magnificamente decorato di sculture che sembravano opere di un'arte sovrumana. Metilde intese che là stava nascosto l'infinito ed inestimabile tesoro della suprema ed incomprensibile Divinità, e che le sculture di questo altare simboleggiavano i benefizi di Dio nella loro ineffabile varietà la quale sorpassa l'intelligenza umana.
A quell'altare si saliva per tre gradini: il primo era d'oro, perché nessuno può venire a Dio senza la carità; il secondo, di colore azzurro, indicava la meditazione delle cose celesti; il terzo, di colore verde, esprimeva la verdeggiante intenzione della divina lode, perché le nostre azioni devono essere animate dall'intenzione di lodar Dio molto più che dal. desiderio del nostro vantaggio e della nostra salvezza.
Verso il momento della comunione Metilde, in mezzo ai cori sopraddetti vide mia mensa rotonda magnificamente imbandita. Sotto la specie sacramentale dell'Ostia, il Signore diede il suo corpo e il suo sangue prezioso a tutta la Comunità seduta con Lui a questa mensa. Poi, come un re magnifico, per il ministero dei Principi celesti Egli fece a tutte un dono regale.
Colei che vide queste cose attestò che un tal dono era proprio conforme a ciò che Dio, in questa medesima festa, aveva detto ad un'anima divota alla quale in pegno di amore speciale, aveva promesso di dare a ciascuna della Comunità mille anime, vale a dire che le pie preci delle suore dovevano liberare mille anime per ciascuna dai vincoli del peccato e farle entrare nel Regno dei cieli.

In questa medesima festa, Metilde pensava quale lode potesse offrire al Signore in onore dei Santi; il Signore le disse “Lodami perché io sono la corona di tutti i Santi”33. Subito ella si mise a benedire e a lodare con tutto il suo cuore la santissima. È sempre adorabile Trinità che si degna di essere la corona e la mirabile dignità dei Santi. Inoltre, le offrì le sue lodi per la singolare prerogativa dell'aureola che forma la corona dei Vergini nella beatitudine.
Ella vide sul capo della gloriosa Vergine Maria e di tutti i Santi una corona di un prezzo inestimabile, di cui lo splendore sorpassava ogni espressione; vide pure come Dio sia l'aureola speciale della beata Vergine Maria e di tutte le Vergini. Le parve che quest'aureola fosse come una ghirlanda piena di nodi a tre a tre uniti insieme, uno dei quali era rosso, l'altro bianco e il terzo di color d'oro.
Il rosso richiamava insieme. con la Passione di Cristo tutte le pene ed avversità sofferte dalle Vergini; chiunque vuole custodire senza macchia la sua verginità, non vi riesce se non con fatica e con, molte tribolazioni. L'oro indicava il mutuo amore di Cristo e delle Vergini, perché le anime veramente vergini naturalmente amano Colui al quale hanno votata la loro perfetta castità. Infine il nodo di perle bianche significava l’innocenza e la purissima verginità di Cristo. La disposizione dei nodi a tre a tre esprimeva perfettamente, che le Vergini, più quegli altri Santi, possiedono quei tre doni che sono la familiarità, l'amore e la soavità nascoste per loro nel Signore,
Quantunque tutta la gloria cui giungono i Santi provenga dal sangue di Cristo, dalla sua innocenza e dalle sue altre virtù; quantunque ogni anima beata sia onorata della dolce familiarità del Signore; tuttavia la prerogativa speciale delle Vergini è di godere di quei tre beni in quel Dio che realmente si è fatto il loro Sposo, con una intimità, una gioia ed una sazietà sconosciute agli altri,
Sotto i nodi arrotondati per intessere la corona, Metilde intese che si nascondeva un bene che non ha prezzo né nome, il quale neppure i Santi del Cielo possono intendere a sufficienza per esprimerlo. A dire il vero, questo bene, nessuno lo conosce se non chi l'ha ricevuto, come sta scritto: Nemo scit nisi qui accipit. (Apoc., II, 17).

Durante la santa notte, la Serva di Cristo, celebrando col massimo fervore le lodi della Santissima Trinità, in un'estasi vide un'acqua viva, più risplendente del sole, la quale aveva in sé la sua sorgente, si alimentava in sé medesima e diffondeva dappertutto una squisita e salutare freschezza. Il bacino di questa fontana era in pietre durissime e preziose; la, fontana, senza nessuna opera umana, da sé stessa muoveva le sue acque e con abbondanza le versava per tutti.
Quel bacino di granito significava l'Onnipotenza del Padre; il moto delle acque che scorrevano da sé, significava la Sapienza increata del Figlio, il quale, secondo il suo beneplacito, si diffonde su tutti e si comunica a ciascuno come vuole. La dolce freschezza delle acque indicava la bontà infallibile dello Spirito Santo. L'aria salubre mantenuta dalla fontana significava che Dio è la vita di ogni creatura. Senz'aria pura l'uomo non può vivere; parimenti nessuna creatura vive senza Dio.
Intorno alla fontana e poggiate sul bacino medesimo, s'innalzavano sette colonne ornate di capitelli di zaffiro. Da queste colonne, sette getti versavano acque tranquille su gli Angeli, sui Profeti, su gli Apostoli, sui Martiri, sui Confessori e su le Vergini; il settimo ed ultimo si spargeva su tutti gli altri Santi. Allora, saziati del ben,e supremo, i Beati spiravano assieme un delizioso profumo che tutti, l'uno dall'altro, aspiravano con una mistica e santa avidità; questo dava ad intendere che i Santi, per un movimento di inesauribile benevolenza, si comunicano a vicenda il loro gaudio e tutti i beni che possiedono in Dio.